Anche i fumatori piangono

Ebbene sì: la legge antifumo, tanto invocata dai non fumatori, è diventata operativa alle 00.01 del 10 gennaio 2005. In molti, a partire da questo momento, si è scatenata una sorta di curiosità morbosa nel sapere se effettivamente questa legge, tanto austera e ineluttabile, venga rispettata o meno da parte del popolo dei fumatori, naturalmente contrario.

A dieci giorni dal via al divieto, siamo andati in giro per Catania, nei pub, nei ristoranti, nelle pizzerie, per verificare la reazione dei catanesi, restii di solito ad accettare norme così restringenti, avendo connaturato geneticamente uno spirito per così dire “libero” quanto a rispetto della legalità.

Come ci aspettavamo, la legge, nelle sue prime battute, viene rispettata eccome; vige la massima ottemperanza, e dentro ai locali si respira un’altra “aria”, sia in termini fisici, sia in termini di stato d’animo dei fumatori, certamente infastiditi dal divieto, ma ligi alla sua osservanza. Il timore di eventuali multe che a Catania ha già visto, come sfortunato protagonista, un dipendente del teatro Sangiorgi, pizzicato da un carabiniere con in mano una sigaretta accesa.

La nostra indagine si è focalizzata in particolare su un locale “cult” del popolo catanese: lo Stags head.
La confusione e il movimento non mancano di certo, a dispetto di coloro che sostenevano che tale norma avrebbe disincentivato l’afflusso nei locali, non certo in Sicilia e soprattutto a Catania, patria siciliana del divertimento.

L’unica differenza che si nota a colpo d’occhio e di naso, è l’assenza di quella coltre nebulosa e maleodorante che ti avvolgeva all’entrata per accompagnarti fino al tuo rientro a casa.

“Finalmente una situazione tollerabile”, a detta di molti, in particolare di alcuni gruppi musicali che loro malgrado, erano costretti a respirare quell’aria torbida per un pugno di euro.

Va spezzata una lancia comunque a favore dei fumatori che, non disponendo di apposite aree attrezzate, per la negligenza o l’impossibilità dei gestori, non possono far altro che stazionare all’esterno e sfidare i rigori dell’inverno pur di fumarsi la loro bionda tanto amata.

In Sicilia solo 25 locali pubblici dispongono di una sala fumatori prevista dalla legge Sirchia. Si tratta soprattuto di ristoranti, e in testa c’è la provincia di Palermo con 6 locali, seguita da Catania e Caltanissetta con 4, Messina con 3, Agrigento, Ragusa e Siracusa con 2 e, infine, Enna e Trapani con uno.

Secondo i dati forniti dalla Fipe, la federazione italiana dei pubblici esercizi della Confcommercio, solo appena 20 gestori di locali si appresterebbero a colmare questa lacuna: 8 a Catania, 3 a Palermo e a Trapani, 2 a Enna e Ragusa, uno ad Agrigento e Siracusa.

Il presidente regionale della Confesercenti, Giovanni Felice afferma che il processo subirà presto un’accelerazione fino ad arrivare a un 10-15% di locali con sala fumatori, mentre per gli altri casi si parla invece di  “operazione costosa e strutturalmente impossibile”.
Tanti sono stati i blitz promossi dal Codacons, che però hanno accertato pochissime infrazioni, ulteriore conferma che per il momento a Catania si rispetta la normativa.

Sono previsti ulteriori blitz da parte dei cosiddetti “smokebuster”, tesi ad accertare che il rispetto non sia figlio dell’onda emozionale dei primi giorni di divieto, bensì un fenomeno perdurante.
A tal proposito il Codacons ha istituito presso le sedi provinciali della Sicilia nove «sportelli anti-fumo passivo» attraverso i quali i cittadini potranno denunciare i locali che non rispettano le nuove norme.

A questo punto alcune domande nascono spontanee: tale osservanza della normativa continuerà col passare del tempo oppure subirà un lento declino come è solito notare dalle nostre parti? Quanti locali si attrezzeranno con salette per i fumatori?
In attesa di dare più in là queste risposte una cosa è certa: i tempi sono duri, ma per i fumatori lo sono ancora di più.

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