L'attuale capo del governo del nostro Paese e leader del Pd rischia di sottovalutare l'alto tasso di astensionismo. Dimenticando che ha vinto il centrosinistra per mancanza di avversari. La verità è che la rigidità che l'Europa della Merkel sta imponendo all'Italia sta rendendo la vita impossibile
Anatomia delle elezioni in Emilia Romagna e in Calabria Berlusconi piange, Grillo non ride. E Renzi? Se ne frega
di Carmelo Raffa
Risultati alquanto deludenti, quelli ottenuti dal centrodestra e dal Movimento cinque stelle alle consultazioni che si sono svolte domenica scorsa. Altrettanto non soddisfacenti dovrebbero essere per il Partito democratico che, anche se è risultato vincitore nelle consultazioni sia in Emilia Romagna, sia in Calabria, deve prendere atto che la maggioranza degli elettori ha disertato le urne. L’unica soddisfazione l’ha conseguita la Lega di Matteo Salvini che può cantare vittoria per essersi riappropriata di una parte di elettorato berlusconiano.
Quelli di Forza Italia non si rassegnano ma, quasi quasi, si disperano non solo per gli altissimi indici di astensioni, ma anche e soprattutto perché constatano che in ogni consultazione il partito fondato dall’ex Cavaliere Silvio Berlusconi si assottiglia sempre più e, continuando così, rischia di ritrovarsi alle prossime consultazioni con una percentuale simile a quella del Partito Liberale della Prima Repubblica.
Il leader Berlusca che fa? Non è tranquillo, al punto tale da entrare nel panico che lo porta a fare ragionamenti incomprensibili quanto sconnessi: «Continuiamo col Patto del Nazareno», «Matteo Salvini potrà essere candidato Premier, ma con me regista», «Occorre recuperare tutti, compreso Alfano». Come si può notare, ognuna di queste berlusconate fa a pugni con le altre.
Raffaele Fitto, che ha le stesse origini del migliore cavallo di razza della Democrazia Cristiana e cioè di Aldo Moro, dimostra le idee più chiare e non minimizza affatto. Sul suo blog infatti, subito dopo i risultati, scrive:
«Regionali, esito drammatico. Così non va, ora azzerare tutte le nomine. Mi auguro che nessuno si azzardi a minimizzare o a cercare alibi per il nostro drammatico risultato in Calabria e in Emilia Romagna, regione in cui siamo stati addirittura doppiati dalla Lega. E sarà bene ricordare, passo dopo passo, tempi e modalità delle scelte che sono state compiute (con clamorosi errori) per definire le candidature e le alleanze. Non abbiamo il diritto di nasconderci dietro l’astensione, che colpisce soprattutto noi, aggravando la tendenza già manifestatasi alle europee». Fitto non ha risparmia critiche ai balletti del capo dicendo senza peli sulla lingua: «Nessuna disponibilità né x Matteo Renzi e neanche per l’altro Matteo».
Ed i cinque stelle di Beppe Grillo? Prendono atto con amarezza che le urne sono state disertate dagli elettori, ma soprattutto constatano che in Emilia sono passati dal 25,5% delle politiche e dal 21,15% delle europee al modesto 13% ed in Calabria addirittura si sono ridotti al 4%, cioè meno dei voti conseguiti dagli alfaniani.
Resta il PD, che dai risultati ha conseguito le principali poltrone. Che dire? Che per l’attuale premier Messia Matteo Renzi la tornata elettorale è stata una vittoria di Pirro. Si pensi a ciò che è accaduto domenica scorsa in Emilia Romagna, Regione tradizionalmente rossa dal dopoguerra. Alle elezioni politiche del 2013, quando era candidato premier per il centrosinistra il suo predecessore, Pierluigi Bersani, nella predetta Regione si recarono alle urne 2 milioni e 880.000 elettori circa. Che sono scesi alle europee di maggio a 2 milioni e 340.000. Per crollare alle regionali della scorsa settimana a 1 milione e 300.000 elettori circa.
Renzi, dopo i risultati, si è azzardato in delle dichiarazioni: «Bene i risultati e male per l’affluenza». Aggiungendo: «Se fosse una partita di calcio, le regionali sarebbero finite 2 a 0». Ma il Nuovo Messia comprende che continuando così alle prossime elezioni andranno a votare solo e forse gli iscritti ai partiti? Comprende che quel 2 a 0 da lui proclamato l’ha ottenuto per mancanza di veri avversari in campo? Però dopo qualche ora il Matteo ci riflette e rimedia alla doppia gaffe: «Il dato dell’astensione è molto alto e deve far riflettere tutti i partiti». Precisando: «L’agenda politica non cambia».
Caro premier, le ripetiamo ancora una volta, se ancora non l’avesse capito, che la Gente è sempre più stanca e non c’è la fa proprio più.
La rigidità imposta al nostro Paese dall’Europa della Merkel sta causando disastri su disastri. Imprese e imprese che chiudono i battenti, migliaia e migliaia di occupati che diventano sempre più disoccupati ed i giovani abbandonati a se stessi che sognano una minima possibilità occupazionale. In Italia si sta male e nel Meridione si sta peggio.
La Confindustria intravede un futuro più roseo per l’anno prossimo, ma noi non ci crediamo e, come San Tommaso, verificheremo se ciò si realizzerà, ovvero se si continuerà ad intravedere solo del fumo.
Caro Renzi e cara Confindustria non sarà sicuramente il Jobs act a favorire la ripresa nel nostro Paese, ma la volontà di toglierci il guinzaglio da parte dei potentati economici forti dell’Europa e del Mondo.