Amusement Parks On Fire – Out of the angels

TRACKLIST:
1 Out Of The Angels
2 A Star Is Born
3 At Last The Night
4 In Flight
5 To The Shade
6 So Mote It Be
7 Blackout
8 Await Lightning
9 No Lite No Sound
10 Cut To Future Shock

Ormai ci abbiamo fatto l’orecchio ed anche una accondiscendente abitudine nel vedere, e soprattutto sentire, certa roba. Non si grida più allo scandalo se qualche giovinastro anglofono decide, preso da una subitanea passione per i vinili del padre o per le musicassette del fratello maggiore, di mettere in piedi una band che di originale ha ben poco, che idee da proporre ne ha anche meno, che voglia di sperimentare neanche a parlarne e che rientra quindi alla perfezione in quel filone derivativo dell’emul-rock, tanto in voga oggi quanto bistrattato. Perché sbattere i pugni sul tavolo, allora, se il giovinastro in questione è Michael Feerick, e se il suo gruppo, gli Amusement Parks On Fire, è stato una delle migliori rivelazioni del 2005, meno di un anno fa, con l’omonimo album d’esordio.

Le coordinate spazio-temporali restano, anche per questo Out Of The Angels, le stesse del primo lavoro. Troviamo così quegli sprazzi di shoegaze che sanno tanto di My Bloody Valentine, o meglio ancora dei primi Slowdive, come in A Star Is Born, in No Lite No Sound o negli oltre otto minuti e mezzo di Await Lightning. Ci sono poi le lunghe divagazioni strumentali di At Last The Night e So Mote It Be, degne del più “classico” (???) post-rock europeo di matrice mogwaiana, ma che non per questo si limitano a debordanti sfuriate chitarristiche, attenzionando piuttosto le atmosfere create. Si chiude il cerchio del citazionismo alternative con quella batteria di pumpkinsiana memoria (non ce ne voglia il “maestro” delle pelli Jimmy Chamberlin) che da un tocco nineties all’intero album, ed in modo particolare a brani come la titletrack Out Of The Angels, Blackout e To The Shade. Si trova invece a chiusura la suite Cut To Future Shock, quattordici minuti di strato sonoro che si ergono a manifesto dell’intero lavoro, in cui la lunghezza media dei brani si aggira sui sei minuti abbondanti. Anche questa è una caratteristica degli Amusement Parks On Fire. Un ultimo appunto per la prova canora di Feerick, la cui voce, rispetto all’album d’esordio, sembra essere maturata ed avere assunto uno spessore melodico di tutto rispetto.

Ci si accorge allora, giunti a questo punto, che a dirla tutta gli Amusement Parks On Fire qualcosa di loro ce l’hanno pur messa; incidendo la corteccia di questo “Out Of The Angels” non si tarda a notarne la genuinità e la sincera ispirazione di fondo. Derivativi? Forse si. Forse no. Ma che importa, è comunque un piacere ascoltarli.

Emanuele Brunetto

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