Nonostante la città sia ancora tappezzata di eternit, nel giorno in cui tutti il mondo si ricordano i malati per la fibra, che è stata messa al bando 24 anni fa, nessuna iniziativa particolare è stata organizzata. A differenza di Augusta, dove don Palmiro Prisutto sarà ancora una volta in prima linea
Amianto, silenzio a Gela nella giornata per le vittime «La giustizia è lenta e le persone non ci credono più»
Teoricamente oggi è la giornata mondiale delle vittime dell’amianto. Teoricamente, perché nonostante siano passati 24 anni dalla sua messa al bando, il minerale rivelatosi cancerogeno è ancora diffusissimo. Ancor più in una città come Gela. Di eternit – che è una miscela di cemento ed amianto – sono fatte, per esempio, le cisterne e i serbatoi che come funghi tappezzano la città per sopperire alle frequenti crisi idriche. Senza considerare l’utilizzo che ne è stato fatto all’interno degli impianti dell’ex stabilimento petrolchimico.
Nonostante ciò a Gela la giornata mondiale delle vittime dell’amianto è una giornata come le altre. Nessun convegno, nessuna iniziativa. Una mancanza che in fondo non sorprende. «Da noi non c’è un registro tumori, non c’è un polo oncologico, non c’è un censimento», denuncia Salvatore Granvillano, presidente locale dell’Osservatorio nazionale amianto (Ona), sempre in prima fila per il riconoscimento della malattia professionale per gli operai della raffineria. «A febbraio era stato annunciato un elenco di 4mila lavoratori tra Inail e Asp esposti all’amianto che un mese dopo si sarebbero dovuti sottoporre a controlli specialistici presso l’ospedale Vittorio Emanuele, ma ancora niente».
Il telefono di Granvillano è un continuo squillare. In molti lo chiamano per avere aggiornamenti su pratiche da portare avanti, visite da effettuare, e per chiedere consigli su quale istituto privato convenga rivolgersi per avere cure adeguate. Tuttavia, gli iscritti all’associazione sono calati di dieci volte: dai 600 di qualche anno fa agli attuali 60-70 di oggi. «La gente non ci crede più – osserva amareggiato Granvillano -. Le leggi ci sono, e sarebbero pure dalla nostra parte. Ma sull’amianto ci si muove con una lentezza esasperante».
Proprio ieri il gip del tribunale di Gela, Paolo Fiore, ha accettato le richieste formulate dai magistrati della procura: 38 rinvii a giudizio tra dirigenti, tecnici Eni e imprenditori delle ditte dell’indotto proprio in merito alla presenza dell’amianto all’interno degli impianti dell’ex raffineria e alla presunta correlazione con le malattie contratte dai dipendenti. Il presidente Ona accoglie la notizia senza particolare enfasi. «Anche i tempi della giustizia sono lenti – dice Granvillano -. Quelli più avanti di noi nei procedimenti giudiziari sono in fase d’appello. Intanto le persone vanno in pensione o muoiono». Sempre nella giornata di ieri il sindaco Domenico Messinese ha contestato l’atto aziendale dell’Asp2 di Caltanissetta con il quale, tra le altre cose, viene istituito un nuovo polo oncologico presso l’ospedale Maddalena Raimondi di San Cataldo. Il primo cittadino si è rivolto direttamente all’assessore regionale alla Salute Baldo Gucciardi.
Per Messinese questo è un atto che «penalizza fortemente i cittadini di Gela e dell’hinterland». E questo nonostante la città sia stata inserita dall’Organizzazione mondiale della sanità tra quelle ad alto rischio ambientale. «La legislazione regionale può anche derogare agli ordinari principi di pianificazione sanitaria del territorio», ricorda Messinese. Questa mattina all’ospedale Vittorio Emanuele è giunta la commissione Sanità dell’Assemblea regionale siciliana. Anche in questo caso, però, nessuna parola sul tema di oggi. A differenza di quanto succede ad Augusta dove, invece, nel pomeriggio si terrà alle ore 17 la manifestazione Insieme per la vita, per ricordare le vittime del cancro. Un corteo organizzato da don Palmiro Prisutto, più volte alle attenzioni della cronaca.
I numeri e le storie che riguardano l’eternit in Sicilia sono impietose. Ma a Gela vige il silenzio. Gli unici commenti sono su facebook. Come quello di Fabrizio Nardo, ex assessore pentastellato nonché uno dei periti della maxiperizia nel procedimento sulle malformazioni neonatali, che prova a interpretare la situazione. «A Gela – scrive Nardo –, salvo casi di singoli individui, manca una spinta collettiva dal basso per chiedere giustizia per il passato, cure adeguate per il presente e bonifiche per un futuro salubre. Pochi politici e imprenditori senza scrupoli riescono a tenere sotto scacco un’intera comunità».