Definita la lista dei 28 interventi che verranno realizzati in scuole e strutture sanitarie. La nostra è la regione che riesce meno a fare fruttare i finanziamenti provenienti dal ministero, che all'isola ha destinato oltre un quarto delle risorse
Amianto: Sicilia non riesce a spendere fondi per bonifica Su 107 milioni, approvati progetti per solo l’un per cento
Ospedali, scuole, qualche asilo. Il lungo percorso verso la bonifica della Sicilia dall’amianto compie un piccolo passo in avanti, con l’approvazione da parte della Regione di una lista di poco meno di una trentina di interventi che interesseranno sette delle nove province. Le uniche scoperte sono Agrigento e Caltanissetta. In tutto sono 28 i progetti che hanno ricevuto il via libera dal ministero per la Transizione ecologica guidato da Roberto Cingolani. La somma, che verrà spesa per la rimozione dei manufatti in eternit, si aggira intorno a 1,4 milioni di euro e fa parte del maxi-piano da oltre 385 milioni che il governo nazionale ha varato per la bonifica degli immobili pubblici. Limitandosi a queste due cifre si potrebbe pensare di trovarsi di fronte all’ennesimo caso in cui alla Sicilia restano le briciole al momento di ripartire fondi statali che, in questo caso, tirano in ballo prepotentemente anche la salute dei cittadini. Dal ’98 a oggi sono stati oltre seimila i decessi correlati anche all’esposizione all’amianto.
In realtà le cose stanno diversamente: alla Sicilia, infatti, sono toccati più di 107 milioni di euro, pari a quasi il 28 per cento del totale. Stando a dati ministeriali risalenti a marzo scorso, finora sono stati 579 gli interventi di bonifica finanziati nel Paese per un totale di quasi 97 milioni di euro. Il giudizio sull’isola diventa ancora più negativo se si guarda alle percentuali di spesa delle altre regioni: Emilia Romagna e Lazio, per esempio, hanno quasi impegnato il totale del finanziamento ricevuto, pari rispettivamente a 8,8 e 14,1 milioni. Degli oltre dieci milioni toccati alla Toscana, da spendere sono rimasti poco più di cinquemila euro. Anche la Sardegna si è data da fare impegnando 31 dei 35 milioni a disposizione. Per trovare una qualche consolazione, la Sicilia deve guardare a quelle regioni che nel report risultano non avere ancora avuto interventi ammessi al finanziamento: Friuli Venezia Giulia, Umbria, Valle d’Aosta, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise e le province di Bolzano e Trento.
Oltre un quarto di torta che però rischia di non essere toccata e, chissà, un giorno dover essere restituita al mittente. «Non è il primo bando che indiciamo ma ci sono effettive difficoltà ad assegnare questi fondi – ammette Salvo Cocina, dirigente generale del dipartimento Protezione civile – Uno dei motivi sta nel fatto che i fondi sono destinati alla rimozione ma non prevedono il ripristino delle opere». A quest’ultimo dovrebbero pensare i beneficiari: «Gli enti, che magari non hanno somme a sufficienza, finiscono per decidere di tenersi una copertura in amianto, per non rischiare di lasciare gli immobili a cielo aperto», aggiunge Cocina. Un’immagine colorita che però dà il polso dei limiti che caratterizzano, oggi più che in passato, le attività delle istituzioni a diverso livello.
Dei progetti che hanno ricevuto l’ok – nel decreto si fa riferimento anche ad alcuni pervenuti incompleti e dunque esclusi – quello di importo maggiore riguarda la rimozione dell’amianto da immobili di proprietà dell’Università di Catania. All’ateneo andranno oltre 523mila euro. La seconda voce per importo è relativa al Policlinico di Messina, che beneficerà di 185mila euro, seguiti dai quasi 110mila euro destinati alle strutture ospedaliere dell’Asp di Palermo. Nel capoluogo anche il Policlinico ha ricevuto l’approvazione del progetto e otterrà 73mila euro, che saranno spesi per intervenire in più reparti.
La lista dei 28 si compone anche di piccoli finanziamenti che saranno utili a operazioni di portata minore ma comunque importanti: ad Aci Catena è prevista la rimozione di vasche e pluviali in amianto sia nella scuola elementare Emanuele Rossi che nel plesso di via Elemosina, nella frazione di San Nicolò; interventi simili anche negli istituti scolastici del Comune di Acireale, mentre all’istituto Sabin di Giarre il progetto prevede la bonifica della copertura della palestra e dell’aula magna. Verrà rimosso l’amianto anche dal liceo Turrisi Colonna di Catania e dalle scuole di Randazzo e Mascalucia, dove la bonifica riguarderà l’istituto Giuseppe Fava. Spostandoci di provincia, l’eternit sarà rimosso dalla scuola media di Santa Croce Camerina, nel Ragusano, e degli istituti Mazzini e Verga di Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa. Ok anche ai progetti presentati per gli asili di Marineo e Roccamena (Palermo), della scuola Principi Grimaldi di Modica e per la rimozione dei serbatoi della scuola De Gasperi a Marsala. Il capitolo scuole si chiuse con la scuola Balsamo Pandolfini di Termini Imerese, la scuola media di Villafranca Tirrena, in provincia di Messina, l’istituto regionale d’arte Cascio, a Enna.
Tra le strutture sanitarie che usufruiranno dei fondi anche gli ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo, l’Asp di Siracusa, i nosocomi di Biancavilla, Paternò e il vecchio ospedale di Militello, nel Catanese. Finanziata anche la rimozione di una copertura in amianto in via Roma a San Giovanni la Punta. «Troviamo inaccettabile che solo 28 progetti di bonifica in tutta la Sicilia risultino coerenti con gli interventi finanziabili – commenta Tommaso Castronovo di Legambiente Sicilia – C’è la necessità di una più puntuale ricognizione dello stato di fatto degli edifici pubblici con presenza di manufatti in cemento amianto, per questo è sempre più improcrastinabile intervenire nel rafforzare le professionalità e le competenze all’interno degli uffici tecnici comunali e degli enti competenti».
Tra gli aspetti legati all’eternit che vedono la Sicilia indietro c’è senz’altro quello riguardante la gestione del rifiuto. Alla fine del 2020, in occasione della presentazione del piano regionale sull’amianto, si era ragionato anche sulla possibilità di individuare un sito nell’isola da trasformare in deposito regionale. Opportunità che, secondo alcuni, porterebbe a un aumento delle iniziative di bonifica anche da parte dei privati, spesso scoraggiati dagli alti costi di smaltimento connessi anche alle spese di trasporto fuori regione. L’iter, tuttavia, si è arenato ed è destinato a costituire un’eredità per il futuro governo dell’isola. Stando ai dati raccolti dalla Protezione civile regionale, nel 2020 i rifiuti contenenti amianto prodotti in Sicilia sono passati da 23 depositi preliminari presenti nell’isola per poi essere abbancati in cinque siti localizzati fuori dall’isola. Conta invece oltre 130 pagine l’ultimo aggiornamento del registro pubblico degli immobili – pubblici e privati – in Sicilia con presenza di amianto: il numero totale delle voci supera abbondantemente la soglia di novemila.