I ritardi della Regione nell'adozione di un piano sul minerale fuorilegge dal 1992 influenzano anche le azioni dell'area metropolitana. Solo 19 degli 82 Comuni del territorio palermitano ha presentato la mappa delle zone e dei beni inquinati. Alcuni non sono neanche consultabili online
Amianto, piano comunale fermo da un anno In provincia in regola solo un paese su quattro
Trasmesso alla Regione nel marzo 2016 e ancora in attesa di approvazione: è il destino del Piano Comunale Amianto, presentato dal Comune di Palermo all’indomani dell’emanazione della legge regionale n°8 con la quale si apportavano alcune modifiche alla precedente normativa. Quella che nelle intenzioni di chi l’aveva ideata era stata definita «rivoluzionaria» e invece fino a questo momento si è rivelata un flop. La partita sul minerale, fuorilegge dal 1992 ma ancora largamente presente nelle nostre città, è ancora apertissima in tutta l’ex provincia.
Basti pensare che al 31 dicembre 2016 i Comuni dell’area metropolitana di Palermo che hanno presentato il piano sono 19 su 82, vale a dire poco meno di un quarto. Tra le assenze più illustri sicuramente quelle delle città più popolose oltre il capoluogo: vale a dire Bagheria, Carini e Monreale. I Comuni che invece finora hanno eseguito il compito sono: Alia, Balestrate, Blufi, Campofelice di Roccella, Campofiorito, Castellana Sicula, Collesano, Ganci, Gerano Siculo, Marineo, Misilmeri, Palermo, Petralia Soprana, Piana degli albanesi, Polizzi Generosa, Roccapalumba, Santa Flavia, Sclafani Bagni, Valledolmo. Alcuni di questi piani sono pure consultabili online – come quello di Campofiorito o di Roccapalumba – altri invece no, come ad esempio quello di Palermo.
E mentre si attende il piano regionale, al momento sotto l’esame della Valutazione Ambientale Strategica alla Regione, non si ha ancora certezza se tutti siano stati compilati secondo i giusti criteri. «Alcuni sono stati redatti in modo conforme, altri meno – ha dichiarato a Meridionews Antonio Patella, della Protezione Civile – e quindi dovranno essere rivisti».
Sorprende soprattutto la carenza del Comune bagherese, guidato dal sindaco pentastellato Patrizio Cinque, sempre in prima linea sul tema. Come dimostra ad esempio la possibilità di accesso al credito d’imposta per «interventi di bonifica dei beni e delle aree contenenti amianto, previsto dal Collegato ambientale», resa nota lo scorso 22 ottobre. La domanda può comunque essere presentata entro il 31 marzo 2017 presso il sito del Ministero dell’Ambiente. Entro 90 giorni dalla richiesta sarà poi il ministero a comunicare all’impresa il riconoscimento o il diniego dell’agevolazione e, nel primo caso, l’importo del credito spettante. I ritardi della Regione rendono in ogni caso ancora possibile la cosiddetta autodenuncia, cioè la segnalazione autonoma (anche su moduli online accessibili dai siti dei singoli Comuni) della presenza di materiale contaminato: ci sarà tempo entro 120 giorni dall’adozione del Piano di protezione regionale. A meno di un’ennesima proroga.