Il tempo vola. E' seccante constatarlo riguardo alle Olimpiadi, un po' meno quando si tratta di aspettare le successive. E' stato bellissimo. E non è facile dirlo a proposito di troppe cose
Allo stato dell’arte
Come hanno fatto notare le voci dell’appassionata telecronaca delle gare, il pattinaggio artistico rappresenta un formidabile insieme di musica, arte, sport, disegnato con tecnica plastica spesso impeccabile, sempre emozionante.
La maggior parte delle persone non è grado di trattenere il respiro molto a lungo, eppure è quello che sembra accadere durante i bellissimi giri di danza di Shizuka Arakawa, Carolina Kostner. O dello zar Evgeni Plushenko. Sono tutti campioni eccezionali, fra i migliori di tutti i tempi, forse, e che qualche volta, sembrano voler regalare l’illusione che il volo umano sia una cosa possibile.
Quello italiano alle Olimpiadi di Torino è stato un volo di Icaro? Non è andata sicuramente così. Pensarlo significherebbe vestire i panni sbagliati, i panni di opinionisti con un debole per la provocazione ad ogni costo. L’esperienza del disincanto può avere differenti sfumature, ma nessuna di quelle ispirate dalla partecipazione italiana ai giochi olimpici appena conclusi è la peggiore possibile. E se a testimoniarlo fino in fondo non è stata la coppia formata da Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio non importa, perché è ugualmente fra coloro che rappresentano la materializzazione di un sogno, per sé come per gli altri.
E’ finita. La programmazione televisiva torna quella di sempre, appannaggio di altri attori. Rimpianti o meno, l’appuntamento è a Vancouver. Comincia il prossimo conto alla rovescia.