Allevi’s Joy

Ospite della rassegna “Un Solo Jazz”, Giovanni Allevi si è esibito ieri in concerto al teatro Metropolitan registrando il tutto esaurito. Quando correndo sale sul palco, jeans e felpa come se stesse per suonare per alcuni amici e non per un teatro stracolmo, gli applausi si fanno così forti che lo stesso Allevi commenta «sembrano quasi quelli della fine».

Le dita di Allevi si muovono come ragni che tessono una tela nella quale la platea non può fare a meno di restare intrappolata. Ci si risveglia come da un sogno solo quando il pianista, che suona curvo sullo strumento come a volergli stare il più vicino possibile, con un gesto lento – sempre lo stesso – si allontana dalla tastiera per ricevere intimidito l’applauso che gli spetta. Ma è un tributo che ogni volta sembra voler condividere con il pianoforte, che accarezza come un amico.

Quasi due ore di musica trascorrono così. Prima la presentazione dell’intero album, intitolato Joy per indicare una gioia di vivere talmente forte da provocargli un attacco di panico, e poi la descrizione di ciascun brano a partire proprio da Panic. Se in Portami via mette in musica il desiderio di essere trascinato via dalla melodia, in Downtown si sente il ritmo frenetico dell’umanità del nostro tempo. In Viaggio in aereo è possibile distinguere i movimenti delle correnti che fanno sobbalzare il piccolo aereo sul quale si trova con un suo ammiratore, un pilota che gli ha proposto di pilotare il suo veivolo («Ma c’erano i doppi comandi», si affretta a precisare). In Vento d’Europa, una melodia composta durante un soggiorno in Ungheria mentre guardava scorrere il Danubio, una vivacità di suoni sembra esplodere da una terra – l’Europa – descritta come «gelida dal cuore che scotta».

Ne L’orologio degli dei si sente pulsare quel battito di cuore che distingue la vita, mentre in Jazzmatic un turbine di note sommerge la platea mozzando il respiro. Il Bacio, composta ammirando l’omonimo quadro di Gustave Klimt, e New Reneissance – una composizione che lo stesso Allevi reputa alquanto difficile («Vabbé… me la sono cercata io…» ammette) – chiudono la parte dedicata all’ultimo album.

La parte finale del concerto è dedicata ai brani più famosi, uno su tutti è Come sei veramente, reso celebre dallo spot realizzato da Spike Lee per la casa automobilistica Bmw. «E dire che quando l’ho composto pensavo all’amore; ora vedo passare una macchina!» afferma scrollando le spalle con un sorriso.

Al termine del concerto il personale del teatro fa fatica a contenere la folla che desidera un autografo, una foto o semplicemente complimentarsi con Giovanni Allevi. E quest’ultimo rimane fino a oltre mezzanotte per rispondere a ogni singola domanda, per stringere ogni mano e per sorridere imbarazzato a ogni complimento.


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