All’Ars di Bilancio e Finanziaria 2014 non c’è nemmeno l’ombra…La calma prima della tempesta?

UN NOSTRO INFORMATORE DELL’ASSESSORATO ALL’ECONOMIA CI SPIEGA CHE QUELLO APPROVATO VENERDI’ SCORSO DALLA GIUNTA CROCETTA ERA “IL COMUNICATO STAMPA E NON LA MANOVRA CHE ANCORA NON SI VEDE”…

Venerdì scorso l’approvazione, da parte della Giunta regionale di Rosario Crocetta, di Bilancio e Finanziaria 2014 è stata salutata come il toccasana di tutti i problemi: ‘risolta’ la questione dei precari (che sono oltre 80 mila e non 23-24 mila: questi ultimi sono solo quelli degli enti locali, che potrebbero essere anche di più), ‘risolto’ il problema dei forestali, ‘risolto’ questo, ‘risolto’ quello. C’è solo un piccolo problema: in Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, stamattina, non è ancora arrivato nulla.
Così abbiamo chiesto ‘lumi’ a un personaggio dell’assessorato regionale all’Economia – che naturalmente non vuole comparire – in contatto sia con i vertici politici che alto burocratici. Il nostro informatore ci ha detto, in sostanza, che “quello approvato venerdì scorso dalla Giunta era solo un comunicato stampa e non il Bilancio e la Finanziaria”.
Il nostro interlocutore ha aggiunto che “i quattro numeri” che l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, e il dirigente generale, Mario Pisciotta, hanno messo giù in modo piuttosto raffazzonato sarebbero già all’Ars, ma non in Commissione Bilancio e Finanze. Si troverebbero nelle ‘segrete stanze’ di un grande esperto di Bilancio e finanza pubblica chiamato a “fare il miracolo”.
Al di là delle chiacchiere, infatti, il Bilancio regionale 2014 non si può fare nel rispetto delle legalità formale. A meno che il Commissario dello Stato non faccia passare una manovra infarcita di “residui attivi”, addirittura in aumento rispetto allo scorso anno!
Per dirla in breve, Roma deve pagare il Fiscal Compact e non si accontenterebbe più – questa è l’ultima indiscrezione ‘fresca fresca’ – di 800 milioni di euro a valere sule entrare Irpef della Sicilia. Il Governo nazionale, per il 2014,  è pronto a tenersi da un miliardo a un miliardo e 200 milioni di euro.
A questo punto alla Regione siciliana non rimangono che tre possibili vie. Prima via: taglio selvaggio di tutto (precari, forestali, società regionali e riduzione orizzontale delle risorse finanziarie in tutti i settori dell’Amministrazione).
Seconda via: accendere un muto per pagare le spese correnti. Forse potrebbe essere questa la spiegazione del mutuo da quasi un miliardo di euro proposto la scorsa settimana dal Governo e approvato dalla Commissione Bilancio e Finanze. Ovviamente, non si può contrarre un mutuo per la spesa corrente: da qui la sceneggiata dei ‘debiti’ delle Asp e dei Comuni.
Per ora di questo mutuo da quasi un miliardo di euro si sa che 300 milioni andrebbero ai Comuni (altro scandalo, visto che gli stessi Comuni andrebbero a pagare, almeno in parte, i sostanziosi e fuori controllo rimborsi alle aziende che li hanno assunti, spesso anche dopo l’elezione degli stessi consiglieri comunali…). Mentre rimane un mistero come verrebbero spesi altri 700 milioni di euro (girano voci di pagamento di ‘debiti’ ad Eni e Monte dei Paschi di Siena e, da quello che apprendiamo sottobanco dagli uffici dell’assessorato all’Economia, per pagare in modo camuffato i precari nel 2014: sempre che l’ufficio del Commissario dello Stato non ‘sgami’ l’operazione e blocchi tutto con un’unpugnativa).
La terza via (che è un po’ diversa da quella che negli anni ’70 inseguiva il Pci di Enrico Berlunguer) è la dichiarazione di dissesto della Regione. Ipotesi, quest’ultima, che il Governo romano rifiuta, non perché gliene freghi più di tanto dei 5 milioni di siciliani, considerati, da sempre, cittadini di “serie B”, ma perché il fallimento della Sicilia manderebbe giù il rating del nostro Paese.
Insomma, come abbiamo scritto nell’editoriale di qualche giorno fa, i siciliani debbono essere ‘mazziati’, massacrati, ridotti alla fame, ma non debbono “rompere i coglioni”: debbono crepare in silenzio.
Questo spiega perché Roma ha bloccato solo in Sicilia le manifestazioni dei Forconi: perché i siciliani, a partire dal 2014, verranno massacrati. E non possono cominciare a lamentarsi con due mesi di anticipo.
L’unica soluzione prospettata dal Governo regionale – l’abbiamo detto – è un mutuo per pagare le spese correnti, camuffato da mutuo per pagare i debiti degli enti locali, così come prevede la legge nazionale che verrebbe aggirata a bella posta.
Ma se la Regione contrarrà un muto per pagare i precari nel 2014, cosa farà per pagare gli stessi precari nel 2015? Un altro mutuo? Ma…
“C’è molta calma”, ci dice sempre il nostro interlocutore. Sì, la calma prima della tempesta…


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