Allarme della Corte dei Conti: la corruzione dilaga

Corruzione. Malaffare. Consulenze a ruota libera. Peculato, Concussione. Malasanità. E, in generale, una pubblica amministrazione che funziona male.

Questa, in sintesi, la ‘radiografia’ della Sicilia che si può osservare leggendo la relazione tenuta oggi dai vertici della Corte dei Conti per la Sicilia in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. A raccontare , se così si può dire, quello che succede nei conti pubblici delll’Isola, le relazioni del presidente, Luciano Pagliaro, e del Procuratore generale, Guido Carlino.

La Corte dei Conti ha stigmatizzato le storture della Pubblica amministrazione siciliana, evidenziando, in particolare, il deprecabile e reiterato fenomeno della corruzione che provoca un forte disavanzo nei bilanci pubblici. La magistratura contabile ha invocato con forza e fermezza il ripristino di “comportamenti eticamente ineccepibili della politica, eliminando improrogabilmente tutte quelle consulenze illegittime e il malvezzo dei contributi comunitari impropri”.

A proposito del fenomeno corruttivo, il presidente Pagliaro ha precisato: “I fenomeni della corruzione e della concussione hanno assunto caratteri di sistematicità e vastità, ma purtroppo, in mancanza di un’esplicita denuncia o di una scoperta in flagranza, i reati sono difficilmente accertabili e la quasi totalità delle indagini contraddistinte da successo si è fondata sull’attività di intercettazione telefonica ed ambientale. L’illegalità, la corruzione e il malaffare sono pesantemente presenti nel Paese e inquinano la vita civile”.

Una corruzione che andrebbe combattuta attraverso la semplificazione amministrativa, limitando “il passaggio delle pratiche da un ufficio all’altro ed eliminando lacci e lacciuoli che costituiscono il brodo di coltura per il manifestarsi dei fenomeni concussivi e corruttivi”. Ma, ha sottolineato il presidente della sezione siciliana della Corte, “nessun provvedimento, per quanto incisivo, potrà avere effetti determinanti senza un ritorno all’etica nella politica, nonché una condivisione da parte della società civile dei principi di onestà, correttezza, legalità e rispetto per il pubblico denaro”.

Presenti all’evento svoltosi nell’aula magna della Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, autorità civili e militari, fra cui il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, il commissario dello Stato, Prefetto Carmelo Aronica, il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il presidente della Provincia, Giovanni Avanti, e il Questore, Nicola Zito.

Il presidente Pagliaro, dopo aver auspicato il ripristino del termine decennale di prescrizione per il danno erariale, ha però sottolineato come la Corte “riesca a contrastare solo una limitata categoria di danni erariali, visto che molti sfuggono alla giurisdizione e possono essere limitati o evitati solo con altre attività di competenza del legislatore e dell’amministrazione”.

Una ferma denuncia è stata altresì rivolta agli amministratori regionali e locali, che devono attivarsi con sollecitudine per risolvere emergenze come quella della raccolta dei rifiuti.

“Quasi giornalmente la stampa e la televisione ci mostrano una Sicilia sommersa dai rifiuti e il danno d’immagine si aggiunge a quello all’ambiente e alla salute dei cittadini”, ha tuonato Pagliaro, contestando l’incapacità di risolvere un problema che altrove non esiste e invitando a convocare “stati generali che coinvolgano tutti i possibili interessati ed esperti del settore, anche stranieri”.

“Le vicende oggetto di attività istruttoria – ha detto il Procuratore della Corte dei Conti, Carlino (nella foto a sinistra, tratta da qds.it) – sono caratterizzate e accomunate da sperperi di risorse, inefficienze e diseconomicità dell’azione amministrativa con l’aggravante, in molte ipotesi, dell’esistenza di condotte finalizzate al conseguimento di personale vantaggio dall’esercizio delle funzioni istituzionali, con inevitabili conseguenze per l’erario pubblico e l’immagine della Pubblica amministrazione”.

Nel contesto della relazione, sono stati forniti anche alcuni dati sull’attività della magistratura contabile: i tempi medi dei processi sono stati ridotti ad appena sei mesi e riguardano per lo più peculato, corruzione e concussione, ma anche danni relativi a lavori pubblici, consulenze illegittime, uso improprio dei contributi comunitari e malasanità. 42 i privati cittadini condannati dalla Corte, 20 i dipendenti comunali, 12 gli statali, sette i regionali, altrettanti i provinciali e dieci di altri enti.

E gli esempi accertati e denunciati sono i più svariati, tutti comunque comprovanti comportamenti caratterizzati da abusi di potere e/o falsi ideologici.

In totale, nel 2012 la Procura ha aperto 5450 istruttorie. Tra le distorsioni gestionali sono comprese anche lo sforamento del patto di stabilità, il dissesto finanziario, le consulenze assegnate anche in mancanza dei requisiti e senza aver prima verificato se era possibile ricorrere a risorse interne.

“Rispetto agli anni passati il fenomeno delle consulenze esterne sta un po’ scemando, però – ha precisato Carlino – vi sono sicuramente situazioni su cui stiamo lavorando. Fatti che hanno dato luogo a condanne a carico di amministratori. Il problema riguarda tutti gli enti pubblici, non solo la Regione”.

Chiaro il riferimento alla renente condanna comminata a 15 politici siciliani (la passata giunta regionale presieduta da Totò Cuffaro e alcuni ei componenti della commissione sanità dell’Arrs, semrpre dlla passata legislatura). Le parole “non solo la Regione” lascerebbero pensare a un’altra sfilza di condanne per amministratori pubblici? E’ quello che si chiedono oggi in tanti.

Un’esaustiva parte della relazione ha riguardato anche il pianeta sanità con la segnalazione da parte della Procura della Corte dei Conti, di illegittime procedure inerenti l’acquisizione di beni e servizi, le attività professionali extra moenia e le attribuzioni di incarichi inappropriati, oltre che casi di malasanità per ripetute forme di inadeguatezza ed imperizie da parte degli operatori sanitari.


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