Alessandro Mancuso, un album per i suoi primi 40 anni «Le canzoni di oggi? Più abbellimento che opere d’arte»

«Sono palermitano doc, nato e cresciuto a Palermo. L’ho lasciata per studiare al Dams di Bologna, ma ci sono tornato per costituire iBeatPaoli, la band siciliana di musica etno-pop con cui per dieci anni ho girato l’Italia e ho portato avanti tanti progetti. Fino a che, come in tutte le band che si rispettano, ho deciso di provare l’esperienza da solista».

Un’esperienza, quella di Alessandro Mancuso, inaugurata appena una settimana fa con l’uscita del singolo – accompagnato dal video musicale girato da Lino Costa – Ragione e Sentimento, che anticipa il suo primo disco autobiografico L’amore che conosco, disponibile da maggio e prodotto da Canora Productions.

«Quando mi chiedono come definire la mia musica – afferma Mancuso – uso il termine cantautorato indipendente, in cui convergono le influenze più disparate». Autore, compositore, produttore, direttore artistico, Mancuso ha infatti sperimentato la musica in tutte le sue declinazioni. Dalle musiche per il teatro (anche quello antico di Taormina) alla televisione, dai musical all’opera rock Pinocchio con Giorgio Pasotti.

Ha anche ottenuto il riconoscimento di Migliore artista rivelazione al M.E.I. e vinto, con iBeatPaoli, il premio MUSICULTURA nel 2004, prima di duettare, l’anno dopo, con Lucio Dalla in occasione del Premio Archimede e di EtnaFest. «È stato come nei film – racconta Mancuso – un giorno ci ha chiamato Lucio Dalla dicendo che ci aveva sentito in radio e voleva fare qualcosa con noi e la nostra prima reazione è stata “sì, e io sono Babbo Natale!”. Ma era proprio lui, ed è nata una collaborazione durata tanti anni e che ancora oggi ci fa sentire la mancanza di una delle realtà musicali italiane più importanti e insostituibili».

E oggi la musica italiana di cosa si nutre? «Sono cambiati talmente tanto i tempi che è cambiato anche il modo di fruire la cultura – riflette il cantautore – Musica ce n’è tanta, ne sento ogni giorno di nuova e anche interessante. Ma, essendo lo specchio della nostra società, non sentiamo la stessa forza di prima e non rimangono nel tempo perché non hanno un messaggio forte e un ruolo sociale. Se una canzone di Lucio Dalla era un quadro di Van Gogh, una canzone di oggi è come una stampa di un quadro di Van Gogh: un abbellimento più che un’opera d’arte».

Nel 2008 il cantautore palermitano ha ricevuto l’Oscar del Mediterraneo per l’impegno in ambito artistico e ha firmato un contratto con Warner Music, che ha segnato l’iniziato del suo percorso come autore per tanti cantanti, tra cui Anna Tatangelo, Gigi D’Alessio, Antonello Venditti e artisti provenienti dai talent. «Scrivere per altri è una sfida, perché devi cercare di entrare nella poetica dell’artista per cui scrivi tenendo conto di tutto quello che ha già fatto e trovando qualcosa di nuovo che si adatti alla sua personalità».

L’ulteriore passaggio, per Mancuso, è stato il suo album. «Dopo un po’ di anni passati fuori dalla scena ho incontrato un mecenate, Benito Capobianco, che ha deciso di produrmi un disco a patto che le canzoni le cantassi io». Un bel regalo per il cantante palermitano, che ha tanto da dire e che è grato alle persone che hanno creduto nel suo progetto senza farsi pregare. «Abbiamo fatto un ottimo lavoro, sono davvero soddisfatto, e adesso ci stiamo preparando per la presentazione ufficiale del disco in giro per l’Italia, che inizierà l’8 giugno a Sora, per poi proseguire sicuramente a Roma, Milano, Palermo, Catania.

Le idee di Alessandro sono chiare sulla strada da seguire, che è sempre quella musicale. «La mia musica deve rimanere sempre qualcosa da cui non dipende la mia sopravvivenza. Altrimenti diventerebbe lavoro, invece deve rimanere bella, pura, libera».

Alcune canzoni ha impiegato anni per scriverle, per esempio Stupido sorriso, che parla della nascita del suo primo figlio e di come questa esperienza cambi la vita in maniera assoluta, dalle emozioni infinite al punto di vista pratico, dalle ambizioni che uno ha fino a quel momento al fatto di avere una creatura tra le mani e pensare “E adesso che si fa?”. «L’ho cominciata a scrivere quando è nato Adriano e poi non trovavo una soluzione che mi soddisfacesse – spiega Alessandro. Ma quando è sorta l’opportunità di fare un disco volevo inserirla, e così l’ho completata quasi dieci anni dopo».

Altre canzoni invece nascono di getto, come Le mani di mio padre e Invece no. «La prima, che sarà il prossimo singolo in uscita a settembre, parla in modo intimo del rapporto con mio padre che non c’è più, mentre la seconda racconta un altro evento importante della mia vita, la separazione dalla mia compagna storica e madre dei miei figli». Scavano nell’intimo, dunque, i testi in cui Alessandro mette tutto se stesso. «Definirei l’album i miei primi 40 anni, perché oggi, quando ascolto il disco, ho già voglia di andare avanti, raccontare altro e in modo assolutamente diverso. La mia speranza è che chi ascolta il mio disco possa ritrovarsi in alcuni riferimenti o storie, sono episodi che accomunano e sono universali».


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