Alberghiero Wojtyla, ragazzi costretti ai turni serali  Sit-in e proteste degli studenti: «Mancano 24 aule»

«Ci sono periodi in cui restiamo a scuola anche fino alle 20.40 e non abbiamo scelto di frequentare un istituto serale». Parte da qui la protesta dei giovani studenti dell’istituto alberghiero Karol Wojtyla di Catania che, per oggi, hanno organizzato una manifestazione in piazza Università e diversi sit-in dislocati in tutti i plessi dell’istituto per opporsi ai doppi turni di lezione che sono costretti a fare per la mancanza di aule.

Da questa mattina sono davanti ai cancelli delle loro scuole per bloccare gli ingressi dei plessi di via Raccuglia via Lizio in zona Monte Po, di viale Tirreno a San Giovanni Galermo e di via Anfuso nel quartiere Ognina. Manifestano il disagio degli orari in cui devono andare a scuola. «È vergognoso che ragazzi dai 14 ai 18 anni – denunciano a MeridioNews gli studenti – debbano frequentare le lezioni di una scuola diurna in orari che vanno dalle 14.40 alle 20.40. Molti di noi hanno dovuto abbandonare le attività ricreative pomeridiane che svolgevano da anni, come lo sport, la danza o la musica. Cosa ancora più grave però – aggiungono – è che alcune zone in cui si trovano i plessi a quell’ora di sera, specie in inverno, diventano pericolose e non si può tralasciare nemmeno il disagio ancora maggiore che vive chi studia qui a Catania ma viene dalle provincie e si deve spostare con i mezzi pubblici».

In tutto gli studenti dell’istituto alberghiero Karol Wojtyla sono circa 2500 e, in questo momento, sono 24 le aule mancanti che permetterebbero di svolgere le lezioni in modo normale. «Il problema nasce dal fatto che nella scuola ci sono più iscritti del dovuto ma – spiega a MeridioNews il rappresentante d’istituto Samuele Carbonaro – è una questione con cui combattiamo oramai da più di cinque anni ma senza ottenere alcun risultato». 

Gli studenti, appoggiati anche da professori, genitori e dalla dirigente scolastica, non sono rimasti in silenzio di fronte a questa situazione ma hanno fatto il possibile per ottenere le aule mancanti. «Abbiamo denunciato più volte la nostra situazione ai rappresentanti degli enti locali e anche alla prefettura ma, oltre il danno anche la beffa: l’anno scorso – sostiene lo studente – siamo stati vittime anche di una sorta di “bando truffa” perché ci avevano assegnato un altro istituto, quello del San Filippo Neri, ma all’interno del quale stavano facendo dei lavori strutturali perché in realtà era inagibile. Poi – aggiunge – ci sarebbe anche la questione della segreteria che è dislocata in via Vittime civili, in locali che in realtà dovrebbero fungere esclusivamente da depositi». 

La protesta di questi giovani finora è rimasta inascoltata. «Oggi pomeriggio abbiamo un incontro con la preside Daniela Di Piazza – dice Samuele – che ci sostiene ed è pronta anche a spiegare ad alcuni genitori che sono seri i motivi per cui quest’anno non abbiamo ancora fatto nemmeno un giorno di scuola in cui si siano svolte normali lezioni didattiche». 

Oltre ai disagi legati ai doppi turni, i ragazzi denunciano anche le condizioni strutturali degli edifici. «La scuola sta cadendo a pezzi – segnalano – stanno crollando alcuni pezzi di muro e di scale sia all’esterno che all’interno degli edifici. Inoltre, ci sono degli alberi che non vengono potati e sono molto pericolosi per noi e anche per i palazzi adiacenti. E poi – aggiungono – c’è anche la zona che prima era l’entrata principale del plesso di via Raccuglia e che adesso da anni è interdetta e chiusa perché le scale sono dissestate».

Mentre è già in programma per la prossima settimana un incontro con il neo eletto commissario della città metropolitana Salvatore Cocina, gli studenti garantiscono che «Continueremo con le nostre proteste finché non ci verrà fornita una soluzione valida e definitiva. Chiediamo innanzitutto di essere ascoltati nella nostra richiesta di avere aule disponibili per tutti, perché non noi dell’alberghiero non siamo studenti di una scuola di serie C e non possiamo permettere di essere trattati come uno scarto rispetto ad altri istituti».


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