Spopola nell'Isola il servizio che mette in contatto chi mette a disposizione uno spazio con chi ha bisogno di un alloggio. La cultura dell'ospitalità si fa business. Tanto che anche i bed and breakfast tradizionali partecipano alla piattaforma. A valutare poi sarà come sempre il viaggiatore
Airbnb: casa aperta ai viaggiatori, 23mila in Sicilia «Necessità di riappropriarsi dei rapporti umani»
A Castell’Umberto, paesino sui Nebrodi di tremila anime, in pochi sanno cos’è e come funzione Airbnb. In compenso tramite il portale il cui slogan è «benvenuti a casa» hanno visto arrivare, da aprile di quest’anno, coppie svizzero-tedesche, famiglie spagnole, sorelle ungheresi. Enza Caputo, intraprendente 28enne che ha messo a disposizione un piano della sua casa nella provincia del Messinese, è solo una tra le oltre 23mila host che in Sicilia ha messo un annuncio sulla «community costruita sulla condivisione», come riporta il sito che dal 2008 ad oggi ha visto più di cinque milioni di viaggiatori soggiornare con Airbnb in tutta Italia.
«Io ho conosciuto questo modello di sharing economy ad Alicante nel 2013 – racconta Enza – a casa di una coppia di spagnoli. Mi sono trovata benissimo, il proprietario della casa non lo faceva per soldi ma perché voleva stare in compagnia e conoscere persone con esperienze diverse. Infatti faceva sempre colazione coi suoi ospiti. Ecco, io ho voluto fare la stessa cosa». Nella terminologia di Airbnb chi offre un alloggio si chiama host e l’ospite rimane ospite, nel senso che si cerca di conservare la cura e la dedizione verso chi necessita di soggiorni più o meno brevi. Il tutto resta disciplinato da un rapporto economico, curato in ogni dettaglio dal portale. Airbnb si aggiunge quindi agli altri esempi di sharing economy che hanno già fatto presa nel territorio, come Blablacar o Uber (che tanto fa arrabbiare i tassisti) o Gnammo.
Un modello che fa presa soprattutto sulle fasce giovanili aperte all’innovazione. I dati forniti dall’ufficio stampa di Airbnb in Italia attraverso l’agenzia Text100, sono lì a dimostrarlo. In Italia ci sono oltre 190mila alloggi disponibili, con una crescita rispetto al novembre 2014 dell’87 per cento, tali da collocare il bel Paese al terzo posto al mondo, preceduta da Usa e Francia. Il viaggiatore Airbnb in Italia ha un’età media di 34 anni, tra le più basse al mondo. L’età media degli host italiani è di 42 anni e il 56 per cento è costituito da donne. «Secondo me – spiega Enza –funziona non solo per una questione di convenienza economica, che in certi posti poi neppure c’è visto che certi alloggi costano ormai quanto un bed and breakfast tradizionale, ma perché in un mondo sempre più precario e anaffettivo le persone hanno voglia di riappropriarsi dei rapporti umani».
Proprio spulciando il portale, specie durante la stagione estiva, ci si rende però conto di come le offerte di Airbnb siano spesso portate avanti dagli stessi bed and breakfast, che evidentemente hanno fiutato l’affare e provano ad inserirsi. Tutto ciò non rischia di snaturare l’idea di casa promessa sin dallo slogan iniziale? A rispondere è Matteo Stifanelli, country manager di Airbnb Italia. «In Sicilia, come nel resto del nostro Paese, ci sono b&b che condividono la nostra filosofia e la cultura dell’ospitalità – osserva – con proprietari che si adoperano per far sentire i propri ospiti come a casa. Molte di queste strutture hanno già scelto di fare parte della nostra community. Il giudizio finale spetta comunque sempre al viaggiatore che rilascia la recensione e che decreta il successo di qualsiasi annuncio sulla nostra piattaforma: chi non rispetta i nostri standard di ospitalità è avvisato».