Agrigento, la rivolta contro Girgenti acque

Dall’ex Sindaco di Racalmuto
Salvatore Petrotto
riceviamo e pubblichiamo

Anche ad Agrigento e provincia, proprio oggi, 14 luglio 2013 (ricorrenza dello scoppio della Rivoluzione Francese del 1789) è festa nazionale! E’ scoppiata la rivoluzione degli assetati, degli inquinati, dei tartassati contro Girgenti Acque, la società privata che, fino ad oggi, da queste parti, ha fatto il bello e il cattivo tempo.

Era ora che anche il sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, ed addirittura il dimissionario amministratore delegato della società di gestione dei servizi idrici più denunciata d’Italia, Carmelo Salamone, si recassero finalmente negli uffici della Procura della Repubblica di Agrigento per raccontare quello che sanno.

Già, attraverso comunicati ufficiali e conferenze stampa, sia Zambuto che Salamone hanno denunciato pubblicamente una situazione che definire scandalosa è poco. E’ emerso un quadro di illegalità spaventose, parola dell’ormai ex gestore di una società che per il 51% è in mano all’imprenditore agrigentino, Marco Campione.

Cento assunzioni fatte tra marzo e maggio di quest’anno che si aggiungono alle altre centinaia di unità lavorative, caricate sul bilancio della società ed i cui stipendi vengono pagati con le bollette degli utenti che risultano le più care d’Italia. E sapete perché?

Perché, secondo quanto denunciato da Salamone, questi dipendenti non solo non andavano assunti, sono pagati a carissimo prezzo da tutti quanti i cittadini di Agrigento e provincia e, ed udite! Udite!, vengono impiegati, sempre dal Campione, in altre sue aziende private che nulla hanno a che fare con i servizi idrici!

Clamorosa e sensazionale è stata la presa di posizione dell’ormai ex amministratore delegato di Girgenti Acque! In aperta polemica contro il Presidente e maggiore azionista della società, Marco Campione, Salamone ha sbattuto la porta in faccia agli altri azionisti. Ha votato contro le ultime assunzioni e la scellerata conduzione di una società che, così facendo, con pratiche anche di acquisizioni di beni e servizi ritenuti illegali, ha accumulato più di 45 milioni di euro di debiti. (foto tratta da agrigentodigitale.it)

Ma non finisce qui. Riguardo alla vicenda-inquinamento del mare di San Leone, a seguito delle numerose denunce di alcune associazioni ambientaliste quale MAREVIVO (Legambiente, invece, tace) e di una serie di comitati spontanei, quali ‘GLI INQUINATI AGRIGENTINI’ di San Leone od AGRIGENTO PUNTO E A CAPO, la Procura della Repubblica di Agrigento, a seguito di un dettagliato esposto, predisposto dall’avvocato Ausilia Eccelso, lo scorso anno aveva conferito un incarico al Professore Salvatore Sciacca, docente di Igiene Ambientale presso l’Università di Catania.

Il responso ufficiale depositato in Procura dall’esimio professore Sciacca è a dir poco allarmante. Oltre ad evidenziare a chiare note che i livelli di inquinamento del mare di Agrigento non consentono, nella maniera più assoluta, la sua balneabilità, è stato anche accertato che non esiste alcuna autorizzazione per scaricare i liquami fognari a mare, come previsto del resto da alcune norme risalenti al 2000.

L’inquinamento del litorale agrigentino è dovuto al fatto che, per 20 anni, è stata ostacolata la costruzione del depuratore di San Leone, a Villagio Peruzzo, in maniera del tutto inspiegabile ed attraverso delle pretestuose iniziative giudiziarie, sostenute dalla locale sezione di Legambiente.

Si è trattato di un evidente paradosso e cioè quello di un associazione ambientalista che, di certo senza volerlo, finisce con il patrocinare battaglie giudiziarie a favore dell’inquinamento del mare agrigentino!

Una ragione vera, in realtà c’era e c’è. Qualche ambientalista agrigentino, in tal modo, ha inteso tutelare alcune abitazioni, peraltro costruite abusivamente, che ricadono vicino al depuratore in costruzione. Depuratore che è rimasto incompleto ed inutilizzato per vent’anni, proprio perché sequestrato dalla Procura agrigentina a causa dell’arrembante azione giudiziaria condotta da un noto avvocato agrigentino. 8a sinistra, un’immagine della spiaggia di san Leone)

Ci riferiamo a Giuseppe Arnone, al quale il settimanale “Panorama”, ad esempio, questa settimana, gli ha dedicato un ampio servizio dal titolo: La macchina del fango dell’antimafia.

Nel servizio del giornalista, Antonio Rossitto, si mette in evidenza come, tra scandali e ricatti di vario genere, l’Arnone, con una serie di eclatanti manifestazioni pubbliche, spalleggiato dal senatore Beppe Lumia, ha fortemente condizionato persino le scelte del Csm in materia di incarichi dei procuratori siciliani, come è avvenuto in quel di Catania, con la nomina di Giovanni Salvi al posto del più anziano Giuseppe Gennaro.

Così si spiega, in parte, come Agrigento, in passato, forse è stata vittima di una lunga serie di impropri condizionamenti in sede giudiziaria, grazie a questi due illustri rappresentanti che “Panorama” definisce I Professionisti dell’Antimafia, prendendo spunto dal famoso articolo pubblicato sul Corriere della Sera nel 1988 dal mio più illustre concittadino, Leonardo Sciascia.

Così si spiega come mai un’intera provincia si ritrova nel vero senso della parola, e scusate per il termine che sto per usare, in mezzo alla merda, non solo a causa dell’insopportabile inquinamento del mare, ma anche per la scandalosa ed illegale gestione di alcuni basilari servizi pubblici.

Al punto tale che gli agrigentini sono costretti a pagare tasse e tariffe su acqua e rifiuti che sono le più care d’Italia ed il cui corrispettivo è costituito da una disgustosa acqua, imbevibile, piena di sabbia e fanghiglia dentro le case, spacciata per acqua potabile. Od ancora un mare che definire una fogna, significa fargli un complimento.

Per non parlare di paesi e città tra i più sporchi d’Italia! E dire che proprio il nostro Arnone, negli anni scorsi, si faceva filmare e fotografare mentre faceva il bagno e beveva l’acqua del mare di San Leone, assieme ad amministratori e titolari della società Girgenti Acque, per dimostrare che il mare di Agrigento era ed è pulito, al punto tale che platealmente se lo beveva tutto d’un fiato!

Peccato che subito dopo si vedeva costretto a recarsi al Pronto Soccorso per i postumi di un’inguaribile infezione!

Adesso la pantomima è finita, grazie alle denunce di migliaia di cittadini della provincia agrigentina, di non meno di 20 Sindaci, amministrazioni e consigli comunali, associazioni, sindacati, parlamentari e persino lo stesso amministratore delegato di Girgenti Acque!

La Procura della Repubblica è al lavoro, gli scandali sono del tutto chiari ed evidenti. Speriamo che questa sciagura agrigentina termini al più presto e si possa immediatamente onorare veramente la legalità, ritornando, per come previsto dalle vigenti leggi e per come chiesto da intere popolazioni, alla gestione pubblica dell’acqua.

Si rimane comunque in attesa degli esiti giudiziari che potranno riguardare amministratori, politici o funzionari pubblici che, in cambio di un posticino di lavoro o qualcos’altro, hanno chiuso per anni più di un occhio, trascinandoci, dal 2007 ad oggi, in questa situazione di merda!

L’appuntamento è per domani, lunedì 15 luglio 2013, presso la Procura della Repubblica di Agrigento, dove si recheranno il Sindaco della Città dei Templi, Zambuto, e l’ex amministratore delegato Carmelo Salamone, a depositare un’ulteriore denuncia contro Girgenti Acque.

Forse questa è la volta buona. Si tratta, probabilmente, dell’inizio di un’opera di disinquinamento e pulizia, del preludio di una nuova stagione di autentica legalità e giustizia sociale anche ad Agrigento.

E scusate se è poco!

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