Presentato all'Ars un ddl che ambisce a rivoluzionare il lavoro nelle campagne. La riforma prevede un unico Consorzio anziché due, l'ampliamento degli ettari coperti da irrigazione e nuove colture. Il governatore: «Finora è stato un carrozzone politico»
Agricoltura, la legge di riforma dei Consorzi di bonifica Musumeci: «Stop col passato, rifaremo la rete idrica»
Una rivoluzione nel mondo dell’agricoltura siciliana. Al momento a parole, quelle messe nero su bianco dal governo regionale nel disegno di legge per riformare i consorzi di bonifica e irrigazione. Il testo, che deve ancora essere approvato dalla giunta per poi approdare al vaglio dell’Ars, è stato presentato stamattina in una conferenza stampa a Palazzo d’Orleans dal presidente Nello Musumeci. Tabula rasa di quello che è stato finora, cioè un calderone di enti e di inefficienze: è questo l’obiettivo della riforma che istituisce un unico consorzio di bonifica per tutta la Sicilia con quattro comprensori territoriali di bonifica, definiti sulla base di unitò idrografiche ed idrauliche omogenee: Palermo-Trapani; Agrigento-Caltanissetta-Gela; Caltagirone-Catania-Enna-Messina; Siracusa-Ragusa. Nel 1995, con la legge istitutiva dei consorzi, erano ben 11, poi ridotti a due dal governo Crocetta.
«Dobbiamo consegnare la gestione del consorzio di bonifica agli agricoltori – ha detto il governatore, che aveva a fianco il direttore dell’assessorato regionale Agricoltura Dario Cartabellotta e il consulente Ezio Castiglione – la Regione si farà carico, con una procedura graduale, di sanare i debiti creati in questi anni, intorno a cento milioni di euro. Allo stesso tempo, dobbiamo rifare la rete idrica, ed è questo l’impegno che stiamo assumendo. Mettiamo un punto a una vicenda dolorosa che ha fatto di un ente che doveva favorire e sviluppare l’agricoltura un carrozzone politico ed elettorale». Il nuovo Consorzio avrà la natura giuridica di ente di diritto pubblico economico a carattere associativo composto da un’assemblea consortile, assemblea comprensoriale, il consiglio di amministrazione il presidente e il collegio dei revisori.
La riforma – che si sviluppa in 42 articoli – punta a realizzare nuove opere irrigue (le risorse ad oggi non vengono utilizzate o pignorate se attribuite agli attuali Consorzi, affossati dai debiti); aumentare la superficie coperta da irrigazione passando dagli attuali 61mila ettari a 176mila, obiettivo che, stando alle valutazione degli uffici regionali, è raggiungibile investendo nelle aree già attrezzate. Previsti la modernizzazione delle modalità di irrigazione (volumi, turni, qualità) per fronteggiare il cambiamento climatico, l’introduzione di nuove colture e l’allungamento della stagione irrigua. Secondo la Regione si potrebbe arrivare a un incremento del reddito in agricoltura di circa un miliardo di euro.
A regime il nuovo consorzio, dopo otto anni, dovrà garantire la gestione ordinaria dell’ente con entrate proprie. La Regione garantirà la spesa per gli investimenti. Intanto gli stipendi del personale – che costano 60 milioni di euro annui – continuano a essere a carico della Regione. «Non tutti i dipendenti sono funzionali alle reali necessità – ammette Musumeci – Abbiamo più personale amministrativo di quanto ne serva e non tutto il personale che va nelle campagne a sorvegliare o a occuparsi della rete è abbastanza preparato. Occorrono, dunque, formazione e riqualificazione e, in alcuni casi, bisognerà spalmare le risorse umane nei settori dove effettivamente servono».
Il nuovo consorzio dovrebbe occuparsi anche di redigere un piano generale di bonifica e irrigazione e tutela del territorio; della progettazione, realizzazione, gestione e vigilanza di tutte le opere pubbliche di bonifica; dell’utilizzo delle acque defluenti nei canali consortili per usi che comportino la restituzione delle acque e che siano compatibili con le successive utilizzazioni.
Dalla data di entrata in vigore della legge saranno soppressi e posti in liquidazione i Consorzi di bonifica e irrigazione Sicilia occidentale e Sicilia orientale, nonché gli altri consorzi operanti sull’Isola e sottoposti alla vigilanza dell’assessorato regionale all’Agricoltura. «Mi auguro – ha concluso Musumeci – che il Parlamento non stravolga l’impianto della legge»