Una vasca da diecimila metri quadrati da riempire con rifiuti speciali, anche pericolosi, tra i quali l’amianto. Il tutto a circa cinque chilometri dal centro di Agira e a poco più di uno e mezzo dal sito di interesse comunitario Vallone di piano della corte. Questo in sintesi il progetto che un mese fa ha ricevuto l’ok dalla Regione in merito alla richiesta della valutazione d’impatto ambientale (Via) fatta dalla Agireco srl. La società è nata a maggio 2016, ha sede ad Agira ed è formata da quattro soci, tra cui il legale rappresentante Mario Saitta.
Contro alla realizzazione del sito in contrada Serra Campana-Cote, da settimane si sono mobilitate migliaia di residenti, che hanno sollevato il caso e, dopo avere fatto una petizione, ottenuto l’indizione di una seduta di consiglio comunale con cui, all’unanimità, è stata deliberata la decisione di fare ricorso al Tar. La richiesta è chiara: bloccare l’iter. L’area destinata alla discarica è vicina a quella su cui in molti immaginano la creazione di un parco archeologico industriale, sfruttando le miniere di zolfo in disuso. Della vicenda si è interessato il Movimento 5 stelle, che con la neodeputata Elena Pagana chiede al nuovo presidente Nello Musumeci di mettere mano il prima possibile al piano dei rifiuti regionale. «Avvii immediatamente le procedure per portare in tempi urgenti il piano rifiuti a compimento – si legge in una nota a firma anche di Angela Foti e Giampiero Trizzino -. In questa fase, qualsiasi impianto risponde ai criteri dell’emergenza, proprio perché non abbiamo il piano rifiuti. In pratica le valutazioni ambientali sono falsate visto che non rispecchiano i criteri imposti dall’Ue».
La polemica attorno alla possibilità che appena fuori Agira possano essere depositati oltre 57mila metri cubi di rifiuti è stata alimentata anche dal silenzio attorno al progetto. «La sindaca Maria Greco ha ammesso di non essere a conoscenza della domanda presentata da Agireco», dichiara a MeridioNews Francesco Biondi, attivista pentastellato. Leggendo i documenti che hanno accompagnato il primo via libera della Regione si scopre che gli uffici comunali di Agira hanno ricevuto l’istanza il 7 novembre 2016. Nell’anno trascorso la prima cittadina e l’amministrazione non avrebbero saputo nulla: «Ammesso che sia così, ciò dimostra che tra i dirigenti e la sindaca non c’è comunicazione», sottolinea Biondi. Versione ribadita anche da Pagana. «Sono passati almeno tre dirigenti dall’Ufficio tecnico, uomini di fiducia della sindaca, ma nessuno, a dire della prima cittadina, l’ha informata sul progetto», aggiunge la deputata.
Gli uffici comunali, dal canto loro, in una nota trasmessa ai vertici del Comune – che chiedeva delucidazioni sulla vicenda – hanno sottolineato che la Regione non ha ritenuto di accogliere la richiesta di effettuare una valutazione di incidenza del progetto, ovvero lo studio preventivo al quale va sottoposto ogni piano che può avere effetti sui luoghi che fanno parte della rete Natura 2000. A riguardo l’assessorato regionale ha risposto «che non ricorrono gli estremi di legge previsti per lo studio suddetto, in quanto il sito dista 1,6 chilometri dalla estremità del perimetro dell’impianto». E sempre da Palermo hanno sottolineato l’assenza di risposta – nei tempi previsti dalla legge – del Libero consorzio comunale di Enna alla proposta di progetto presentata dall’impresa.
Il decreto che dispone la concessione della Via è stato uno degli ultimi firmati dall’ormai ex assessore all’Ambiente Maurizio Croce. Adesso la palla passa al Comune che ha tempo fino a Natale per fare ricorso al Tribunale amministrativo regionale o, due mesi, nel caso di ricorso al presidente della Regione. Altrimenti il passo successivo sarà la convocazione della conferenza dei servizi, a cui saranno chiamate a partecipare tutte le parti che possono avere un interesse nella disputa. Possibilità che la prima cittadina Maria Greco esclude: «Ci opporremo e lo avremmo fatto anche prima – commenta a MeridioNews -. Purtroppo, quando è stata presentata l’istanza, il dirigente dell’epoca era in procinto di andare in pensione e c’è stata una carenza di comunicazione durante il passaggio di consegne»
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