Mentre questo pomeriggio nel centro dell'Ennese si terrà un'assemblea per opporsi al sito, il rappresentante legale dell'Agireco a MeridioNews assicura di avere in mente un progetto a zero impatto ambientale. «La protesta? Solo una cosa politica». Intanto l'ex dirigente comunale assicura che la sindaca era a conoscenza
Agira, la nuova discarica «servirà solo per l’amianto» «Dopo che lo avremo interrato, copriremo con piante»
«Rifiuti che contengono amianto? La nostra intenzione è di interrare solo ed esclusivamente amianto». A chiarire l’uso che verrebbe fatto della discarica che potrebbe sorgere in contrada Serra Campana-Cote, ad Agira, è Mario Saitta, il rappresentante legale di Agireco, la ditta che ha presentato il progetto contestato da migliaia di cittadini del comprensorio dell’Ennese. Ingegnere 53enne orignario di Mistretta, Saitta ha costituito la società l’anno scorso insieme ad altri tre soci. Una srl con diecimila euro di capitale sociale, dei quali 2500 versati, che punta a gestire oltre 50mila metri cubi di eternit da depositare all’interno di una vasca. A fine ottobre, l’iter burocratico ha fatto un importante passo avanti ottenendo dalla Regione la valutazione di impatto ambientale (Via).
È stata proprio la scoperta dell’autorizzazione a fare scoppiare il caso ad Agira, dove in poche settimane si è costituito un comitato cittadino per dire no alla discarica. Tante le ombre secondo i manifestanti, a partire dalla presunta mancanza di comunicazione da parte degli uffici comunali all’amministrazione guidata dalla sindaca Maria Greco dell’istanza presentata dall’Agireco a novembre 2016. La ricostruzione, confermata nei giorni scorsi a MeridioNews da Greco, questa mattina è stata smentita dall’allora dirigente dell’ufficio Tecnico Guido Gagliano che, sul quotidiano La Sicilia, assicura di avere informato la prima cittadina già un anno fa. Sulla vicenda la procura di Enna ha aperto un fascicolo conoscitivo per accertare se l’iter burocratico che ha portato alla concessione della Via sia stato regolare.
Chi, invece, ritiene che si stia facendo eccessivo clamore per una storia che non celerebbe alcun rischio per la popolazione e l’ambiente è il rappresentante legale di Agireco. «Questa protesta mi sembra soltanto una cosa politica – dichiara Saitta a MeridioNews -. Ho letto in giro diverse notizie false, che saremmo intenzionati a mettere materiale radioattivo nel sottosuolo». L’ingegnere spiega che, nonostante l’autorizzazione ricevuta dalla Regione consentirebbe in linea di principio la gestione di diversi rifiuti pericolosi, l’impresa ha in mente di occuparsi soltanto di un tipo specifico: «Noi vogliamo trattare soltanto l’amianto e questa mia frase non deve impaurire nessuno, perché si tratta di uno dei rifiuti più innocui se trattato in maniera corretta – prosegue Saitta -. L’amianto è pericoloso se rimane all’aria aperta, dove si deteriora rilasciando le fibre di asbesto, ma se viene interrato non accade nulla. Anzi – sottolinea l’imprenditore – daremmo un contributo all’ambiente».
Il rappresentante legale dell’impresa che ha sede proprio ad Agira fa riferimento alla situazione generale che riguarda lo smaltimento dell’amianto. «La Regione ha approvato una legge nel 2014 che punta alla bonifica dell’Isola con un trattamento dell’eternit in loco, ma a oggi non esiste alcun sito dove ciò avviene – va avanti Saitta -. Il nostro sarebbe un primo passo, finora l’amianto viene smaltito mandandolo in Toscana o addirittura in Germania. Il tutto a costi decisamente alti». La gestione del rifiuto, che da inizio anni Duemila ha causato in Sicilia quasi mille mesoteliomi, secondo Saitta avverrebbe in totale sicurezza. «L’amianto arriverebbe da noi già impacchettato – spiega -. A noi spetterebbe il compito di deporlo in una vasca provvista dei sistemi di sicurezza e di una rete di canali per il trattamento di eventuale percolato. Quando si riempirà verrà tombato con materiale inerte, terreno e potremo mettere anche piante ornamentali. Il sito non verrà mai più riaperto». L’ingegnere si sofferma poi sulla mancata presentazione della valutazione di incidenza ambientale (Vinca), in un primo tempo chiesta dal Comune di Agira ma poi non ritenuta necessaria dall’assessorato regionale. «Lì l’errore lo abbiamo fatto noi – commenta il rappresentante di Agireco -. La norma che regola la Vinca è cambiata poco prima che abbiamo presentato il progetto e ha ristretto il raggio entro cui va chiesta quando si è presenza di siti di interessi comunitari, portandola da duemila metri a duecento». A riguardo sia il Comune di Agira che gli attivisti segnalano che il decreto firmato dall’ex assessore Maurizio Croce ha una data successiva al decreto presidenziale, che ad aprile ha aggiornato il piano regionale per la gestione dei rifiuti speciali e che in merito alla Vinca dice: «Dovranno essere sottoposti a verifica di assoggettabilità alla valutazione di incidenza tutti i nuovi impianti da localizzarsi entro il raggio di due chilometri dal perimetro dei Siti Natura 2000».
Spiegazioni che con molta probabilità non serviranno a rassicurare i residenti di Agira e dintorni, che per questo pomeriggio hanno indetto un’assemblea pubblica a cui prenderanno parti anche molti dei sindaci della zona. L’incontro si terrà a partire dalle 17.30 nel circolo degli operai. Intanto, a esprimere la propria contrarietà in merito al progetto è anche il deputato regionale Claudio Fava, dopo che negli scorsi giorni lo stesso avevano fatto i deputati del Movimento 5 stelle Elena Pagana, Angela Foti e Giampiero Trizzino. «No a una discarica decisa dall’assessorato regionale a una settimana dal voto di novembre, senza consultare il territorio, con una procedura palesemente irregolare e il sospetto di interessi opachi sull’intera operazione: è l’ultimo regalo della giunta Crocetta – si legge in una nota del vicepresidente della commissione nazionale Antimafia -. Il giorno stesso di insediamento dell’Ars, depositeremo una nostra mozione con cui chiediamo al governo Musumeci di sospendere immediatamente ogni autorizzazione concessa».