Aggressione all’ufficio immigrazione, un rimpatrio Per questura «soggetto a rischio radicalizzazione»

È stato rimpatriato dall’aeroporto di Roma Fiumicino, dopo essere stato condannato a 14 mesi di reclusione per l’aggressione a un poliziotto avvenuta lo scorso 6 marzo, nei locali dell’ufficio immigrazione di viale Africa. Si tratta di Mohamed Belkamoun, cittadino marocchino di 34 anni, secondo gli investigatori «soggetto particolarmente pericoloso e violento». Di lui si era parlato quasi sei mesi fa, quando era stato arrestato dopo avere dato un pugno in faccia a un giovane agente di polizia. Secondo la ricostruzione di MeridioNews, il 34enne stava uscendo dagli uffici, quando è stato richiamato indietro. Di lì a pochi istanti l’aggressione e l’uomo delle forze dell’ordine trasportato sanguinante in ospedale.

Per la questura, che oggi comunica l’espatrio di Belkamoun, quel giorno l’uomo avrebbe picchiato «senza alcun motivo» l’agente, che avrebbe riportato contusioni e una frattura giudicata guaribile in 30 giorni. Il marocchino avrebbe minacciato gli operatori «di tagliargli la gola e di farli saltare tutti in aria, millantando di essere un esperto di arti marziali», si legge nella nota diffusa dalle forze dell’ordine. In quell’occasione il cittadino era stato fermato con le accuse di «violenza, minaccia, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e porto di armi od oggetti atti ad offendere».

Dopo il fatto, il cittadino in carcere sarebbe stato monitorato «quale soggetto a rischio di radicalizzazione e proselitismo» ed è stato trasferito nella casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto (in provincia di Messina). Il 12 luglio è arrivata la sentenza di condanna emessa dal tribunale di Catania, proprio per i fatti del 6 marzo. Successivamente è stato emesso il decreto di espulsione dal Cie di Brindisi. Belkamoun sarebbe stato fittiziamente sposato con una cittadina italiana e avrebbe precedenti per violazione di domicilio, danneggiamento, furto e uso di stupefacenti.


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