Il primo cittadino Salvo Pogliese conferma «piena fiducia e stima» nei confronti dell'assessore al Bilancio. Interlocutore dell'ex pentastellato Giovanni Grasso durante una conversazione che aveva per protagonista involontaria la consigliera Lidia Adorno
Affaire Grasso: per il sindaco, Bonaccorsi non si tocca «Campagna denigratoria, lui qualificato e integerrimo»
«Riconfermiamo piena fiducia e stima nella persona e nell’operato di Roberto Bonaccorsi, amministratore qualificato e integerrimo, in questi giorni oggetto di una campagna denigratoria». Il sindaco di Catania e la sua giunta fanno quadrato attorno al vicesindaco e assessore al Bilancio. Dopo giorni in cui l’intervento del primo cittadino veniva sollecitato dalla consigliera Lidia Adorno, il primo cittadino finalmente risponde. E lo fa allontanando ogni accusa nei confronti del suo numero due. La vicenda è quella della conversazione privata tra l’ex candidato sindaco M5s Giovanni Grasso e Roberto Bonaccorsi. Una telefonata registrata da Grasso e inviata, sembra per errore, alla chat del gruppo degli attivisti grillini catanesi. Stamattina, la corazzata pentastellata da Palazzo degli elefanti ha lanciato il suo attacco frontale. E il senatore catanese Mario Giarrusso non ha usato mezzi termini: «O Pogliese farà subito pulizia e chiarezza, oppure non si presenti a Roma né da nessuna parte a chiedere un euro perché non gli sarà dato».
«L’interesse di Catania e dei suoi cittadini
va oltre i personalismi e la rincorsa alla visibilità a ogni costo e agli interessi di partito», scrive il sindaco in una nota diffusa alla stampa. «Bonaccorsi ribadiva, con toni forti e accesi, solo quanto aveva detto pochi minuti prima nell’aula del Consiglio comunale». Durante la seduta straordinaria del 20 maggio scorso, infatti, il vicesindaco aveva annunciato una querela nei confronti della consigliera Adorno, che addebitava a lui la responsabilità del caso «bagni d’oro», cioè i servizi igienici pubblici cittadini che costano – da contratto con la partecipata Multiservizi – oltre 700mila euro l’anno. Lidia Adorno, però, sbagliava una data del mandato di Roberto Bonaccorsi da assessore al Bilancio della giunta all’epoca guidata da Raffaele Stancanelli.
«È meglio soprassedere e sorvolare sul
tentativo di utilizzare un episodio privato (e non sappiamo quanto casuale) per mettere in discussione l’operato dell’amministrazione comunale nella sua azione di pressing sul governo e il parlamento per adottare misure di sostegno e fare rialzare Catania dal dissesto in cui è stata lasciata dalla precedente amministrazione», conclude Salvo Pogliese.
Decisamente più netto è, invece, l’intervento del
gruppo consiliare #Insiemesipuò, guidato dal consigliere comunale ed ex assessore della passata amministrazione Salvo Di Salvo. «Le dichiarazioni del senatore Mario Giarrusso assumono un inaccettabile tono intimidatorio – si legge nel comunicato stampa – Non possiamo accettare, da catanesi prima che da amministratori, che un parlamentare del partito di maggioranza relativa del governo possa rivolgersi al sindaco con un ultimatum ricattatorio». E chiudono: «Abbiamo già manifestato vicinanza alla collega Lidia Adorno nel precedente Consiglio comunale e analogamente abbiamo sempre apprezzato Roberto Bonaccorsi per il signorile profilo umano e istituzionale».
Alzano ancor più i toni i consiglieri di Grande Catania Sebastiano Anastasi, Alessandro Campisi, Orazio Grasso e Giuseppe Castiglione, presidente del consiglio: «Parole preoccupanti, quelle del senatore Giarrusso, che antepone agli interessi di una città la portata sterile di una bega derubricabile a quisquilie di scarsa rilevanza politica e giuridica». Secondo il gruppo autonomista, che in giunta esprime l’assessore Giuseppe Lombardo, «Si disvela il disegno folle di chi, non avendo alcuna sensibilità rispetto al degrado sociale che sta penetrando il tessuto sociale catanese, non mostra alcun senso delle istituzioni». I consiglieri rinnovano la loro fiducia nel vicesindaco Bonaccorsi e auspicano «che questa deprecabile posizione rimanga isolata e non abbia approdi concreti nelle stanze del Governo romano».