Secondo il rapporto redatto dalla Commissione per le adozioni internazionali, nel 2021 c'è stato un lieve aumento, ma i dati sono imparagonabili rispetto a quelli del 2019. «Crisi economica e pandemia hanno influito», afferma Maria Virgillito, presidente Asa Onlus
Adozioni, numeri in calo rispetto agli anni pre-Covid «Sono necessari degli incentivi da parte dello Stato»
Nel 2021 sono state 680, mentre nel 2020 si sono attestate 669. Sono gli ultimi due dati che emergono dal rapporto nazionale della Commissione adozioni internazionali da cui si nota come, nonostante un lieve incremento del 7 per cento, i bambini che riescono a trovare una famiglia sono sempre di meno. Numeri in netto calo rispetto al 2019, quando le adozioni erano 1205 e addirittura imparagonabili rispetto a dieci anni fa, quando se ne erano registrate 3106. Una fotografia chiara del momento, ma anche poco confortante che Maria Virgillito, presidente dell’Associazione solidarietà adozioni (Asa), ha commentato ai microfoni di Radio Fantastica, all’interno della trasmissione FantaMagazine, concentrandosi sulle possibili cause che influiscono sui numeri. «Molti bambini oggi rimangono nelle famiglie affidatarie o presso le strutture di competenza, di contro abbiamo un sacco di coppie che vogliono diventare genitori – afferma Virgillito – Ci sono Paesi dove si possono adottare bambini dello stesso Stato, questa potrebbe essere già una misura da intraprendere. Per quanto riguarda le cause, ci sono state una serie di concomitanze che sicuramente non hanno aiutato».
La crisi economica, la pandemia e – anche se in maniera differente – la guerra Russo-Ucraina sono stati elementi influenti. «Col Covid in alcuni Paesi le adozioni sono continuate – dice Virgillito, che è stata anche ex consulente dell’assessorato regionale alla Famiglia – Ma per molte famiglie sicuramente si è rivelato proibitivo spostarsi in Paesi come Filippine, India o Colombia per iniziare i processi di adozione. Ma anche le condizioni economiche devono essere agevolate. Oggi ad adottare sono molte famiglie già con figli: sicuramente anche le condizioni economiche sono determinanti». Senza contare che molte famiglie che non possono avere figli hanno accesso più facilmente a metodi come la fecondazione assistita. «La scienza ha fatto dei passi avanti e, giustamente, molte coppie scelgono di ricorrere a queste alternative e adesso è ancora più accessibile – prosegue la presidente – Si dovrebbe partire dal fatto che l’adozione è un diritto dei bambini e lo Stato dovrebbe attuare delle politiche specifiche che possano incentivare la disponibilità delle coppie ad adottare. Lo Stato deve implementare il diritto dei bambini a crescere in una famiglia. Dal canto nostro – conclude Virgillito – fino a quando ci sarà anche un solo bambino in attesa di un’adozione, non abbiamo raggiunto il nostro scopo. Facciamo il possibile per venire incontro alle famiglie e ai bambini».
Una crisi che si va a riversare non soltanto nei numeri, quindi, ma anche sui bambini, costretti a restare in attesa di una famiglia. Ci sono stati anni con anche 5mila richieste di adozioni. Il rapporto dice anche che lo scorso anno sono state 563 le coppie che hanno adottato bambini stranieri, quando erano state 526 nel 2020, 969 nel 2019 e 2.469 nel 2012. La Lombardia, con 79 adozioni, la Puglia con 71 e Campania e Lazio – entrambe con 69 adozioni – sono le regioni con maggior numero di adozioni. Il 59 per cento dei bambini adottati sono maschi.