E con una tristezza sconfinata che apprendo della prematura scomparsa di lino piscopo. Scrivo in prima persona perché, per me, scompare una delle persone più simpatiche conosciute nella mia vita. E perché con lino non posso utilizzare la terza persona. Scrivo queste righe con un grande rammarico che mi porterò dietro per il resto dellesistenza: non essere riuscito a spiegare a lino che, da quando, insieme con antonella e con altri amici, ci dedichiamo a linksicilia, non riesco a lavorare meno di dodici ore al giorno.
Addio a Lino Piscopo, artista, uomo di Teatro e, soprattutto, amico
E con una tristezza sconfinata che apprendo della prematura scomparsa di Lino Piscopo. Scrivo in prima persona perché, per me, scompare una delle persone più simpatiche conosciute nella mia vita. E perché con Lino non posso utilizzare la terza persona. Scrivo queste righe con un grande rammarico che mi porterò dietro per il resto dellesistenza: non essere riuscito a spiegare a Lino che, da quando, insieme con Antonella e con altri amici, ci dedichiamo a LinkSicilia, non riesco a lavorare meno di dodici ore al giorno.
Dico questo perché, nei primi mesi del 2012, dopo aver iniziato a collaborare con LinkSicilia, Lino si è un po risentito per quella che lui – me lo ribadì lultima volta che ci siamo sentiti, al telefono – definiva la mia assenza.
Lino era così: artista in tutto: nella vita, nel teatro, nella letteratura. Lidea che io non avessi più nemmeno il tempo di respirare non lo convinceva. Non potevo, a suo giudizio, non trovare il tempo per il “nutrimento dell’anima”.
Quando facevamo linchiesta – mi diceva – nella vecchia sede di via Carducci si facevano le riunioni per le pagine culturali. Passavamo ore ed ore a discutere sulla riapertura del Teatro Massimo, sugli spettacoli di Villa Trabia, sullassessore Giambrone che spesso mettevamo in croce con un nostro amico tedesco che abbiamo perso di vista. Ora, invece, fai il prezioso.
Non era facile raccontare a Lino che cosa è un quotidiano on line di opposizione e, perché no?, spesso di controinformazione fatto con due giornalisti e con un pugno di collaboratori. Fatto, soprattutto, senza soldi. Anche perché noi non abbiamo mai avuto la fortuna di conoscere Giacchetto, in arte Jack come lo chiamavano i politici siciliani fino a poco tempo fa.
Con Lino ci siamo conosciuti nel 1997, pochi mesi dopo i primi numeri de linchiesta, il quindicinale che ho fondato con alcuni amici. Non ci siamo conosciuti per fatti culturali. Nel settembre di quellanno, se non ricordo male, avevano posto in liquidazione coatta amministrativa la Sicilcassa. Un atto di banditismo bancario tipico della massoneria che in Italia ha sempre controllato (molto male visti i risultati) il credito. Ci siamo conosciuti perché, entrambi, davamo un pessimo giudizio su quello che stavano combinando i potenti con le banche siciliane.
Lino Piscopo era già noto per la sua grande competenza in materia teatrale e letteraria. In verità, non era molto noto a me, che nella mia attività di giornalista, seguo, per lo più, il Teatrino della politica, arte e cronache umane un po meno nobili degli argomenti dei quali Piscopo era, invece, maestro.
Detto questo, abbiamo fatto amicizia subito. E, ovviamente, ha cominciato a scrivere per linchiesta. Sempre articoli di grande respiro. Pieni di poesia e di amore per la cultura.
Al telefono, lultima volta che ci siamo sentiti, aveva ragione: linchiesta dedicava ampio spazio alla cultura: cerano lui, Totò Lo Bue ed Ersilia (il primo scriveva, la seconda no, perché faceva la filosofa a tempo pieno), il professore Giuseppe Messina, il professore Lucio Zinna, il nostro amico tedesco che non riusciamo più a rintracciare e altri ancora.
Lino era tra questi. Ed era il più ostico. I suoi articoli arrivavano dopo lunghe meditazioni. Ed era lunico che si correggeva le bozze. Per Lino i refusi non potevano e non dovevano esistere. Soprattutto nei suoi articoli. Mi diceva: Uno, un solo refuso e non scrivo più. Ovviamente, ogni suo articolo, una volta impaginato, andava letto sei volte prima di dare il si stampa alla tipografia.
Di Lino ho un sacco di ricordi. Tutti bellissimi. Grande intellettuale. Grande persona per bene. Grande conoscitore del Teatro. E grande siciliano.
Cera un lato di Lino che ho scoperto solo quale anno fa: la sua passione non per il Risorgimento, ma per chi lo metteva in discussione, soprattutto con riferimento al Sud. Anche su questo la pensavamo allo stesso modo.
Una bella avventura è stata, sempre con linchiesta, lannullo postale. Io non sapevo nemmeno cosera un annullo postale. Me lha spiegato Lino. Ne abbiamo fatto uno con linchiesta. Nella sede del quindicinale.
Ricordo quella domenica. Cera il funzionario delle Poste e la gente che veniva e timbrava. In redazione eravamo tutti incuriositi. Di solito, nella redazione de linchiesta, si discuteva solo di come darle in testa ai ladri e ai banditi che infestavano leconomia e la politica siciliana di quegli anni. Quella domenica, invece, parlavamo di francobolli e di collezionisti. Persino le ragazze che partecipavano allavventura de linchiesta, che nel lavoro mordevano tremendamente, quella domenica erano diventate buone.
Con LinkSicilia non ho avuto fortuna. Nel senso che con Lino ci siamo allontanati. Da quando esiste questo giornale ho perso non so più se tre o quattro volte tutti i numeri di telefono. Il telefono con la scheda dove cera il numero di Lino è finito nel mare di Sciacca, dalle parti di Testa di Crasto (dopo Capo san Marco, procedendo verso Menfi) ad inizio estate del 2012. Lui, ovviamente, non ci credeva (in realtà, nemmeno io, quando ho visto il telefono cellulare in mare, ci volevo credere: avevo passato tutti i numeri – oltre 300 – dalla scheda al telefono perché cinque o sei mesi prima si era smagnetizzata la scheda con oltre 300 numeri: insomma i numeri di telefono dei miei cellulari prima le si è ‘inghiottiti’ la smagnetizzazione, poi il mare di Sciacca e, in terza battuta, un bicchiere di carta con dentro l’acqua finito non so come dentro il cruscotto della macchina dove ho riposto il telefono…).
Lino lho visto lultima volta a settembre dello scorso anno. Era un po arrabbiato con me. Era stato poco bene e non mi ero fatto sentire. Gli ho detto che non avevo più i suoi numeri. Ma lui, ovviamente, non ci ha creduto.
Che dire? Se nè andato un amico sincero. Un uomo che ho sempre stimato tantissimo. Ma che forse non ho amato abbastanza. E inutile che cerco scuse con me stesso: anche se sono incasinato da morire avrei dovuto cercarlo, così come dovrei cercare tante altre persone che non sento da anni. Chissà, forse un giorno, se riuscirò a uscire indenne dai casini, rivedrò tutte le persone alle quali voglio bene. O almeno me lo auguro.
Quanto a Lino, è nei miei ricordi e nei miei pensieri. Per sempre.
(ovviamente, non ho nemmeno una sua fotografia: ma Lino non ci crederebbe…)
A Lino e alla sua famiglia le condoglianze della redazione di LinkSicilia