Dopo uno spiraglio di trattativa, l'applicazione di una legge regionale del 2019 ha imposto la rimodulazione della pianta organica. Così i dipendenti, con un'età media di 60 anni, si sono ritrovati sospesi. Intanto tra qualche giorno la palla passerà ai giudici
Ad Ambelia la protesta dei lavoratori dell’Incremento ippico In otto messi alla porta. «Dalla politica promesse e bugie»
Vincitori di concorso, da 30 anni al servizio della Regione Siciliana, un’età media che ha già superato il giro di boa del mezzo secolo di vita e da tre giorni protagonisti un sit-in di protesta. L’identikit è quello di otto lavoratori dell’Istituto per l’incremento ippico, storico ente pubblico, con sede a Catania, alle dipendenze dell’assessorato regionale all’Agricoltura. Sotto i riflettori c’è una vicenda cominciata il 16 ottobre 2019, giorno in cui sulla pagine della Gazzetta ufficiale venne pubblicata una legge con cui il presidente della Regione Nello Musumeci intendeva «rimodulare la pianta organica» dell’ente. In sostanza un taglio che prevedeva il passaggio da 31 a 17 lavoratori e una rivisitazione del loro inquadramento nelle varie categorie lavorative.
Passati quasi due anni si arriva al 19 luglio scorso, quando otto persone sono state collocate ufficialmente in disponibilità per un periodo massimo di due anni. In sostanza: sospensione delle obbligazioni inerenti il rapporto di lavoro e 24 mesi con un’indennità pari all’80 per cento dello stipendio. Terminato questo periodo sarà la volta dei saluti. Un epilogo a cui però i diretti interessati non vogliono rassegnarsi. Ecco perché tra le azioni intraprese c’è quella di un sit-in di protesta, cominciato il 3 settembre e terminato ieri, davanti i cancelli della tenuta di Ambelia, sede distaccata dello stesso istituto ma soprattutto fiore all’occhiello per le manifestazioni equestri organizzata dalla Regione. «Un luogo dove la Regione negli ultimi anni ha investito milioni e milioni di euro. Soldi che sono una vera enormità rispetto alla situazione in cui sono finiti questi lavoratori», spiega a MeridioNews Luca Crimi, segretario regionale Uil funzione pubblica.
«Dietro questa scelta dell’istituto – continua – non c’è stato nessun accordo con i sindacati. Si è trattato soltanto di un atto unilaterale da parte dell’amministrazione». Uno spiraglio sembrava essersi aperto a inizio luglio con la sospensione, per 20 giorni, della messa in mobilità obbligatoria «per esaminare le problematiche inerenti i lavoratori». Dopo alcuni giorni, e scongiurata la prima annunciata protesta alla Fiera mediterranea del cavallo ad Ambelia, si è tenuto un incontro a Palermo con i vertici dell’assessorato. «Siamo stati presi in giro – incalza Crimi – ci avevano detto che avrebbero ripreso tutto il discorso e l’iter amministrativo ma a oggi siamo a un punto di non ritorno, all’interno di un vicolo cieco».
Cosa succederà adesso? Lavoratori e sindacati hanno cerchiato in rosso diverse date. Il 10 e 15 settembre sono state già fissate, dopo la presentazione di un ricorso, due udienze davanti ai giudici del tribunale amministrativo regionale. C’è poi il capitolo dell’Assemblea regionale siciliana con la richiesta di una convocazione congiunta davanti alla prima e la quinta commissione, rispettivamente quelle che si occupano di Affari istituzionali e Lavoro. «Su quest’ultimo fronte attendiamo ancora una risposta che, forse, arriverà a breve – conclude Crimi – Noi sicuramente continueremo con le nostre azioni di lotta anche perché a 60 anni queste persone sono tagliate fuori dal mercato del lavoro».