Acquedotto di Scillato, incompiuta palermitana Persi ogni anno 15 milioni di metri cubi d’acqua

Le incompiute in Sicilia si pagano care. Un tanto al litro nel caso che stiamo per raccontare. L’Acquedotto di Scillato, realizzato alla fine degli anni ottanta per l’approvvigionamento della città di Palermo, costituito da una condotta in pressione che affianca il vecchio canale preesistente, da anni andrebbe riparato. Il progetto, relativo a oltre sette anni, prevedeva un importo di sei milioni di euro. A causa della mancata realizzazione degli interventi si perdono mediamente 15 milioni di metri cubi di acqua all’anno. L’acquedotto ha una portata media che va dai 650 ai mille litri di portata. In altre parole ogni giorno si perdono 400 litri al secondo che finiscono a mare. Inutilizzati. 

L’acqua dagli acquedotti arriva a caduta senza neanche spese di vettoriamento. Si preferisce l’approvvigionamento dal lago di Scanzano, a Piana degli albanesi, che rende però necessaria la fase di potabilizzazione, degli impianti a servizio delle dighe. Il costo varia da 0,30 a 0,35 euro a metro cubo. A questo si deve aggiungere la spesa di consumo di energia elettrica per il trasferimento che è di 0,40 euro a metro cubo. Il numero finale, moltiplicando il costo per il volume di acqua approvvigionata, arriva a sei milioni di euro di perdite secche all’anno, rispetto alla possibilità dell’acqua che si perde per una conduttura non sistemata. L’equivalente, in pratica, della riparazione – che andrebbe fatta una sola volta – viene speso più o meno ogni anno. 

Ricapitolando: in oltre sette anni si sono persi all’anno 15 milioni di metri cubi di acqua e 42 milioni di euro di costi. Nel 2013 la Regione approntò un finanziamento di 3.800.000 euro che però non si rese disponibile. La condotta in acciaio correnti galvaniche inoltre non è da tempo sottoposta a interventi di manutenzione, il che contribuisce ad alimentare problemi e criticità. Regione e Comune di Palermo non trovano di meglio che litigare, ma intanto l’acqua continua a scorrere. E a perdersi.


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