La sede dell'eas e' stata occupata. E si profila l'emergenza anche in 52 comuni del palermitano e nel siracusano. Ma questo non sblocca una situazione dove gli interessi dei pochi continuano a prevalere sull'interesse pubblico. Con la connivenza del governo e della presidenza dell'assemblea regionale siciliana. Il documento del forum siciliano
Acqua & affari: mafia e politica insieme appassionatamente
LA SEDE DELL’EAS E’ STATA OCCUPATA. E SI PROFILA L’EMERGENZA ANCHE IN 52 COMUNI DEL PALERMITANO E NEL SIRACUSANO. MA QUESTO NON SBLOCCA UNA SITUAZIONE DOVE GLI INTERESSI DEI POCHI CONTINUANO A PREVALERE SULL’INTERESSE PUBBLICO. CON LA CONNIVENZA DEL GOVERNO E DELLA PRESIDENZA DELL’ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA. IL DOCUMENTO DEL FORUM SICILIANO
In Sicilia la gestione dell’acqua è ormai un’emergenza. Ma la politica fa finta di non accorgersene. Sono 52 i Comuni del Palermitano che rischiano di restare a secco. Idem per la provincia di Siracusa. Da domani ci saranno problemi anche nei circa 40 Comuni dislocati nel Trapanese, nel Catanese e nel Messinese gestiti ancora dall’Eas, l’Ente acquedotti siciliani.
Sullo sfascio idrico siciliano sul quale ‘galleggia’ il Governo regionale di Rosario Crocetta interviene, con una nota, il Forum siciliano dei movimenti per l’acqua ed i beni comuni.
“Sulla prosecuzione di un servizio pubblico essenziale, come quello idrico, che da domani venerdì 14 rischia di essere sospeso – si legge nel comunicato – non cè ancora alcuna certezza. Il 10 febbraio si è costituita lunità di crisi per far fronte al caos”. Ma, a quanto pare, non è servito a nulla.
Nel Palermitano è fallita la società che gestiva 51 Comuni, Acqua Potabili Siciliane (APS). “E dire che da ottobre scorso era noto che APS fallita avrebbe riconsegnato reti ed impianti ai 52 Comuni che gestiva – si legge sempre nel comunicato del Forum per l’acqua pubblica -. Dopo innumerevoli incontri nei quali i Sindaci sono stati chiamati a votare le soluzioni più disparate e fantasiose per evitare lemergenza idrica, dalla gestione transitoria da affidare per sei mesi ad Eas, allipotesi di una gestione transitoria da attribuire ad Amap (l’Azienda che gestisce l’acqua nel Comune di Palermo ndr) per la quale l’assessore regionale Nicolò Marino, il 29 gennaio, in IV Commissione Ars, si era impegnato a garantire le risorse necessarie, ecco il coniglio dal cilindro…”.
A questo punto arriva la descrizione di tutto quello che sta succedendo:
“Il 30 gennaio l’Ato Palermo pubblica l’avviso di manifestazione d’interesse, con scadenza 4 febbraio, ed ‘a sorpresa’, oltre alla disponibilità di Amap, spuntano altre tre offerte da potenziali gestori privati. È evidente che le società private che hanno presentato unofferta avevano già acquisito la documentazione necessaria a formularla ben prima della pubblicazione dellavviso, che peraltro non contiene alcuna indicazione economico-finanziaria ma il solo obbligo di assorbire il personale ex APS”.
Insomma, quella in corso non sarebbe altro che una manfrina alla quale – è inutile prenderci in giro – non sarebbe estraneo il Governo regionale.
Si legge infatti ne comunicato del Forum: “Considerato che nessun privato si offre di fare beneficenza avendo come mission il profitto, e che il costo della gestione e degli investimenti ricade interamente sulla bolletta (full recovery cost), è facilmente prefigurabile che un’ennesima privatizzazione sarebbe interamente a carico dei cittadini. Si liberi quindi il campo dalle spinte privatrizzatrici riproposte pretestuosamente utilizzando un’emergenza creata ad arte e facilmente evitabile se affrontata nei tempi e nei modi opportuni, ricordando che grazie allemergenza l’ex governatore Salvatore Cuffaro ha privatizzato il Servizio idrico integrato in Sicilia, costituito Siciliacque, con la quale si è svenduto un patrimonio di 50 anni di investimenti pubblici”.
Il riferimento è alla cessione a titolo gratuito, per trent’anni, di buona parte di acquedotti e dighe a Sicilacque, società privata della quale la Regione ha una partecipazione di minoranza.
“Aldilà della soluzione che si adotterà in via transitoria per non lasciare a secco i cittadini – leggiamo sempre nel comunicato del Forum per l’acqua pubblica – chiediamo che si operi per ristabilire in maniera definitiva i principi di legalità, democrazia e partecipazione; il potere di scelta sul futuro del Servizio idrico integrato non può essere avocata dai Commissari, né dal Governo regionale, ma deve essere restituito agli enti locali, unici legittimi detentori. Si operi quindi per investire Sindaci e Consigli Comunali ad esercitare questo diritto/dovere, nel rispetto dei principi espansivi degli esiti referendari che le leggi nazionali e comunitarie assegnano agli enti locali, come riaffermato dalla recente deliberazione della Corte dei Conti 2/14”.
“Cittadini ed enti locali – prosegue ancora il comunicato – si sono già espressi per una gestione pubblica e partecipata delle risorse idriche, attraverso lemanazione del disegno di legge di iniziativa Popolare e dei Consigli Comunali nel 2010 e la plebiscitaria vittoria dei SI’ per i referendum del 2011. Un’indicazione politica che non può essere elusa a nessun livello dai rappresentanti delle istituzioni, delegati ad esercitare un potere rappresentativo che è subordinato a quello esercitato dal Popolo Sovrano”.
Invece l’indicazione viene elusa dal Governo del ‘rivoluzionario’ Rosario Crocetta e dalla presidenza dell’Ars. Quest’ultima, violando leggi e regolamenti, si guarda bene dal mettere in discussione il disegno di legge d’iniziativa popolare per tutelare i privati. Tra i quali potrebbero esserci anche politici siciliani.
Va da sé che anche i mafiosi vedono come fumo negli occhi il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua. Su questo punto, al di là delle chiacchiere, si saldano gli interessi della politica e della mafia.
“Si riunisca al più presto la Conferenza degli 82 Sindaci della provincia di Palermo – prosegue il comunicato del Forum – così come quella della provincia di Siracusa in analoghe condizioni, e si proceda alla definizione di una proposta condivisa che veda nella costituzione di enti di diritto pubblico (azienda speciale, azienda speciale consortile, consorzi tra comuni) i soggetti deputati ad esercitare una gestione efficace, efficiente ed economica a beneficio della collettività. Non è necessario a termini di legge bandire alcuna gara, per generare profitto ai privati sulla gestione. Se utili ci saranno devono essere reinvestiti sullefficentamento del servizio, e non in dividendi per gli azionisti”.
“Per lACQUA PUBBLICA – prosegue la nota – si sono spesi in questi ultimi otto anni migliaia di cittadini, comitati territoriali, associazioni e soprattutto si sono mobilitati centinaia di Consigli Comunali, che aldilà delle appartenenze politiche, hanno scritto una pagina storica di democrazia diretta e partecipata nella nostra regione”.
“Restiamo in attesa che il Presidente, il Governo e le forze politiche ne prendano atto – conclude il comunicato del Forum – a fronte del fallimento conclamato delle privatizzazioni, e dichiarino a chiare lettere quale legge sullAcqua vorrebbero che fosse approvata, se quella promossa dai Cittadini e dagli Enti Locali, o quella di riprivatizzazione esitata dalla IV Commissione Ars”.