Un trolley di colore nero è stato ritrovato a pochi passi dall'istituto bancario Credito siciliano. Fatto brillare dagli artificieri, conteneva solo giornali. Viabilità interdetta in direzione nord e sud. Ad aprile 2015 un bagaglio era stato abbandonato in occasione della presentazione del bando per la raccolta rifiuti
Acireale, una valigia sospetta in piazza Duomo Artificieri sul posto, nuovo allarme in dieci mesi
L’anno scorso era rosso, stavolta nero. Ma Stendhal non c’entra con quanto sta accadendo ad Acireale, dove a distanza di dieci mesi è scattato nuovamente l’allarme bomba. Rosso e nero, infatti, sono i colori dei due trolley – il primo ad aprile 2015, il secondo nelle ultime ore – che sono stati ritrovati nella città dei cento campanili. Una valigia abbandonata, infatti, è stata segnalata nella centralissima piazza Duomo. Il bagaglio, che ha destato i sospetti prima dei passanti e poi delle forze dell’ordine, si trova a poche decine di metri dall’istituto Credito siciliano. Verso le 17 è stato fatto brillare, all’interno c’erano solo carte e giornali.
Sul posto è giunta la polizia del locale commissariato, mentre i vigili urbani hanno interdetto la viabilità in direzione nord e sud. Dopo l’arrivo degli artificieri, che hanno fatto esplodere il bagaglio in condizioni di sicurezza, è stato appurato che si trattava di un falso allarme. Come l’anno scorso. Quel giorno, nei locali del palazzo del Turismo, era stato presentato il bando di gara dell’appalto settennale per la raccolta dei rifiuti – che allo stato deve ancora concludersi – e quella coincidenza, unita alla vicinanza temporale con gli atti intimidatori ai danni del deputato regionale Nicola D’Agostino e del sindaco Roberto Barbagallo, aveva fatto temere potesse trattarsi di un gesto simbolico.
La vicenda, tuttavia, era stata presto archiviata, dopo che si era scoperto che la valigia era stata dimenticata da un cittadino del posto per noncuranza. Un ricordo lontano che si è riacceso in queste ore, portando alcuni a ravvisare una nuova coincidenza: il fatto avviene all’indomani dell’operazione antimafia denominata I vicerè, che ha portato all’arresto di 109 affiliati al clan Laudani, compresi i reggenti locali.