Il gip del tribunale di Catania, Giovanni Cariolo, ha accolto la richiesta di giudizio immediato da parte dell'accusa. L'inchiesta Sibilla a febbraio ha scosso il Comune acese, facendo luce su una serie di vicende che hanno visto protagonisti amministratori e burocrati
Acireale, sarà processo per ex sindaco Barbagallo Rinvio a giudizio pure per ex assessore e dirigenti
Sarà processo per gli indagati del filone acese dell’inchiesta Sibilla che a febbraio ha scosso il Comune di Acireale. A disporlo è stato il gip Giovanni Cariolo, che ha accolto la richiesta di giudizio immediato presentata dal pm Fabio Regolo per le 13 persone coinvolte. L’udienza è stata fissata per il 3 luglio.
Alla sbarra ci sarà l’ex sindaco Roberto Barbagallo. Attualmente ai domiciliari, è accusato di corruzione elettorale in una vicenda avvenuta poco prima delle ultime Regionali. Per gli inquirenti, l’allora primo cittadino avrebbe chiesto e ottenuto dal luogotenente dei vigili urbani Nicolò Urso di eseguire un controllo amministrativo a carico di due ambulanti, con l’intento di indurre i due a cercare i favori dello stesso Barbagallo, che avrebbe barattato la propria disponibilità in cambio del sostegno elettorale a Nicola D’Agostino, candidato di Sicilia Futura poi eletto all’Ars e politico regionale di riferimento per l’ex sindaco. A presentarsi davanti al giudice saranno anche lo stesso Urso e i fratelli commercianti di frutta e verdura Salvatore e Sebastiano Principato.
A processo anche Ferdinando Garilli, Anna Maria Sapienza, il dirigente comunale Giovanni Barbagallo, l’ex assessore allo Sport Giuseppe Sardo ed Eva Finocchiaro. Per loro l’accusa è di avere turbato la gara per l’affidamento degli incarichi di progettista per la riqualificazione della pista di atletica dello stadio Tupparello. Lo stesso Barbagallo e l’altro dirigente Salvatore Di Stefano sono accusati di avere gestito in maniera personalistica le risorse stanziate per i danni causati dalla tromba d’aria del 5 novembre 2014. I soldi – oltre 14mila euro – sarebbero andati a Barbagallo su disposizione di Di Stefano, che dal suo canto avrebbe ricevuto incarichi come rup.
A sua volta Di Stefano entra in gioco anche in un’altra vicenda finita nel mirino della procura di Catania. Per gli inquirenti, infatti, è lui che avrebbe favorito l’assegnazione dell’incarico affidato al geologo Alessio D’Urso, anche lui rinviato a giudizio, in merito ai lavori da effettuare nei torrenti Peschiera e Lavinaio-Platani. Di Stefano torna più volte nell’inchiesta: in veste di collaudatore dei lavori svolti all’interno del cimitero di Acireale, si sarebbe reso protagonista di false attestazioni in merito alle verifiche sulle opere realizzate dalla società M.C.G., a sua volta parte dell’Ati (associazione temporanea di imprese) che gestisce il sito. Per questa storia sono indagati anche Salvatore Leonardi e Angelo La Spina, accusati di avere versato una tangente al dirigente.