Un locale di piccole dimensioni con un affresco raffigurante Cristo in croce, sbarbato, con lo sguardo sereno e gli occhi aperti. È l’ultima scoperta emersa dopo un’indagine nei sotterranei della Cattedrale di Acireale. Si tratta di un vano sepolcrale, una cripta che, anche alla luce dei riferimenti forniti dall’affresco, risalirebbe a un periodo che va tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, quando la basilica oggi dedicata a Maria santissima Annunziata, con la sua cupola e i suoi due alti campanili a dominare il barocco acese, non era ancora stata eretta. Prima che, nel tardo Seicento, iniziassero le fasi di costruzione della chiesa, parte di quell’area era occupata da un vecchio cimitero. A confermarlo è anche Paolo Bella. Di professione bancario con alle spalle anni di studi di architettura, Bella da tre anni conduce le ricerche partendo dagli approfondimenti iniziati all’università. «Allo studio ho affiancato le mie passioni: la ricerca e l’amore per la mia città – racconta a MeridioNews – Durante gli anni universitari ho studiato tutte le fasi evolutive che la Cattedrale ha avuto nel corso dei secoli. Da alcuni documenti è emerso che avrebbe potuto essere rimasta una parte del cimitero, poi sconsacrato e venduto alla curia per costruire l’attuale complesso».
Così Bella continua la sua ricerca d’archivio a cui poi affianca gli strumenti elettronici di ultima generazione. «Ho attinto anche dai documenti degli anni Settanta del Novecento, quando è avvenuto il restauro della pavimentazione – continua l’esperto – Dopodiché, chieste le dovute autorizzazioni alla Curia e alla Soprintendenza, abbiamo iniziato gli esami con l’aiuto di georadar e telecamere endoscopiche, capaci di inserirsi nei vari interstizi». Le verifiche nel sottosuolo sono state determinanti per la scoperta. «Abbiamo riscontrato una differenza di calore che ci faceva presupporre la possibile presenza di un vano. Quindi, abbiamo localizzato il punto». La rimozione di una parte del pavimento è avvenuta lunedì 24 gennaio. Insieme a Bella hanno operato l’architetto Mario Caruso e i restauratori Gianluca Musumeci e Carmelo Calvagna. «Il sito attualmente non è accessibile – spiega Bella – Adesso ci stiamo occupando di metterlo in sicurezza e liberarlo dai detriti. Originariamente questo luogo era utilizzato per mummificare i corpi dei defunti in maniera naturale. C’erano dei colatoi, dove veniva adagiato il corpo in attesa che si essiccasse naturalmente per essere sepolto altrove. Al momento non abbiamo rinvenuto presenza di resti umani, anche perché il punto in questione non veniva utilizzato per seppellire i morti, ma faremo altri esami e non potremmo escluderlo».
Tutto il procedimento partito e condotto da Bella prevede infatti ulteriori indagini, che serviranno pure a restaurare completamente l’affresco. Le operazioni hanno avuto l’autorizzazione del parroco della Cattedrale Mario Fresta. «Questo rinvenimento ci conferma che questo luogo è uno scrigno che custodisce arte e reperti di notevole importanza – afferma Fresta a questo giornale – Ringrazio Bella per questa opportunità che ci sta dando. Non si tratta soltanto di un’opera di estrema bellezza, ma questo affresco appena rinvenuto potrebbe essere il più antico esistente finora in tutta la Cattedrale». Oltre ai diversi stili che testimoniano i segni di varie epoche e contaminazioni artistiche, la basilica con accanto la piazza del duomo acese conta già una cripta emersa da una precedente scoperta.
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