Acireale, arrivano le compostiere a San Cosimo «Molti non hanno mai pagato la tassa sui rifiuti»

San Cosimo si composta bene. È questo il nome del progetto di compostaggio che per la prima volta sarà avviato in un quartiere di Acireale. In un territorio come quello siciliano, in cui la questione dei rifiuti urbani è un’emergenza ciclica, l’obiettivo è ridurre la quantità di scarti generati. E, di conseguenza, i costi della loro raccolta e dello smaltimento. È un progetto sperimentale, finanziato con il bilancio partecipativo del 2015, promosso e coordinato già in altri centri dell’isola – Mascalucia, Santa VenerinaFerla (in provincia di Siracusa), Ispica (in provincia di Ragusa), Montelepre (in provincia di Palermo) – dall’associazione Rifiuti zero Sicilia.

Da settembre, 25 famiglie saranno preparate e istruite dall’associazione e avviate al compostaggio domestico e collettivo. Tutte le compostiere saranno costruite con materiale naturale, in legno robusto. Dieci famiglie conferiranno i rifiuti in una compostiera di comunità, le altre quindici in una compostiera domestica. «Non è un caso che sia stato scelto il quartiere di San Cosimo – spiega Dario Lazzaro, vicepresidente di Rifiuti zero Sicilia – Quell’area soffre più delle altre i limiti e le inefficienze del sistema di raccolta. Gli abitanti del quartiere sono abituati a fare tutto da soli. Il verde e le aiuole sono curate da volontari. Ci piacerebbe, quindi, renderli autonomi e indipendenti anche dal punto di vista della raccolta dei rifiuti», continua il promotore del progetto.

Con la tecnica del compostaggio si tenta di imitare i processi naturali che trasformano la sostanza organica in humus. Sono compostabili, e consentono la formazione del terriccio, tutti gli scarti, residui e gli avanzi di tipo organico biodegradabile, ovvero aggredibili dai microrganismi. Quindi scarti vegetali di giardino o domestici, fondi di caffè, filtri di tè, carta e pezzi di tessuto 100 al cento per cento naturali. Il compost, se di buona qualità, viene poi utilizzato come fertilizzante. «Con i due incontri della scorsa settimana è già stato superato il 50 per cento delle adesioni», racconta Lazzaro. «Ovviamente, quella delle 25 famiglie è la soglia minima per avviare il progetto, non un tetto limite. Noi speriamo siano molti di più i cittadini da coinvolgere».

Il vicepresidente di Rifiuti Zero sottolinea che in tanti Comuni del Catanese l’iniziativa abbia avuto un grande successo: «Oltre 300 famiglie nel Comune di Mascalucia hanno aderito. E di queste il 95 per cento ha deciso di rinnovare la pratica dopo un anno di sperimentazione. Numeri più contenuti, ma molto alti si sono registrati nel Comune di Santa Venerina». In cambio, per queste famiglie, una riduzione del 33,33 per cento della parte variabile della Tari, la tassa sui rifiuti. Il progetto non ha una durata prestabilita, di anno in anno le famiglie decideranno se rinnovare la loro adesione. «Una difficoltà che abbiamo riscontrato è stata quella di far percepire il vantaggio economico che deriva dall’adesione al progetto. In molti ci hanno detto di non aver mai pagato la tassa sui rifiuti, per questo averne prospettato una riduzione non è bastato a suscitare il loro entusiasmo», spiega Lazzaro. 

Lo stesso vale per la sfiducia collettiva nella effettività della raccolta differenziata: «Sono convinti che non funzioni, che i rifiuti vengano conferiti in un’unica grande discarica. E, in effetti, una delle carenze più gravi, in Sicilia, è quella delle piattaforme di raccolta del materiale organico», sostiene il coordinatore del progetto. Riguardo alle possibili soluzioni: «Come più volte ribadito dall’Unione europea, l’alternativa non può essere rappresentata dagli inceneritori – conclude l’attivista – Si può uscire da questa situazione di emergenza solo investendo sugli impianti e coinvolgendo attivamente i cittadini».


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