A scuola di antimafia

La speranza antimafia è un bambino di sei anni che resta imbambolato, che non gioca con gli altri ma ascolta ogni parola seduto sulla scalinata del Palazzo di Giustizia per poi correre dai genitori a riempirli di domande. Falcone ammazzato col tritolo. Mamma, cos’è il tritolo? E chi era Peppino Impastato? La speranza sono i ragazzi con le loro canzoni, letture, balli, con i filmati che hanno realizzato e le poesie che hanno scritto. Con tutto il tempo speso a riflettere sulla legalità. È vederli ai piedi della statua della Giustizia nella serata in cui – a sedici anni dalla strage di Capaci – vengono commemorate tutte le vittime della mafia. E c’è da giurarci che la maggior parte di loro è convinta che la mafia un giorno avrà una fine, proprio come diceva Giovanni Falcone.
 
La serata, organizzata da CittàInsieme con l’Associazione Nazionale Magistrati di Catania, inizia con gli alunni dell’ITIS Marconi che distribuiscono un testo di Pippo Fava, “Paura, vergogna, stupidità”: «Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto ad un uomo politico corrotto» dice il testo. «Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua. La  rivolta morale è diventata una necessità per sopravvivere».
 
Questo il principio base della manifestazione, questo nelle parole di chi è andato dietro ad un microfono a ricordarci che siamo preda della mafia perché non c’è partecipazione. Il magistrato Giovanni Gianpiccolo, in rappresentanza dell’ANM, cita le parole di Falcone: «La mafia perderà il giorno in cui la gente inizierà a tifare per noi». Gianpiccolo continua: «Falcone sapeva che l’organizzazione dell’apparato repressivo non era sufficiente. Ad un estrema professionalità nostra dobbiamo necessariamente affiancare la sensibilizzazione della società civile». Vengono ricordate anche le parole di Paolo Borsellino, secondo cui i giudici possono contare solo in parte nello sradicamento della cultura mafiosa. «È compito della scuola – diceva Borsellino – rovesciare questo processo perverso». Ecco perché CittàInsieme mette a disposizione di tutti una lettera agli educatori, scaricabile sul sito dell’associazione.
 
Molti educatori, però, lo sanno già, hanno lavorato con gli alunni delle scuole aderenti all’iniziativa per creare quello che poi è diventato un vero e proprio spettacolo, seguito dal pubblico che ha riempito la piazza antistante il Palazzo di Giustizia, cantando coi ragazzi “La libertà” di Giorgio Gaber e “I Cento Passi” dei Modena City Ramblers. Tutto questo per portare avanti quella speranza antimafia.
 
Ma la speranza è sempre lì. È quel bambino che ascolta un pezzo tratto dal film “I Cento Passi”, in cui un amico di Peppino Impastato parla del suo assassinio dicendo «In fondo, a noi la mafia ci piace perché ci dà sicurezza». Il bambino corre dalla madre e chiede «Perché dice il contrario?». La madre cerca di spiegarglielo, ma l’unica cosa che capisce la racchiude in un gesto: un dito che gira attorno alla tempia. È pazzo, sembra dire, perché solo ad un pazzo la mafia può piacere.
 
Link:
CittàInsieme  http://www.cittainsieme.it/


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