Da quando le commesse scarseggiano e l'Amat è in ritardo con il pagamento della manutenzione degli autobus, l’azienda di via La Malfa è rimasta a corto di liquidità e ha proposto di trasformare i 25 contratti dei metalmeccanici e i 16 degli addetti alle vendite da full time a part time
A rischio part time 41 lavoratori della Sivibus Il no dei sindacati: «Subito ammortizzatori»
«Davanti al nostro fermo rifiuto, l’azienda ha ritrattato subito e abbiamo chiesto subito l’applicazione degli ammortizzatori sociali. Speriamo che il 4 si definisca l’accordo». Sembra rientrata l’ipotesi del passaggio a part time per i 41 lavoratori della Sivibus cura la manutenzione del parco mezzi Amat. Da quando le commesse scarseggiano e l’Amat è in ritardo con il pagamento della manutenzione degli autobus, l’azienda di via La Malfa è rimasta a corto di liquidità e ha proposto di trasformare i 25 contratti dei metalmeccanici e i 16 degli addetti alle vendite da full time a part time.
Fiom, Uilm e Uiltucs hanno incontrato lunedì in Confindustria l’azienda e il sindacato ha respinto la proposta, con la quale sarebbero state quasi dimezzate le ore di lavoro e le paghe. E si è raggiunta una ipotesi d’accordo che prevede l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, strumento previsto dalla legge in entrambi i contratti. Nel corso della riunione è emerso che l’azienda vanta un credito da Amat per la manutenzione degli autobus superiore a 1 milione di euro e che dal fallimento della Amia l’azienda ha subito perdite altrettanto pesanti.
«Il sindacato chiederà un incontro urgente al Comune di Palermo. Non possono pagare i lavoratori la colpa dei ritardi della pubblica amministrazione – dichiarano il segretario Fiom Cgil Palermo Angela Biondi, Francesco Foti della Fiom, e il segretario della Uilm Palermo Vincenzo Comella – Oggi siamo stati in assemblea con i dipendenti della Sivibus per informarli della trattativa in corso. Il 4 ci sarà un nuovo incontro a Confindustria per ratificare l’ipotesi di accordo, che poi sarà sottoposto al voto dei lavoratori».