A rischio invalidità concorsone per i Centri per l’impiego? «Gli uffici da anni pagano le carenze legate al personale»

Poco più di mille posti pubblici a tempo pieno e indeterminato per potenziare i Centri per l’impiego regionali dell’Isola: suddivisi tra funzionari, quasi 500 posizioni, e 487 per i tecnici. Il bando, pubblicato dalla Regione, prevede la possibilità di candidarsi entro il 28 gennaio. Su questo termine, però, pesa la pesante scure dell’invalidità dopo quanto denunciato dal sindacato Cobas-Codir. Il documento del dipartimento Funzione pubblica prevede, infatti, di riservare il 30 per cento dei posti agli interni. Ma chi lavora già nei Centri per l’impiego per accedere a questa riserva di posizioni dovrà risultare prima idoneo, partecipando allo stesso bando riservato a tutti gli altri concorsisti esterni, quindi con la possibilità di non riuscire a coprire la percentuale indicata. L’alternativa era l’applicazione della legge Madia, con la possibilità per gli interni di partecipare in via esclusiva a una procedura riservata a loro.

Tuttavia, la legge scelta dalla Regione per il bando, passati più di dodici mesi, è cambiata, eliminando la possibilità di inserire la riserva del 30 per cento per la procedura. In sostanza al termine del 28 gennaio si rischia, secondo il sindacato, di arrivare con un bando destinato a essere oggetto di numerosi ricorsi per un vizio di forma. «Ci sono state delle interlocuzioni in cui noi abbiamo espresso delle perplessità. Si potevano adottare due soluzioni: applicare la legge Madia con una riserva, possibile fino a dicembre 2022, per gli interni come hanno fatto nel resto d’Italia, oppure applicare delle procedure riservate per comparazione», spiega durante la trasmissione Direttora d’Aria, in onda su Radio FantasticaDario Matranga, segretario generale Cobas-Codir. «L’obiettivo era quello di avviare un percorso di carriera che, negli ultimi 20 anni, non c’è mai stato – continua il sindacalista – C’è bisogno dei concorsi e di un ricambio negli uffici ma serve anche valorizzare il personale riconoscendo il lavoro che è stato già fatto». 

Il sindacato chiede alla Regione di ritirare il bando in autotutela e pubblicarne uno nuovo. L’annuncio del concorso era stato fatto a novembre 2020 dall’allora assessora alla Funzione pubblica Bernadette Grasso, poi sostituita da Marco Zambuto. Adesso la palla passerà proprio al nuovo componente della giunta guidata dal presidente Nello Musumeci. Nei Centri per l’impiego ormai da anni, nonostante un contratto precario, lavorano anche i navigator. Figura creata in concomitanza con il reddito di cittadinanza e che ha messo più di una toppa nell’organizzazione interna degli uffici regionali, anche perché i mille posti messi a bando dovevano essere coperti già da molto tempo. Oltre agli interni, proprio i navigator nutrivano grosse speranze nel concorso, almeno prima di scoprirne la strutturazione. 

«Il concorso così come strutturato non è una soluzione per la nostra categoria. Il bando – ha spiegato Valerio Gugliotta, delegato Sicilia dell’associazione navigator – citando un passaggio, indica “l’urgenza di reclutare personale che sia immediatamente attivo“, quindi senza passare da un percorso formativo. Tuttavia viene riconosciuto un punteggio di 0,50 per chi lavora in qualsiasi pubblica amministrazione mentre alla nostra categoria spetta lo 0,35. Noi che, come categoria, da due anni e mezzo lavoriamo nei Centri per l’impiego della Sicilia occupandoci di politiche attive del lavoro», ha sottolineato Gugliotta.

In Sicilia, i Centri per l’impiego sono chiusi al normale ricevimento al pubblico da marzo del 2020. Praticamente due anni dal primo lockdown che impose lo stop causa Covid-19. Per incontrare fisicamente il personale, quando per esempio bisogna firmare un documento, è necessario prendere un appuntamento attraverso una email e accedere a una piattaforma online tramite l’identità digitale. Procedure non semplici che hanno ingolfato ancora di più la macchina. «Ogni Centro per l’impiego vive la sua storia – ha aggiunto Gugliotta – alcuni hanno migliaia di istanze inevase. Come navigator, in questi anni, oltre alle nostre attività abbiamo svolto le mansioni di queste mille figure che dovevano già essere state assunte da tempo». La cartina al tornasole di un sistema andato in tilt si può ricavare, come raccontato più volte da MeridioNews, dalla storia dei 600 tirocini, finanziati con poco più di 2 milioni di euro, che sarebbero dovuti essere attivati all’interno del distretto socio sanitario 16, che aveva il Comune di Catania come ente capofila. Dei percorsi formativi destinati a chi beneficia del reddito di cittadinanza, nonostante una proroga per non perdere i fondine sono stati attivati meno della metà con i termini ormai conclusi


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