Si chiama Lambda ed è stato finanziato con 99mila euro dal dipartimento nazionale delle Pari opportunità. «Questi centri di ascolto forniscono un supporto che va dall’ambito medico a quello sociale», spiega a MeridioNews la presidente dell'associazione Dahlia
A Ragusa e Canicattini due progetti per contrastare l’omofobia «Servono luoghi in cui avere supporto. Si farà una casa rifugio»
«Un aiuto non solo umano ma anche professionale a chi ha più necessità». Ecco con quale spirito nascono i due centri di prevenzione e contrasto alla violenza legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere nei Comuni di Ragusa e Canicattini Bagni. Una necessità avvertita sul territorio che adesso è diventata realtà con il progetto Lambda finanziato dalla presidenza del consiglio dei Ministri e attuato con Agedo Ragusa e l’associazione Culturale Dahlia.
«Il progetto è finanziato, per un importo di 99mila euro, dal dipartimento delle Pari opportunità – spiega a MeridioNews Natya Migliori, presidente dell’associazione culturale Dahlia -. Ma è soprattutto un servizio di cui c’è necessità. Qualcosa che non c’era e che attraverso una rete di professionisti si pone adesso come un appoggio concreto alle vittime di discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere, in un territorio ancora appesantito da pregiudizi, che non offre nessun servizio con questi obiettivi». Il progetto si è classificato 18esimo su un totale di 65 ammessi provenienti da tutta Italia, di cui solo la metà ammessi a finanziamento. «Noi da tre anni ci occupiamo di diritti Lgbt+ – prosegue Migliori -. Attraverso l’esperienza maturata nei quattro anni di attività della nostra associazione, e grazie al lavoro di tanti attivisti che ne fanno parte, ci siamo accorti che il fenomeno esiste e tantissimi sono i ragazzi a Palazzolo Acreide e Canicattini Bagni che avrebbero bisogno di supporto soprattutto nella fase di outing».
Migliori insegna da cinque anni italiano in un istituto di Palazzolo e il suo contatto diretto con i ragazzi in adolescenza le ha fatto percepire ancora di più l’urgenza di attivare centri di sostegno. «Ricordo di una ragazzo – racconta Natya -. Per fortuna poteva contare sulla madre che lo appoggiava, ma il papà lo minacciava. Gli diceva che lo avrebbe ammazzato qualora lo avesse visto in giro con un ragazzo. Episodi come questo sono la conferma che ci sia bisogno di luoghi a cui rivolgersi per chiedere un supporto». Anche perché si tratta di un servizio che al momento la Sicilia non fornisce «se non grazie alle associazioni già presenti sul territorio. Questi centri di ascolto forniscono un supporto che va dall’ambito medico a quello sociale attraverso la presenza di mediatori culturali e guarda avanti fino all’inserimento nel mondo lavorativo. Basti pensare a chi ad esempio esce da un percorso di transizione di genere».
L’obiettivo dell’associazione Dahlia è quello di fare rete. «Per noi è fondamentale aprirci al territorio – spiega la presidente – Della nostra squadra fanno già parte il professore Mario Vetri dell’ospedale Garibaldi di Catania, l’Asl, i sociologi Cirus Rinaldi da Palermo e Giuseppe Burgio dell’università Kore di Enna, oltre a diversi avvocati ed assistenti sociali». I Comuni stanno dando un apporto logistico che è stato determinante visto che nel progetto è prevista la nascita anche di una casa rifugio che troverà posto in un immobile comunale ad indirizzo segreto per i casi più urgenti e in cui l’incolumità della vittima sia a forte rischio.
«È una scelta di civiltà e di rispetto dei diritti costituzionali oltre che di educazione alla cultura delle tutele e dell’inclusione – afferma a MeridioNews la sindaca di Canicattini Bagni, Marilena Miceli -. Da anni la nostra comunità, superando ogni pregiudizio, si misura, con successo, con i temi dell’inclusione sociale e delle discriminazioni. Oggi molte persone vivono in condizioni di vulnerabilità legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere, in ragione del contesto sociale e familiare di riferimento, indipendentemente dal luogo di residenza e spesso anche vicine a noi, con questo progetto vogliamo offrire loro una tutela concreta, iniziando ad ascoltarle, mettendo a disposizione figure professionali specializzate e quindi ad assisterle, senza alcun pregiudizio ma con il massimo rispetto».