A Cremona musicologi ed esecutori a confronto

Quella di Angela Romagnoli, Michele Calella ed Arnold Jacobshagen era una scommessa: riunire musicologi ed esecutori per interrogarsi sui molti problemi di edizione ed esecuzione della musica sei-secentesca avrebbe potuto facilmente portare ad uno scontro frontale tra le esigenze di chi “deve suonare” e quelle di chi ha come missione la restituzione “onesta” di un testo musicale; nel migliore dei casi un simile confronto si sarebbe potuto risolvere in un nulla di fatto, in uno sterile parlarsi addosso mantenendo ciascuno le proprie posizioni. Ma la scommessa del comitato scientifico de Le amiche rivali è stata pienamente vinta e la tre giorni cremonese ha fatto registrare tali ottimi risultati da auspicare, tutti, che l’appuntamento conclusosi il 4 marzo sia solo il primo di un ciclo.

 

A rendere così significativi i risultati ha concorso certamente la strutturazione dei lavori che, come nelle intenzioni del Comitato Scientifico, vedeva l’alternarsi di relazioni, interviste, workshop e tavole rotonde.

 

Dopo il saluto di Maria Caraci Vela, Michele Calella ha subito fornito la chiave di lettura del problema: il testo musicale non è lingua morta. Michael Talbot (What does one expect from a critical edition of a baroque opera?) è entrato nello specifico dell’edizione di opere barocche sottolineando i problemi relativi al target di queste edizioni e Mario Armellini (Drammaturgie, filologie e prassi: sul trattamento e sull’edizione dei libretti d’opera di Sei e Settecento) ha puntato l’attenzione sui problemi presentati nella redazione critica dei libretti. La discussione è entrata nel vivo con l’intervento della Romagnoli che, forte dell’esperienza di esecutrice oltre che di docente di Storia della Prassi esecutiva, ha sottolineato tutti i pro e i contro dell’esecuzione da facsimile.

 

Vivo interesse è nato intorno alle due sessioni del workshop dedicato al Teseo in Creta di Francesco Bartolomeo Conti, musicista e tiorbista fiorentino attivo dal 1701 presso la corte di Vienna. Dell’opera in cinque atti imperniata sul mito della liberazione di Arianna dal Minotauro, nata dalla collaborazione di Conti con il librettista Pietro Pariati e andata in scena a Vienna nel 1715, la Romagnoli ha fornito una scheda completa, facsimile, trascrizione e libretto della scena I dell’atto V. Sono stati così analizzate le possibili trascrizioni della scena puntando l’attenzione su una serie di problemi posti dalle indicazioni in partitura.

 

Ad apertura della seconda giornata Reinhard Strohm ha parlato della “funzione rituale” del libretto e di come questa sia assolta oggi dal programma di sala. Di seguito Hendrik Schulze (The Manuscript Score as a Document of Performance Practice in Cavalli’s Operas 1654—1661). Il giovane Claudio Vellutini ha relazionato sull’attività di un gruppo di studenti di Storia della Prassi esecutiva. La parola è passata poi agli esecutori: Pietro Prosser con l’intervento Liuto obbligato o costretto? Ricerca di un’identità strumentale tra estensore, esecutore, editore al quale hanno fatto seguito le interviste, moderate da Damien Colas.

 

Il momento forte dei lavori è stato il pomeriggio del 3 presso l’aulamagna della Facoltà di Musicologia. Dopo il wokshop sul Teseo di Conti, Jacobshagen ha presieduto una sessione di interviste ai musicisti presenti (Fabio Bonizzoni, Attilio Cremonesi; Alan Curtis e Federico Maria Sardelli che sono al contempo musicologi e direttori d’orchestra); Deda Cristina Colonna e Massimiliano Toni hanno portato le loro esperienze nell’allestimento di opere del Sei-Settecento.

 

Fabrizio Della Seta ha chiuso i lavori il 4 marzo moderando una tavola rotonda particolarmente animata in cui si è fattivamente cercato un punto d’incontro tra le esigenze del musicologo e quelle dell’esecutore costretto a provarsi con le orchestre, i cantanti spesso a conoscenza solo di obsolete ed errate edizioni di opere antiche, l’editoria musicale che impone, ad esempio, determinate durate per le opere in compact disc.

 

Alle molte domande poste da Calella ad apertura dei lavori  – cosa deve contenere un’edizione critica? Cos’è “l’autentico”? –  il Convegno cremonese ha dato finalmente risposte concrete grazie all’interazione di chi alle edizioni si dedica solo sul piano scientifico e di chi con quelle edizioni deve provarsi sul palcoscenico.

Emanuela E. Abbadessa

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