A margine della relazione conclusiva dei lavori della commissione parlamentare antimafia del suo presidente, onorevole beppe pisanu (nella foto a sinistra), e con riferimento a nostri precedenti interventi a questo proposito pensiamo di dovere ritornare sull'argomento per la ragione che il tenore delle dichiarazioni finali ascoltate qualche giorno addietro ci confermano nella nostra convinzione: la commissione nazionale d'indagine sul fenomeno mafioso è assolutamente inutile.
A che serve la Commissione Antimafia?
A margine della relazione conclusiva dei lavori della Commissione parlamentare antimafia del suo presidente, onorevole Beppe Pisanu (nella foto a sinistra), e con riferimento a nostri precedenti interventi a questo proposito pensiamo di dovere ritornare sull’argomento per la ragione che il tenore delle dichiarazioni finali ascoltate qualche giorno addietro ci confermano nella nostra convinzione: la commissione nazionale d’indagine sul fenomeno mafioso è assolutamente inutile.
Già in passato abbiamo avuto modo di rilevare che questa commissione ormai ha raggiunto un’età più che matura per avere avuto mezzo secolo a disposizione per conoscere, esaminare, elaborare proposte mirate a sconfiggere radicalmente il fenomeno mafioso, ma questo lungo tempo ha invece visto crescere e diffondersi a dismisura il fenomeno criminale su tutto il territorio nazionale ed europeo, tanto che anche il Parlamento continentale ha voluto darsi un identico strumento d’indagine per tentare di sconfiggerlo su scala sovranazionale.
Dopo cinque anni di indagini la Commissione antimafia presieduta dal senatore Giuseppe Pisanu, con riferimento alla famigerata trattativa Stato-mafia, ha concluso che non c’è stato nulla di concreto e semmai sono stati alcuni uomini dello Stato che, a titolo personale, hanno intrattenuto qualche ‘intesa’ di loro autonoma iniziativa. E’ un po’ una motivazione che risente della moderna versione che taluni deputati o ministri trovati con le mani nella marmellata affermano che ciò di cui sono accusati è avvenuto a loro insaputa. Le dichiarazioni di Pisanu risentono di questa eco.
Vogliamo solo ricordare che il fenomeno mafioso era tipico di una porzione ridotta del territorio della Sicilia occidentale e su quell’area esercitava il suo potere, oltre che malavitoso anche politico. Ebbene, da quando in Italia è nata la democrazia questo fenomeno locale si è espanso sino a raggiungere traguardi continentali ed oltre. Preoccupato della diffusione del fenomeno criminale, il Parlamento nazionale ha istituito un’apposita commissione per studiarne la natura e le connessioni e suggerire le forme d’intervento per debellarlo. Questo evento risale esattamente a mezzo secolo addietro, esattamente al dicembre 1962, quando è stata istituita la prima commissione parlamentare incaricata di studiare la materia e suggerire soluzioni al dilagare della malavita organizzata.
Ricordiamo che erano già stati operati alcuni tentativi in precedenza, nel 1948 e successivamente nel 1956: tentativi andati a vuoto per le diffidenze presenti all’interno del Parlamento. Ci sono stati poi momenti nei quali le risoluzioni finali della commissione hanno visto relazioni diverse tra le interpretazioni del lavoro svolto da parte di un relatore di maggioranza alla quale si contrapponeva una relazione di minoranza. Ed in questo caso è da ricordare quella predisposta dall’onorevole Pio La Torre.
Questi periodi ormai sono da ritenere archiviati, perché le conclusioni del presidente Pisanu sembrerebbe che rappresentino il pensiero unanime di tutte le componenti della commissione, tant’è che non vi sono segni di opinioni diverse da quelle trasmesse dal presidente che si presume siano state approvate alla unanimità da tutte le componenti.
A fronte di queste conclusioni non si comprende allora perché l’ex ministro degli Interni, onorevole Nicola Mancino, si sia dato tanto da fare per contenere l’iniziativa giudiziaria della Procura del Tribunale di Palermo, se è vero che gli organi dello Stato non sono mai intervenuti nella trattativa con la mafia e si è trattato, invece, di singole iniziative personali di alcuni funzionari.
Secondo quesito: quali misure lo Stato ha ritenuto di intraprendere nei riguardi dei singoli funzionari che autonomamente, senza che nessuno glielo chiedesse, hanno intrattenuto quei rapporti ‘impropri’?
Terzo: i nostri rappresentanti politici ci ritengono veramente così stupidi? Pensano veramente di mettere tutto a tacere con le fandonie che ci raccontano, allo scopo di tacere altre verità scomode ed irriferibili?
Da qui nasce spontanea la domanda, che poniamo durante la campagna elettorale affinché se ne faccia oggetto di discussione: ha ancora senso dopo cinquant’anni di studi, non sempre utili, del fenomeno mafioso proseguire con questa inutile bardatura parlamentare che ha solo lo scopo di mistificare i fatti e nascondere ai cittadini verità, connessioni e traffici non riferibili alla pubblica opinione?