A maniche corte e con le scarpe aperte (in qualche caso anche con sotto i calzini). A Catania i turisti di primavera sono già arrivati. E in giro per le strade della città, non solo quelle del centro storico, si sente parlare con accenti del nord Italia o in lingue straniere, soprattutto inglese e francese. Dall’analisi dell’agenzia online di viaggi eDreams la Sicilia e, in particolare, il capoluogo etneo sono nella top cinque delle prenotazioni di primavera per viaggiare tra il 15 e il 25 aprile, nel periodo che va da Pasqua e Pasquetta fino al ponte della festa della Liberazione.
«È vero che ci sono già molti turisti – commenta a MeridioNews Giusy Belfiore la presidente dell’associazione guide turistiche etnee – ma Catania resta soprattutto una meta di passaggio». Dove i turisti, dopo essere atterrati in aeroporto, restano per qualche giorno al massimo, ma in alcuni casi anche soltanto per mezza giornata. «Sulla carta è un luogo attrattivo ma c’è bisogno che si presenti a chi arriva anche pulita, ordinata e sicura», lamenta la guida che spesso sente i turisti paragonare Catania a Beirut «soprattutto quando vengono accolti dagli enormi cumuli di rifiuti lasciati ai margini di strade piene di buche».
Insomma, stando ai numeri – anche quelli snocciolati dal presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci alla Bit di Milano per cui la Sicilia è risultata la regione più prenotata per la Settimana Santa – i turisti sull’Isola sono tornati ai livelli pre-Covid. «Il punto però è che si deve pensare più a lungo termine – analizzata la presidente – A Catania sono arrivati soprattutto famiglie e piccoli gruppi da altre parti dell’Italia, gruppi più numerosi di americani con pacchetti organizzati, e poi come viaggiatori individuali molti giovani anche francesi e svizzeri. I dati degli atterraggi – commenta Belfiore – però sono diversi rispetto a quelli della presenza e della permanenza in città». Insomma, la maggior parte prende un autobus o meglio affitta un’auto per spostarsi sull’Etna, a Taormina, a Siracusa, nel Ragusano e anche a Palermo. Nel capoluogo etneo restano chi poche ore e chi al massimo qualche giorno. «Ci chiedono di visitare soprattutto la zona del Castello Ursino, il teatro romano, le chiese, poi passeggiano – sottolinea Belfiore – non solo lungo via Etnea ma arrivano anche fino a Porta Garibaldi». Nella zona meglio nota come il Fortino dove, proprio qualche giorno fa, due giovani in sella a uno scooter hanno insultato due turiste straniere e le hanno importunate mimando gesti volgari ed esplicitamente sessuali. Una scena pubblicata su TikTok (e rimossa poco dopo) per cui adesso ci sarebbero anche delle indagini in corso per individuare i responsabili che potrebbero dovere rispondere di atti osceni in luogo pubblico.
«È necessario che le istituzioni si rendano bene conto del fatto che i turisti non frequentano più solo il cuore del centro storico della città – fa notare Belfiore – perché oramai c’è un’ampia capillarità del tessuto urbano e delle ricezione». I viaggiatori più giovani spesso alloggiano in zone periferiche e in strutture più a basso costo. E, quindi, frequentano anche posti non propriamente turistici. «Per questo c’è bisogno che tutta la città sia pulita e vigilata. Altrimenti – teme la guida – il rischio è che pure chi arriva attratto da un territorio vivace e anche un po’ trash ma di quello affascinante, resti poi deluso».
E, con un passaparola che corre veloce nelle recensioni sul web, il rischio è che il turismo in città non faccia mai un definitivo passo avanti. «Oltre alle questioni di decoro e sicurezza, mancano cartelli informativi aggiornati e chiari in giro per la città ed è del tutto assente qualsiasi collegamento con le zone balneari», lamenta. In effetti, non è insolito vedere turisti che si incamminano a piedi lungo via Cristoforo Colombo (dove gli automobili spesso non rispettano i limiti di velocità) per raggiungere la Playa, con i mano i cellulari per seguire le indicazioni stradali di Google Maps. «Sono diverse le pecche da colmare nell’accoglienza turistica in città. E sono già molti gli sforzi dei privati che stanno lavorando per questo. Ora – conclude Belfiore – serve che anche le istituzioni facciano di più e meglio la loro parte».
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