Per un belpassese come me, ricordare i 152 anni della nascita Nino Martoglio, avvenuta a Belpasso il 3 dicembre del 1921, non significa cogliere l’occasione per dare espressione a un certo orgoglio campanilistico. (È risaputo infatti che la sua nascita nel paese della scacchiera, dove la mamma si trovava a svolgere l’incarico di insegnante di scuola elementare, fu del tutto casuale e che, da figlio di genitori entrambi catanesi, non si considerò mai belpassese). Né tanto meno aderire al senso celebrativo dei belpassesi che a Martoglio hanno intitolato una scuola, un giardino pubblico, un teatro comunale e un premio letterario nazionale.
Significa, piuttosto, rendere omaggio alla poliedricità e alla versatilità di un personaggio (che fu poeta, commediografo, giornalista, regista cinematografico, polemista, animatore culturale), al quale si possono non riconoscere né gli apporti innovativi né lo spirito indomito e battagliero di chi, da attento osservatore della società, non ha timore di denunciarne limiti e contraddizioni. Cosa bene evidente nel suo teatro – San Giovanni Decollato (1908) dove, rappresentando il momento in cui la realtà degli umili (Mastru Austinu miciaciu in testa) e dei deboli assume carattere di dignità, mette in ridicolo pregiudizi e superstizioni; L’aria Del Continente (1915) dove, attraverso la rappresentazione della vicenda di un borghesuccio isolano di ritorno dalla capitale, punta il dito contro lo snobismo di chi fa presto a dimenticare le proprie origini, disprezzando usanze e abitudini; Scuru (1917), dove, in piena prima guerra mondiale, attraverso la vicenda di un reduce, non ha timore a rappresentare gli orrori della guerra esprimendo così il proprio dissenso – nel suo D’Artagnan – settimanale serio-umoristico dove, grazie al sapiente uso dell’arma dell’ironia, esprime la propria vicinanza agli ultimi e denuncia le malefatte del potere – e nella produzione poetica dove, attraverso la descrizione di situazioni e ambienti popolari, rappresenta, in modo leggero e apparentemente disimpegnato, una Catania assai diversa da quella ufficiale. Per non parlare del cinema, del quale intuì le potenzialità non solo come veicolo di divulgazione di aspetti socio-culturali, ma anche come strumento di comunicazione di massa.
Da queste brevi note, appare assai riduttivo collegare alle sole commedie la fama di Martoglio che, esulando dallo stretto ambito teatrale, assume i caratteri di intellettuale a tutto tondo, animatore culturale, A.
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