Messina, bocciato dopo 12 anni piano per nuovo waterfront Il progetto prevedeva hotel e piscine lungo la costa tirrenica

«La proposta non include il fattore ambiente quale elemento determinante nelle scelte di pianificazione». Oltre un decennio dopo la presentazione del progetto per trasformare il volto del litorale tirrenico della città, il Comune di Messina incassa una sonora bocciatura da parte della Regione. La scure è calata sul piano per lo sviluppo del turismo ricettivo – annunciato come «sostenibile» – nell’area compresa tra Tono e Mortelle, dove si puntava a realizzare quattro alberghi dotati di servizi, parcheggi, strutture sportive, stradelle di collegamento verso la viabilità principale ma anche interventi di tutela e valorizzazione del verde e un percorso pedonale e ciclabile per buona parte sopraelevato e realizzato in legno. 

Nonostante decine di richiami all’ecosostenibilità delle scelte progettuali, il piano non ha superato il vaglio della commissione tecnico-specialistica chiamata a esprimersi sulla Vas, la valutazione ambientale strategica. «La proposta non consente di escludere che possano prodursi impatti significativi sull’ambiente, sul paesaggio e sul patrimonio culturale», è la posizione della Cts che ha dato il proprio parere negativo. Un pronunciamento che, di fatto, potrebbe rappresentare il capolinea di un progetto, al cui sviluppo ha collaborato anche un noto studio d’architettura catalano e che a Messina era stato presentato nel 2010, sotto forma di variante al piano regolatore. Il responso della commissione guidata dal professore Aurelio Angelini è condensato in una quarantina di pagine, in cui sono elencate le tante criticità rintracciate negli elaborati. Rilievi rimasti anche dopo che, un paio di anni dopo la presentazione, i progettisti avevano rimesso mano al progetto. «Fondamentalmente – si legge in una relazione del 2012 – è cambiata la filosofia di intervento sull’area: da ipotesi di zona turistica urbana a parco naturalistico comprendente un’offerta alberghiera».

Diciture a parte, però, la trasformazione immaginata per i cinque chilometri di waterfront è stata ritenuta poco sensibile agli impatti ambientali. E questo nonostante nel 2020, l’ex Provincia di Messina avesse dato un parere favorevole condizionato al rispetto di una serie di prescrizioni. La commissione regionale ha, invece, ravvisato diverse lacune nella redazione del rapporto ambientale in cui si sarebbe dovuto tenere conto dei possibili effetti sui circa duecento ettari interessati dagli interventi previsti, compreso la realizzazione di impianti di depurazione e predisposizione di impianti fognari e di rete di distribuzione del gas. Un progetto che per i proponenti si sarebbe integrato con la riqualificazione delle aree dunali che caratterizzano la zona, ma anche la cura dei circa 24 ettari di aree demaniali e coltivate che sarebbero stati valorizzati sotto forma di «parco degli orti» e che avrebbe potuto reggere la costruzione di quattro edifici da adibire ad alberghi, serviti a loro volta da ampi spazi per la sosta delle automobili, e poi ancora due piscine, altrettanti campi da tennis e un campo polifunzionale, con annessi spogliatoi. Il progetto prevedeva anche uno spazio di circa duemila metri quadrati da destinare al ricovero delle barche e un’isola ecologica.

«Nel rapporto ambientale non risultano specificati e argomentati i contenuti e gli effetti urbanistici (e ambientali) della proposta di variante», si legge nel parere della Cts. La commissione ha tenuto in considerazione le minacce per l’area costiera rappresentate dal rischio idrogeologico e dall’erosione. A essere interessata da quest’ultima risultano essere ben 19 chilometri di spiaggia. Il giudizio della Cts è stato influenzato inoltre dall’«incontrollata diffusione dell’urbanizzazione» già presente nel territorio e una descrizione e stima degli impatti giudicata «lacunosa e inconsistente». Infine, nel documento approvato dalla commissione della Regione, si fa riferimento al caso Eu Pilot 6370/14/Envi, ovvero la procedura che la Commissione europea ha aperto nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva sulla protezione degli habitat. Tra gli esempi finiti sotto la lente di Bruxelles ci sono anche le condizioni della Zona di protezione speciale denominata Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e area marina dello stretto di Messina.

La bocciatura al piano di sviluppo turistico è arrivata nelle settimane in cui nella città dello Stretto inizia a entrare nel vivo la campagna elettorale per le Comunali. Ed è molto probabile che il tema entri nell’agenda dei candidati alla fascia di primo cittadino, lasciata in anticipo da Cateno De Luca per puntare a palazzo d’Orleans.


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