L’appalto per rifare il look al lungomare di Giardini Naxos Tra gli invitati due consorzi vicini e una ditta a processo

Un nuovo vestito per quello che è uno dei tratti più belli della costa ionica, nel punto più a sud della provincia di Messina. A metterlo in cantiere, nel vero senso della parola, sarà il Comune di Giardini Naxos che si accinge ad affidare i lavori per la riqualificazione del lungomare. La gara da 710mila euro si è svolta a metà gennaio e nasce da un finanziamento di un milione di euro concesso dall’assessorato regionale alle Infrastrutture nell’ambito di una ripartizione dei fondi per i centri con popolazione inferiore ai 60mila abitanti. I lavori, stando al cronoprogramma predisposto dagli uffici dell’ente guidato dal sindaco Giorgio Stracuzzi, dovrebbero concludersi a maggio così da farsi trovare pronti per l’estate che, a Giardini Naxos, registra l’arrivo di tanti turisti. 

«Al momento non possiamo indicare una data precisa per l’inizio dei lavori, perché siamo in attesa del decreto della Regione che ci consentirà di firmare il contratto con la ditta incaricata», spiega Sebastiano La Maestra, responsabile del settore Gestione Territorio. L’intervento interesserà il rifacimento dei marciapiedi che costeggiano il lungomare Tysandros su ambedue i lati. Un tratto di circa novecento metri, quello che dà sul mare, che parte da un lido e arriva fino alla foce del torrente San Giovanni. Il progetto prevede anche la riqualificazione di due piazze – Agorà e Kalkis – e degli slarghi Giordano e San Giovanni. A eseguire i lavori sarà il consorzio Agoràa, che si è aggiudicato l’appalto proponendo un ribasso del 33,22 per cento. La società ha vinto la gara indetta dal Comune con una procedura a inviti: alle cinque lettere inviate per chiedere alle ditte di formulare un’offerta economica hanno risposto soltanto in tre. Oltre ad Agoràa, hanno partecipato le palermitane Frustieri Costruzioni e la Gangi Impianti. Nessuna busta, invece, dal consorzio Aduno e dalla ditta calabrese Dre

Tra il consorzio Agoràa e il consorzio Aduno ci sono diversi punti di contatto, così come verificato in passato da MeridioNews in un approfondimento riguardante l’applicazione del criterio di rotazione negli inviti da parte del Genio civile di Catania. Il primo, aggiudicatario dei lavori, è amministrato dal vicepresidente di Ance Catania Giuseppe Costantino e ha sede a Tremestieri, in via Alcide De Gasperi. Allo stesso civico, fino a gennaio 2020, aveva sede anche Aduno, all’epoca amministrato dalla moglie di Costantino. Oggi il consorzio è invece guidato da Agata Patanè, 49enne che l’estate scorsa ha preso il posto di Romina Paternello, amministratrice nei mesi in cui la guardia di finanza di Catania aveva perquisito gli uffici di Aduno nelle fasi iniziali dell’indagine Genius. L’inchiesta poi aveva portato all’emissione di misure cautelari per vicende in cui il consorzio non era coinvolto. Sia Paternello che Patanè hanno assunto il ruolo di amministratrici di Gv srl, società in passato già della moglie dell’imprenditore etneo e che dalle iniziali di quest’ultima prende il nome. 

«Non esiste un collegamento tra i due consorzi, sono due società distinte e separate», è la replica di Costantino a MeridioNews. L’imprenditore sottolinea come, in materia di appalti, la condivisione di sedi o le conoscenze personali tra gli amministratori non hanno peso. «Quel che conta è che non ci sia un’unità del centro decisionale nelle rispettive attività – continua il vicepresidente Ance – ovvero che lo stesso soggetto determini i ribassi delle due società. Agoràa e Aduno possono essere società vicine, ma escludo categoricamente che abbiano lo stesso centro decisionale». Parole che escludono la possibilità che Aduno possa non avere partecipato alla gara per una questione di opportunità, data la presenza anche di Agoràa. «Nessuna valutazione di questo tipo – ribatte Costantino – Anzi posso dirle che sto apprendendo da lei che anche il consorzio Aduno fosse stato invitato. Come Agoràa facciamo settecento gare l’anno, sarebbe impossibile seguirle tutte nel dettaglio». L’imprenditore non nega di conoscere Patanè. «Ci conosciamo da trent’anni, lavoravamo nello stesso ufficio, ma ripeto: non significa nulla», sottolinea Costantino, che alla domanda se la 49enne frequenti anche gli uffici di Agoràa dice di «non voler rispondere». Su un passaggio l’imprenditore invece si sofferma: «A dimostrare che la gara si sia svolta in maniera limpida c’è il ribasso con cui abbiamo vinto: oltre il 33 per cento, mentre le altre due ditte hanno proposto circa il 7 per cento».

Il tema delle gare a inviti, procedure che con il decreto Semplifcazioni sono sempre più utilizzate dalle stazioni appaltanti, è finito più volte nel mirino delle critiche. Specialmente da parte di quegli imprenditori che lamentano di non essere presi in considerazione da chi seleziona la rosa degli operatori economici. «Fosse per me le eliminerei – commenta Costantino – Le stazioni appaltanti le scelgono per la maggiore velocità delle procedure, ma con gli inviti aumenta la discrezionalità e si rischia anche di alimentare inutili sospetti di cui si farebbe tutti volentieri a meno». Sui criteri di selezione utilizzati dal Comune di Giardini Naxos, Sebastiano La Maestra, che è stato anche presidente del seggio di gara, dichiara: «Gli inviti sono fatti in automatico dalla piattaforma informatica che usa l’ente. Vicinanza tra Agoràa e Aduno? Non ne sono a conoscenza, in ogni caso al momento siamo nella fase dell’aggiudicazione provvisoria, altre verifiche amministrative devono ancora essere fatte». 

Il funzionario comunale, nel cui passato c’è una condanna a un anno per istigazione alla corruzione per una vicenda legata all’autorizzazione per un chiosco vicino al mare di Giardini, non si sbilancia neanche per quanto riguarda l’invito rivolto alla cosentina Dre, l’altra società che non ha presentato l’offerta. L’impresa, che ha sede a Cosenza, e il suo amministratore Raffaele Gradilone nel 2018 sono stati coinvolti nell’inchiesta Comune accordo della procura di Castrovillari (in provincia di Cosenza). Nella vicenda processuale, ancora lontana dalla sua conclusione, l’imprenditore è accusato di avere fatto parte di un cartello di imprese che avrebbe condizionato una serie di appalti in Calabria. «Non sono notizie che avevamo», chiosa il funzionario comunale di Giardini.


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