Bronte e Maletto avevano proposto delle piste percorribili da due mezzi ecocompatibili per trasportare circa 100 turisti sul lato Ovest del vulcano. Dall'assessorato è arrivato il parere negativo. «L'idea era quella di inquinare meno», afferma Carlo Caputo
Parco dell’Etna: tramonta l’ipotesi dei bus navetta? Chiesta la revoca del progetto da parte dei Comuni
«Gli uffici del Parco hanno ritenuto che per la tipologia di percorso e di mezzi il progetto non avrebbe avuto un impatto ambientale. Vedremo la tipologia di prescrizioni che darà il dipartimento Territorio e ambiente e poi valuteremo». A parlare a MerdioNews è Carlo Caputo. Il presidente del Parco dell’Etna commenta così la richiesta di revoca arrivata dall’assessorato Territorio e Ambiente sull’autorizzazione rilasciata lo scorso ottobre a Bronte e Maletto di istituire dei percorsi turistici con bus navetta ibridi su Piano dei Grilli e sciara di Roccazzo Bandiera, territori di competenza dei due Comuni. L’iniziativa, però, non ha mancato di scatenare le critiche delle tante sigle ambientaliste che hanno fatto notare come quella zona di grande rilevanza naturalistica doveva essere tutelata. E che, quindi, il passaggio giornaliero di bus e navette avrebbe potuto compromettere pesantemente l’ecosistema di quella parte di vulcano. Dalle critiche, gli attivisti passarono ai fatti rivolgendosi al Tar.
L’ultimo capitolo della vicenda si è consumato nelle scorse settimane, quando, dopo l’interrogazione della deputata del Movimento cinque stelle all’Ars Gianina Ciancio, il dipartimento Territorio Ambiente si è rivolto al Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale, a cui spetta il parere sull’accesso e transito di veicoli a motore in aree e parchi protetti. Il Consiglio ha fatto notare che il circuito su cui dovrebbero transitare i mezzi passa a pochi metri dall’insediamento di specie animali. Inoltre ha sottolineato come sull’Etna sia vietato introdurre veicoli che non siano di sorveglianza o di servizio. Ed è sempre il Consiglio che ha contestato la mancata richiesta del parere preventivo da parte del Parco dell’Etna: per queste motivazioni – come riportano i documenti – lo scorso 22 dicembre ha chiesto al dipartimento la revoca delle autorizzazioni.
«Una norma vieta esplicitamente l’introduzione in zona A, quella di riserva integrale, di veicoli motorizzati, ad eccezione di quelli autorizzati per motivi di servizio o di sorveglianza vulcanica – sottolinea la deputata catanese del M5s – Criticità sottolineate dall’ufficio competente del dipartimento Territorio e Ambiente, che ha inoltre evidenziato la mancata richiesta del parere preventivo, da parte del Parco, al Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale, per le opportune valutazioni. Ci auguriamo – conclude Ciancio – che simili iniziative temerarie non vengano più intraprese con tale leggerezza e che, in futuro, si ascoltino i territori che da tempo denunciavano la pericolosità per l’ambiente di un progetto simile»
Alle parole di Ciancio arriva la replica di Caputo. «La deputata dice che non si ascoltano i territori – risponde il presidente del parco dell’Etna – Noi invece avevamo dato questa autorizzazione proprio perché abbiamo ascoltato le voci di quei due Comuni che hanno competenza su quel territorio. Non ho visto ancora l’atto del dipartimento regionale, vedremo il da farsi. Tuttavia l’iniziativa voleva diminuire l’impatto sul territorio. Abbiamo fotografie in cui giornalmente quelle strade vengono invase anche da 40 automobili – osserva Caputo – In questo modo avremmo avuto soltanto due mezzi, in sentieri che per altro esistono già».