«Formare chi vive questa città per partecipare in modo effettivo e incisivo alla vita pubblica»: questo è il compito che attende i curatori del progetto rivolto agli under 30 catanesi. A loro sono dedicati cinque workshop tematici, chiamati civic training, dedicati all'ecologia, alla mobilità, ai servizi sociali, all'amministrazione. E agli strumenti di partecipazione popolare, come referendum e petizioni, il cui uso verrà simulato nel corso degli incontri. Per poi raccogliere le soluzioni e condividerle sul web
Giovani e società, nasce Catania Source Obiettivo: «Conoscere e usare i propri diritti»
L’autobus che non passa mai, quel rifiuto speciale ancora sotto casa, e l’aiuola accanto perennemente piena di rifiuti. Eppure, per risolvere questi e tanti comuni problemi di ogni giorno a Catania, basterebbe solo essere dei cittadini ben organizzati. O, almeno, questo è quello che sostengono i promotori di Catania Source, progetto rivolto agli under 30 etnei. Che ogni due lunedì, dal 14 ottobre al 9 dicembre, sempre alle 18 e sempre all’interno del centro Zo di piazzale Asia, organizzeranno una serie di cinque civic training. Sono allenamenti per cittadini, workshop tematici, dedicati rispettivamente alla partecipazione alla vita pubblica e ai suoi strumenti, all’ecologia, alla mobilità, ai servizi sociali e all’amministrazione. Di quanto emerso nei giorni di lavoro con i giovani, che possono prenotarsi gratuitamente online, tenteranno poi, nel corso del 2014, di fare una raccolta sul web, accessibile tramite open data.
«Vogliamo creare un patrimonio di conoscenze, aperto ai nuovi contributi, gratuito e condiviso sul web, per arrivare ad agire sul codice sorgente della città di Catania». A spiegarlo a CTzen è Mirko Viola, ventiseienne ideatore e coordinatore del progetto, già ben noto nel mondo della società civile catanese in quanto attivissimo membro dell’associazione Cittàinsieme. E che invita i giovani, che siano studenti, lavoratori o disoccupati, a «non cadere nella facile tentazione di rassegnarsi. Penso che ci hanno abituato a pensare che non si può fare nulla per cambiare le cose – prosegue Viola – Per fortuna esistono strumenti concreti per risolvere i problemi, come gli istituti di partecipazione popolare presenti nello statuto comunale». Sono i diritti di istanza, di udienza, di petizione e di referendum, che ogni catanese può utilizzare ormai da tre anni, ovvero da quando il consiglio comunale ne approvò il regolamento attuativo. «Il problema è che non li conosce nessuno», afferma sicuro Viola. Che, attraverso i workshop, vuole raggiungere un risultato ambizioso: «Formare un numero rilevante di giovani in questa città a utilizzare questi strumenti per partecipare in modo effettivo e incisivo alla vita pubblica».
Il calendario dei civic training, i workshop di Catania SourceIn concreto, significa che i ragazzi nel corso dei workshop presenteranno delle proposte secondo le regole del regolamento. Basandosi su quanto spiegato in un primo momento didattico da un esperto della tematica del giorno, verranno poi guidati in una seconda parte pratica attraverso tecniche di facilitazione a raggiungere risultati concreti, tramite il confronto con gli altri. A curare questa seconda parte operativa, gli esperti di The Hub Sicilia, che con Zoreload a Catania offre uno spazio di co-working, e funziona come businness accelerator. A spiegare come è nata questa collaborazione, è Viviana Cannizzo: «L’obiettivo di The Hub, in tutto il mondo, è quello di agevolare progetti che abbiano impatto sul territorio offrendo competenze, e spazi adeguati alla collaborazione e al knowledge sharing. Ed è per questo – continua Cannizzo – che abbiamo deciso di mettere tutto a disposizione di questo progetto le tecniche di facilitazione che più usiamo: si chiamano open space technology e world café». Secondo quanto spiegato dall’esperta, partendo dal problema concreto, con l’aiuto del confronto tra i partecipanti si arriverà a una idea più definita, che comprenda i diversi punti di vista derivati dalle diverse competenze delle persone che lavorano in gruppo. «Sono modi diversi e più stimolanti del classico brain storming. Perché obbiettivo prioritario di questa iniziativa è quello di essere quanto più interattivi possibili, filtrando i problemi attraverso una attenta analisi di lavoro», conclude Cannizzo.
Un concetto base è però quello di informazione condivisa e aperta, al quale si ricollega il nome stesso dell’iniziativa, finanziata dalla Comunità europea tramite il programma Gioventù in azione. E persino la sua mascotte, un elefantino di nome Liotrux, disegnato partendo da Tux, pinguino simbolo di Linux e del mondo open source. Già protagonista, nella pagina Facebook del progetto, di un fotomontaggio a tema sulla crisi di governo: «Ci vuole un vero cambio di passo», recita l’elefantino facendo le veci di Enrico Letta.