Silvia Castro dal capoluogo etneo si è trasferita a Firenze per realizzare il suo sogno di essere una animatrice di disegni. «Non ho dato retta a chi mi scoraggiava», racconta a MeridioNews spiegando il suo lavoro in cui ha messo insieme le passioni dei suoi fratelli
La catanese 25enne che ha dato vita a Topo Gigio «Realizzare cartoni animati è un po’ come recitare»
È un’animatrice vulcanica Silvia Castro, la 25enne catanese che si è trasferita a Firenze (in Toscana) dove il suo lavoro è diventato dare vita ai personaggi dei cartoni animati. «Bisogna investire nei propri sogni, senza dare retta a chi ci scoraggia», afferma entusiasta della sua professione a Meridionews. Nata e cresciuta a Catania, Castro si rende conto presto dei suoi desideri lavorativi, che fondono le passioni dei due fratelli maggiori: il cinema e il disegno. «Sono stata fortunata – racconta l’animatrice – a comprendere già da adolescente cosa volessi fare. Così, dopo il liceo, sono andata subito alla ricerca di una scuola professionale che mi offrisse un corso specifico in cinema di animazione. Per questo motivo, mi sono trasferita a Firenze e mi sono diplomata alla Nemo Accademy. Qui, vincendo una borsa di studio, ho avuto la possibilità di partecipare alla realizzazione di un cortometraggio animato, il cui direttore e tutor aveva lavorato per la Disney».
Conclusi gli studi sull’animazione in forma sia cartacea che digitale, la giovane ha iniziato a lavorare per lo studio fiorentino Doghead, che opera attraverso la tecnica cut-out o puppet animation, «che consiste – spiega Castro – nell’inserire un sistema di curve sugli assi cartesiani x e y per collegare la posizione di un personaggio a quella successiva, facendolo passare, per esempio, da seduto ad alzato». In pratica, «gli animatori siamo coloro che fanno vivere i personaggi con i frame, basandoci sulla sceneggiatura e sullo storyboard consegnati dal committente». Così lei, insieme ai suoi colleghi, hanno fatto per realizzare gli episodi del topolino più famoso d’Italia, Topo Gigio.
«Siamo come una catena di montaggio, dove ciascun operaio dà il suo umile ma prezioso contributo. Durante la pandemia non ci siamo mai fermati – aggiunge la 25enne – anzi le iscrizioni alle piattaforme digitali che consentono di vedere cartoni animati digitali sono aumentate. Il nostro è un settore in espansione, che offre buone opportunità, soprattutto se si è disposti a lasciare la propria casa e a trasferirsi dove questa realtà lavorativa esiste». Coraggio e determinazione che alla giovane catanese non sono mancati: «All’inizio mi scoraggiavano tutti. Ho dovuto promettere ai miei genitori che avrei frequentato anche l’università per garantirmi, in alternativa, un posto da insegnante».
Promessa che la giovane ha dovuto tradire subito, «perché non mi rispecchiava ma soprattutto toglieva troppo tempo ai miei studi. Fare animazione – racconta ancora – è un lavoro bellissimo: significa imparare la meccanica dei movimenti dei personaggi, rispettare e mantenere le loro proporzioni, decidere quali espressioni fargli fare, dando loro la connotazione finale: insomma, farli recitare. Noi stessi facciamo dei piccoli corsi di recitazione durante gli studi. L’animazione – conclude Castro – non è altro che una via di mezzo tra la recitazione e il disegno».