A MeridioNews il docente di Unict Stefano La Malfa illustra il progetto che ha permesso di avere tutti i dati genetici dell'albero da frutto. Fondamentale anche l'apporto degli studiosi cinesi. «Molte conoscenze provengono proprio da questo scambio», dice
L’università sequenzia il genoma del limone siciliano «Passo avanti per combattere le malattie della pianta»
Un altro passo avanti per la scienza. Utile a fornire un grande apporto a tutti gli agricoltori della Sicilia e non solo. È il risultato raggiunto dall‘università di Catania e dalla Fondazione Edmun Mach di San Michele dell’Adige, in Trentino. Il sodalizio tra le due realtà ha permesso di sequenziare il genoma del limone: ovvero isolare il Dna della pianta e potere avere a disposizione tutti i dati genetici. Il progetto ambizioso ha visto anche la collaborazione del Crea-Ofav (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia Agraria) di Acireale e l’interessamento dell’Hunan Agricoltural University, che ha sede in Cina. Lo studio che vede capofila l’università siciliana – già pubblicato sulla rivista internazionale Tree Genetics and Genomes – adesso sarà a disposizione di tutta la comunità scientifica.
«La Fondazione Edmun Mach ha una grande esperienza delle tecniche di sequenziamento, mentre noi dell’università di Catania abbiamo un’approfondita conoscenza, anche genetica, del germoplasma agrumicolo, ovvero di tutte le specie e varietà di agrumi». A illustrare il progetto a MeridioNews è Stefano La Malfa, docente di Arboricoltura generale e Coltivazioni arboree al dipartimento Agricoltura Alimentazione Ambiente di Unict. Una collaborazione tra diverse realtà, dove anche la presenza della Cina diventa importante. «Questi studi hanno un’importanza che va oltre i confini del nostro territorio – spiega La Malfa – In questo senso, la presenza della Cina non è occasionale, visto che è la patria di tutti gli agrumi e ha già collaborato altre volte: molte conoscenze che abbiamo provengono proprio da questo scambio internazionale».
La scelta sulla tipologia della pianta di limone da cui isolare il genoma si è incentrata sul Femminello siracusano, varietà maggiormente presente in Sicilia e dalle ottime caratteristiche agronomiche. «Questo studio ha degli importanti caratteri di tipo applicativo – prosegue il docente – Con l’ottenimento del genoma possiamo decifrare con precisione il codice genetico e, dunque, individuare i geni responsabili dei caratteri di resistenza rispetto ad alcune malattie per cui prima non c’era rimedio. Una patologia molto diffusa, per esempio, è il malsecco, contro cui fino a oggi non si conoscono soluzioni. Adesso, avendo il genoma a disposizione, potremo individuare dei tratti di Dna che possono essere responsabili della resistenza o della suscettibilità della pianta».
Parallelamente al sequenziamento del genoma, infatti, è stato abbinato uno studio incrociato tra le varietà di limone più sensibili e tolleranti alla malattia del malsecco. «Grazie alla collaborazione con i ricercatori del Crea – Ofa di Acireale, abbiamo costituito una vasta popolazione di piante, degli ibridi, sulle quali abbiamo studiato questo e altri caratteri in maniera accurata – aggiunge La Malfa – Ci occupiamo del malsecco da anni. Adesso, con questo potente strumento di conoscenza e la disponibilità del materiale biologico formato da varietà e ibridi di limone appositamente costituiti, abbiamo la possibilità di capire l’interazione tra la malattia e la pianta. In futuro – conclude il docente – tutto questo ci consentirà di ottenere nuove varietà migliorate in tempi più brevi e in maniera più efficiente».
Il sequenziamento del genoma del limone, oltre a essere un grande risultato per la ricerca, viene guardato con soddisfazione anche dal Distretto degli agrumi di Sicilia, che riunisce gli enti e le imprese associate della filiera agrumicola siciliana. L’Isola, che vanta tre varietà di limoni con denominazione di qualità – limone di Siracusa, limone interdonato di Messina e il limone dell’Etna – tutti e tre con marchio di indicazione geografica protetta, grazie a questi studi scientifici ha l’opportunità di migliorare ulteriormente la sua produzione. «Questi studi sono importanti – afferma la presidente del Distretto siciliano Federica Argentati – Perché da essi potremmo avere delle novità in campo agronomico: oltre a combattere il malsecco, il miglioramento genetico può rendere resistente la pianta alla gelate oppure indicarci nuove varietà: è la dimostrazione di come la ricerca scientifica sia fondamentale per le attività produttive e per l’agricoltura. Per andare incontro ai problemi delle attività c‘è bisogno di progresso, tecnologia e innovazione: queste però non possono esserci senza competenze specifiche. Spesso si pensa ancora che l’agricoltura non abbia bisogno della scienza, ma questi risultati dimostrano che così non è».