Continua il processo per l'omicidio del parà siracusano, trovato morto nell'agosto del 1999 all'interno della caserma Gamerra di Pisa. Nell'udienza di oggi ha preso parola anche il legale che difende l'allora aiutante maggiore accusato di favoreggiamento
Caso Scieri, le tesi degli avvocati difensori degli imputati Per l’ex caporale Panella chiesto il non luogo a procedere
Non luogo a procedere. È stata questa la richiesta avanzata, durante l’udienza di stamattina, dal legale dell’ex caporale Alessandro Panella, uno degli imputati per l’omicidio volontario aggravato del siracusano Emanuele Scieri. Il parà ucciso il 13 agosto del 1999 all’interno della caserma Gamerra di Pisa e trovato cadavere, tre giorni dopo, ai piedi della torretta di asciugatura dei paracadute. Il 42enne originario di Cerveteri, all’inizio era finito ai arresti domiciliari.
Una misura che si era resa necessaria tenendo conto della prenotazione di un volo per tornare a Chicago (in California) dove viveva da molti anni e lavorava come interprete. «Se stavolta riescono a incastrarmi, mi sa che ci muoio in carcere», era stata una delle frasi intercettate durante le indagini. A maggio, Panella – che oggi non era presente in aula – ha revocato l’incarico agli avvocati Marco Meoli e Tiziana Mannocci e adesso è difeso da Andrea Cariello, un legale nominato d’ufficio per il procedimento con rito ordinario.
Lo stesso scelto anche dall’imputato Luigi Zabara. Il 43enne nato in Belgio e residente a Castro dei Volsci (nel Frusinate) che è anche l’autore del libro Coscienza di piombo. Un romanzo in cui centrale è il tema del rimorso. «I protagonisti commetteranno degli errori irreversibili. Come si può continuare a vivere la propria vita in maniera normale – si chiede l’autore – dopo aver commesso il più tremendo degli sbagli?». Nell’udienza di questa mattina al tribunale di Pisa, il suo avvocato Andrea Di Giuliomaria ha fatto una ricostruzione in cui ha separato in due momenti quanto avvenuto quella notte all’interno della caserma Gamerra. La tesi difensiva è che se anche Zagara avesse partecipato a una prima fase con atti di nonnismo (svestizione, pompate) non avrebbe preso al «momento imprevedibile» che ha provocato la morte. Per l’ex caporale Andrea Antico, che è ancora in servizio nell’esercito, la procura ha già chiesto la condanna a 18 anni di reclusione.
La parola è poi passata all’avvocata Barbara Druda che difende Salvatore Romondia, l’ex ufficiale in congedo della Folgore accusato di favoreggiamento, insieme all’ex generale Enrico Celentano. Per entrambi la procura ha già chiesto una condanna a quattro anni di carcere. In particolare, all’allora aiutante maggiore viene contestata una telefonata che quella notte è partita dal suo interno. Secondo gli inquirenti, quella conversazione con Panella sarebbe servita a progettare una possibile strategia difensiva per le indagini sulla morte dell’allievo paracadutista che sarebbero partite di lì a poco. Stando alla tesi difensiva della sua legale, se anche fosse stata fatta, quella chiamata avrebbe avuto ragioni di servizio.