Si è aperta la conferenza di servizi per la dichiarazione di pubblica utilità sulle aree che dovrebbero essere attraversate dall'autostrada. Sulle provinciali si attende invece ancora il commissario. L'ex ministra: «Basta bracci di ferro»
Catania-Ragusa, passi avanti verso il progetto esecutivo Musumeci dà mandato ad Anas di occuparsi degli espropri
«Il progetto esecutivo è pronto, si lavora agli ultimi adempimenti relativi alle prescrizioni del ministero». A confermare i passi avanti nell’iter riguardante la Catania-Ragusa è il sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri. L’estate siciliana potrebbe concludersi con un importante risultato in quella che, guardando agli ultimi decenni, verrebbe da definire un’impresa. Alla redazione dell’ultimo livello di progettazione del collegamento tra lo svincolo della statale 514 di Chiaramonte con la statale 115 e lo svincolo Ragusana da oltre nove mesi stanno lavorando dalla fine dello scorso anno sei studi di ingegneria, guidati dalla società Sintagma, e potrebbe presto completare il proprio sviluppo per poi iniziare a pensare alle gare d’appalto.
La storia dell’autostrada – attesa da decenni dalle popolazioni di tre province, anche nell’ottica di aumentare la sicurezza su un’arteria in cui gli incidenti mortali non sono stati pochi – affonda le radici nel tempo. E, come spesso accade nelle vicende isolane, specialmente quando si parla di infrastrutture, si è trasformata nell’ennesimo Godot. Il personaggio ideato dal drammaturgo Samuel Beckett, che viene atteso ma non arriva mai. La situazione, tuttavia, si è sbloccata l’anno scorso quando il governo nazionale, dopo qualche tentennamento, ha deciso di acquistare il progetto definitivo dalla Sarc; la società di proprietà della famiglia Bonsignore che era precedentemente concessionaria ma la cui volontà di portare a compimento l’impegno si è arenata. Per tornare in possesso della possibilità di costruire in proprio l’autostrada, lo Stato ha sborsato circa 40 milioni di euro, a cui se ne dovranno aggiungere oltre 700 per l’esecuzione dei lavori.
A occuparsene sarà Anas, che fungerà da braccio operativo di Nello Musumeci, individuato la scorsa primavera come commissario straordinario per velocizzare l’iter realizzativo. Una nomina che ha fatto discutere considerato che il presidente della Regione è l’unico politico tra i 29 commissari scelti da Roma. Un profilo non tecnico che ha portato il ministero delle Infrastrutture ad affiancargli, nelle vesti di sub-commissario, Raffaele Celia, il numero uno di Anas in Sicilia. «Una nomina figlia di accordi precedenti e che è stata fatta per avere la pace in famiglia, perché altrimenti non avremmo sbloccato la Ragusana e sinceramente io ero disponibile anche a mettere nella delibera che ero bionda pur di risolvere questa vicenda», ha detto nei giorni scorsi l’ex ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli intervenendo alla Festa dell’Unità a Marina di Ragusa.
Proprio sul fronte della gestione commissariale di recente si è registrata l’inizio della conferenza di servizi, convocata proprio da Musumeci per il 20 agosto, che dovrà occuparsi di ragionare sulle eventuali varianti puntuali al progetto esecutivo. In ballo c’è anche il capitolo dell’apposizione del vincolo di esproprio e in concomitanza la dichiarazione di pubblica utilità per le aree che dovranno ospitare la settantina di chilometri previsti nel progetto. A occuparsi degli espropri lungo i quattro lotti in cui è stata suddivisa l’opera – la metà rispetto alla versione immaginata dalla Sarc – sarà Anas, che proprio nelle settimane scorse ha pubblicato l’elenco dei terreni interessati. I comuni interessati sono Carlentini, Lentini e Francofonte, in provincia di Siracusa; Licodia Eubea e Vizzini, in provincia di Catania, mentre nel Ragusano gli espropri ricadranno nei territori di Chiaramonte Gulfi e Ragusa. Nella maggior parte dei casi si tratta di campi seminativi o che ospitano agrumeti di proprietà di privati, ma rientrano nell’elenco anche aree demaniali e degli enti locali. Il progetto, infine, interessa anche un ettaro e mezzo di proprietà della Giap, la società di prodotti petroliferi di proprietà del gruppo Minardo.
Sul fronte delle strade e dell’impegno dello Stato in Sicilia resta ancora aperto il capitolo riguardante le provinciali e la decisione di affidare a un altro commissario la gestione dei fondi per la manutenzione straordinaria. Un’altra storia, questa, che si trascina da quasi due anni e mezzo, e che finora – complice anche i cambi di governo a Roma – non ha portato all’individuazione di un nome. «Per la riqualificazione della viabilità secondaria, ministero e Regione hanno concordato di cofinanziare una serie di interventi, da affidare non alle ex Province (prive di personale tecnico) ma a un commissario straordinario nominato d’intesa tra Roma e Palermo», si legge in una nota della Regione relativa a un incontro tra Musumeci, l’assessore regionale Marco Falcone e il ministro Giovannini, avvenuto nella Capitale a metà luglio. «I commissari sono tecnici, non possiamo mettere queste cose in mano a persone interessate a gestire il consenso territoriale – ha detto l’ex ministra De Micheli in merito alle lungaggini degli ultimi anni -. Le strade provinciali siciliane gridano vendetta, finora c’è stato soltanto un braccio di ferro esclusivamente politico. A Musumeci bisogna dire che deve scegliere tra gli affari suoi o i siciliani. E per darla vinta ai siciliani serve mettere qualcuno che, le strade, le sa fare e le fa su mandato del governo nazionale».