L'indagine dei militari ha portato all'emissione di undici misure cautelari da parte del giudice per le indagini preliminari di Palermo. Monitorata anche la permanenza di un emissario della famiglia Gambino, giunto dagli Stati Uniti e accolto a Mondello con la cocaina
Cosa nostra, blitz dei carabinieri contro cosca di Torretta Nell’indagine i ripetuti contatti con la mafia newyorchese
Nove persone in carcere, una ai domiciliari e un’altra sottoposto a obbligo di dimora. Sono i numeri del blitz compiuto dai carabinieri del comando provinciale di Palermo, su disposizione del gip del locale tribunale, nei confronti della cosca di Torretta, gruppo mafioso ritenuto inserito nel mandamento di Passo di Rigano. I magistrati della Dda contestano a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, detenzione di stupefacenti, favoreggiamento personale e tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.
Il piccolo borgo di Torretta storicamente rappresenta un punto di collegamento tra Cosa nostra siciliana e la mafia newyorkese, con un ruolo di protagonista nel passato per quanto riguarda il rientro in Sicilia dei mafiosi scappati dalla furia dei corleonesi. Nonostante si tratti di una piccola realtà, nel corso delle indagini sono emerse frizioni tra gli affiliati. Destinatari delle misure sono Giuseppe Di Maggio, figlio dell’ex capo della famiglia, Ignazio Antonino Mannino e Calogero Badalamenti, entrambi ritenuti persone di fiducia di Di Maggio. Misura cautelare anche per Lorenzo Di Maggio, scarcerato nel 2017 e sottoposto da allora all’obbligo di dimora nel comune di Carini; Calogero Caruso e il nipote Filippo Gambino; Calogero Christian Zito, affiliato con collegamenti diretti negli Stati Uniti.
Nell’indagine sono coinvolti anche due imprenditori edili, i fratelli Puglisi, ritenuti pienamente inseriti nelle dinamiche criminali. Il lavoro degli investigatori ha anche inquadrato le tensioni che hanno accompagnato l’omicidio di Frank Calì, boss apicale della famiglia newyorkese dei Gambino e fatto luce sui tentativi di infiltrazione nell’amministrazione comunale, poi commissariata a partire dall’agosto del 2019. Nell’inchiesta è finito anche il viaggio a Palermo di un emissario della mafia statunitense, prelevato dall’aeroporto e portato in una villa a Mondello, dove sono stati accolti con alcuni grammi di cocaina in segno di benvenuto. Durante la permanenza nell’isola l’emissario partecipò a un summit.