L'edificio seicentesco sito nel territorio del paese etneo, antica residenza del principe Di Giovanni e oggi di proprietà del Comune, «da decenni versa in uno stato di totale abbandono e depauperamento, così come quello che doveva essere il suo bellissimo giardino oggi un deserto di sterpaglia e rifiuti», preda di ladri, vandali e incendi frequenti. A denunciarlo un lettore, Alfio Lisi, a dimostrazione della «poca attenzione, se si vuole essere eufemistici, che riservano le istituzioni preposte ai nostri monumenti», lamenta. Guarda le foto
Trecastagni, palazzo del ‘600 abbandonato Un cittadino: «Da monumento a relitto»
E o non è un monumento? O meglio: da monumento seicentesco a relitto del terzo millennio? Mi riferisco allantico Palazzo di Trecastagni – esempio straordinario di architettura – residenza ordinaria del principe Domenico I Di Giovanni, che da decenni versa in uno stato visibile di totale abbandono e depauperamento, così come quello che doveva essere il suo bellissimo giardino oggi un deserto di sterpaglia e rifiuti. Ennesimo esempio dimostrativo della poca attenzione, se si vuole essere eufemistici, che riservano le istituzioni preposte ai nostri monumenti.
Ledifico in questione è uno dei monumenti più belli e più importanti del Comune di Trecastagni acquistato dallo stesso alla fine del 900 è stato di fatto lasciato depauperare e spogliato di gran parte del decoro architettonico interno ed esterno, anche in quanto più che facilmente accessibile. Per più di una volta durante i mesi estivi le sterpaglie secche non eliminate dal Comune sono state date alle fiamme dai vandali di turno bruciando gli ultimi alberi esistenti nel parco e danneggiando la struttura fino ad inoltrarsi allinterno tramite i balconi e le finestre in quanto da sempre (a mia memoria) sprovviste di infissi come lo stesso portone principale, anche questi scomparsi nel nulla. Lo stesso edificio pare sia rimasto per anni quasi del tutto sprovvisto di tetto, rifatto solo da pochi anni.
Tutto ciò fa facilmente pensare ai danni in parte irreversibili che ha dovuto subire tale magnifica struttura con buona pace di tutti quegli amministratori (e della stessa Sovrintendenza che ancora una volta dà limpressione di sconoscere i monumenti di sua competenza) che si sono susseguiti nel tempo e che poco o nulla hanno fatto per salvaguardare realmente tale bene storico e per renderlo accessibile. Struttura che avrebbe già da anni, e se le cose fossero andate come in un altro paese normale, essere visitabile come tale oltre ad essere un sito museale. Un altro esempio di ottusità (per restare a Trecastagni dove non esiste un museo) è lex monastero francescano ristrutturato con fondi europei per continuare ad essere un museo darte contemporanea e poi invece rimanere chiuso da oltre un decennio.
Due monumenti che da tempo potevano trasformarsi in un traino a beneficio della cittadina etnea verso un potenziale turismo culturale che invece si fa di tutto per negare. Sarà forse solo risibile ignoranza e incompetenza, già ingiustificabile, o dietro tali comportamenti “distruttivi” di coloro che dovrebbero per il loro ruolo istituzionale conservare e proteggere i nostri beni culturali vi è ben altro? «Ai posteri, lardua sentenza!». Ma quei “posteri” non siamo noi, oggi?!
Alfio Lisi
Catania