«Si prendono i fondi e li usano». Così parlava il pentito Vito Galatolo. Un business fiorente che aveva aperto ai figli del boss Stefano le porte del jet set meneghino, anche grazie a una rete di gioiellerie e compro oro compiacenti che ripulivano il denaro a Palermo
I soldi del clan dell’Acquasanta trasformati in orologi L’altra vita dei Fontana a Milano, tra calciatori e vip
Beni di lusso, gioielli e soprattutto orologi. Il business dei Fontana era già noto nel 2019, quando un’operazione congiunta tra polizia e guardia di finanza aveva messo le mani su un buon numero di preziosi trovati a casa di Gaetano Fontana, oggi collaboratore di giustizia. Beni per un valore di svariate migliaia di euro che tuttavia erano solo la punta dell’iceberg del giro d’affari gestito dai figli del boss storico dell’Acquasanta. Un business che aveva la sua sede operativa a Milano, ma che aveva salde le radici a Palermo. Da anni gli inquirenti cercano il tesoro dei Fontana, frutto di anni di dominio sulla borgata marinara e sull’Arenella da parte di quella che era una delle famiglie più potenti del mandamento di Resuttana.
Un tesoro di cui gli eredi di Stefano Fontana hanno sempre negato l’esistenza, ma che nei fatti, si è rivelato il motore capace di muovere il giro d’affari che ruotava attorno agli orologi di lusso venduti a vip e calciatori e che aveva consentito ai palermitani Fontana di essere conosciuti e apprezzati in buona parte del jet set meneghino. Il primo a instradare gli investigatori sulla via dell’oro è stato Vito Galatolo, un altro pentito eccellente. «A Milano hanno una gioielleria non so a chi intestata, ma gestiscono una gioielleria tutti e tre i fratelli – raccontava Galatolo ai magistrati nel 2014 – si gestiscono la gioielleria a Milano, gestiscono … ma sempre come lavori illeciti, cose diverse». E ancora: «È una cassa unica quella personale che c’hanno loro, vendono sempre a brillanti, orologi di 500mila euro comprano … e ce li hanno conservati. Mi spiego? Loro fanno l’affare … 100 mila euro, lo prendono, non è che dice “li metti tuo li metto io”, si prendono i fondi e li usano».
Per usare le parole dei magistrati: «Giovanni Fontana acquista a scopo speculativo orologi di lusso con denaro sporco, cedendoli poi al gioielliere di turno compiacente (o a un privato acquirente) dal quale ottiene la successiva monetizzazione dell’investimento – con denaro contante incassato anche in più tranche – traendo così profitto dall’attività di compravendita in cui investe consistenti quote dei proventi illeciti incassati dalla famiglia». Un lavoro che sarebbe stato impossibile senza l’aiuto di una rete di gioiellerie e compro oro compiacenti proprio a Palermo: uomini fidati che pare abbiano preso i soldi sporchi proveniente dai proventi del clan per sostituirlo con altro pulito, nel più tradizionale degli schemi del riciclaggio.
Proprio Giovanni Fontana sarebbe stato figura cardine del business, con la sua pagina Instagram utilizzata come vetrina su cui presentare orologi dal valore e dal prezzo esorbitante. «Lo sa anche lui che gli orologi più belli li ho io» scriveva Fontana commentando scherzosamente un video postato in cui riprendeva Papa Francesco che passava con la Papamobile in piazza Duomo a Milano. E lo sapevano anche diversi calciatori, tra cui anche due ex campioni del Milan, entrambi coinvolti in compravendite con Giovanni Fontana ma non indagati. Il primo perché aveva bisogno di vendere un orologio per risolvere un problema con la banca, il secondo invece coinvolto nell’acquisto da un orologio da mezzo milione di euro.
Un orologio di cui Fontana ammette di avere anche una copia falsa da cinquemila euro identica all’originale, ma che non ha alcuna intenzione di vendere al calciatore «Domani se vuoi io te lo porto, che tanto le cose
rimangono tra me e te. Tu lo sai… ti passo ste confidenze… io ne ho uno in
mano qua … quadrante pagato 5mila euro, falso e uguale a quello vero! Fatto in America … perché io ti devo vendere una cosa e tu domani mi devi dire
a me: “mi hai truffato!” No, noi dobbiamo litigare per il prezzo mai per la
qualità delle cose». L’ex Milan allora chiede a Fontana il prezzo dell’originale e si sente rispondere: «Io l’ho pagato … tra permute e
cose l’ho pagato… 440... ma a me mi costa 400 con le
permute perché ho guadagnato bene nelle permute», ma dice anche che al calciatore è disposto, dopo averglielo fatto vedere, per «43, 43 e mezzo», ovvero
430 435mila euro. Un affare che va in porto per la gioia di entrambi, anche del calciatore, che su uno dei suoi profili social ha pubblicato una foto con il nuovo acquisto ringraziando Fontana, con tanto di tag.