A Palermo consulenza lampo per i rapporti con le società aeroportuali, con tanto di conflitto d'interesse. A Catania diventa delegato per lo sport e la cultura. «Scelte tecniche», dice. Il suo bacino elettorale è finito nell'inchiesta sulla setta del padre
Il ritorno sulla scena politica di Daniele Capuana Nel giro di un mese incarichi da Falcone e Pogliese
Incarichi a destra e… un po’ più a destra. Il 2021 per Daniele Capuana è iniziato all’insegna della fiducia. Quella che gli hanno accordato, nel giro di 35 giorni, prima l’assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti Marco Falcone e poi, nelle vesti di sindaco della Città metropolitana di Catania, Salvo Pogliese. Quarantasei anni e un passato da assessore alla fu Provincia etnea con Raffaele Lombardo e Giuseppe Castiglione, Capuana ha stipulato nel primo caso una consulenza in materia di rapporti con le società che gestiscono i porti e gli aeroporti siciliani, mentre nella seconda circostanza ha ricevuto il mandato di curare le attività in materia di sport, cultura e turismo della Città metropolitana. Un parziale ritorno al passato ma anche una sfida al Covid, verrebbe da dire.
Le due collaborazioni, tuttavia, non si sovrapporranno per il semplice fatto che quella ottenuta in quota Forza Italia si è già chiusa. Il decreto firmato da Falcone prevedeva, infatti, una consulenza limitata a febbraio. Di fatto, meno di un mese. «Cosa sono riuscito a fare in questi 28 giorni? Chiedetelo all’assessorato a cui ho presentato una relazione», dichiara il diretto interessato contattato telefonicamente da MeridioNews. Quello che è certo è che la paga è stata rispettosa dell’era della spending review: 600 euro, più spese di viaggio e permanenze fuori sede. A creare qualche imbarazzo, poi gestito con la richiesta di messa in aspettativa, è stato il rapporto di lavoro che Capuana ha con Sac, la società che gestisce lo scalo di Fontanarossa a Catania. Oltre a essere dipendente, Capuana ha una causa in corso per presunto mobbing, con tanto di denuncia penale – a cui è seguita la richiesta di archiviazione da parte della procura – nei confronti dell’amministratore delegato Nico Torrisi. «Sono cose diverse che nulla hanno a che vedere con la consulenza», taglia corto Capuana.
Con l’ex Provincia di Catania, invece, il 46enne avrà maggiore tempo a disposizione per lavorare: un anno, al costo di poco più di 2700 euro lordi al mese. «Mi occuperò di sviluppare le indicazioni che arriveranno dai vertici dell’ente. Con il sindaco ancora non ci siamo seduti a parlare», sottolinea il neo-consulente. Il decreto di Pogliese, d’altra parte, è del 3 marzo. In ogni caso per Capuana, nel cui passato c’è stato spazio sia per l’Mpa che per il Partito democratico, la politica in questa vicenda non c’entra: «Sono state scelte basate sulla mia esperienza nelle due materie», assicura. E, in effetti, in entrambi i decreti si fa riferimento al curriculum del 46enne, così come al fatto che i rapporti di lavoro sono stipulati su base fiduciaria. Con lo stesso profilo, l’anno scorso Capuana aveva partecipato alla selezione per esperto di fiducia del sindaco di Catania, ma in quel caso Pogliese aveva optato per Tuccio Tringali.
Per quanto l’ex assessore etneo ribadisca che dietro gli incarichi non ci siano logiche di posizionamento, è innegabile che il suo rapporto con il mondo della politica abbia radici profonde. Il suo nome – pur non essendo toccato in alcun modo dalle indagini – è finito anche nei verbali agli atti del processo sui presunti abusi sessuali sui minori nella comunità di Lavina, ad Aci Bonaccorsi. Alla sbarra, come principale imputato, c’è Pietro Capuana, il padre del 46enne. L’uomo, presentandosi come l’incarnazione di San Michele Arcangelo, avrebbe spinto, con il contributo di alcune collaboratrici, parecchie ragazzine ad avere rapporti sessuali. Ma in quella che per gli inquirenti sarebbe stata a tutti gli effetti una setta, non ci sarebbe stato soltanto spazio per gli abusi: la comunità sarebbe servita anche per raccogliere voti in occasioni delle elezioni. Tra i beneficiari ci sarebbero stati l’ex assessore regionale Mimmo Rotella, attualmente a processo, e appunto Daniele Capuana.
«L’apostolato consisteva nell’andare a casa di persone – ha raccontato un’ex adepta – in teoria dovevano essere credo persone che non frequentavano ancora Ia comunità, quindi era per avvicinarle, ma soprattutto era per raccogliere dei voti e, infatti, gli si portavano anche i foglietti dove c’è il nome della persona che si presenta alle elezioni». La giovane ha poi aggiunto: «Erano molto spesso persone o in difficoltà economica o comunque con qualche difficoltà in generale familiare e quindi li si aiutava spiritualmente, si faceva insieme il rosario e poi gli si parlava della comunità, di queste persone che aiutandole politicamente magari avrebbero potuto avere per loro un occhio di riguardo». Per i magistrati, attorno al santone si sarebbe mossa una rete di cinquemila persone.