Il processo di primo grado si è concluso con una pena di 9 anni. Nel mirino un imprenditore che aveva vinto un appalto da sei milioni di euro. Assolto il cognato - adesso libero - per cui la procura di Catania aveva chiesto 4 anni e 8 mesi
Mafia, condannato Mario Montagno Bozzone Telecamere ripresero la riscossione del pizzo
Nove anni per estorsione aggravata dal metodo mafioso per Mario Montagno Bozzone. Assolto «perché il fatto non costituisce reato» il cognato Salvatore Gulino, a fronte di una richiesta di condanna a 4 anni e 8 mesi. Si conclude così il processo di primo grado nato da un’inchiesta della procura di Catania con delega ai carabinieri della compagnia di Randazzo. Al centro della vicenda era finita la richiesta del due per cento di pizzo all’imprenditore di Maletto Giuseppe Capizzi. Quest’ultimo finì, secondo la ricostruzione dell’accusa, nel mirino di Montagno Bozzone dopo avere ottenuto un appalto per la riqualificazione delle casa popolari nel Comune di Bronte: valore complessivo sei milioni di euro.
Gli inquirenti organizzarono la trappola, con l’ausilio di alcune telecamere che filmarono il passaggio di denaro, dopo essere venuti a conoscenza che alcuni esponenti della criminalità organizzata locale avevano avvicinato l’imprenditore, noto per avere diversi cantieri edili sparsi in Sicilia e non solo. Convocato in caserma, dopo qualche iniziale reticenza, Capizzi aveva confermato la richiesta estorsiva. Secondo la ricostruzione della procura, con l’indagine affidata dal sostituto procuratore Andrea Bonomo, Montagno Bozzone avrebbe avvicinato l’imprenditore tramite l’aiuto del cognato Gulino, infermiere professionale con un passato da assessore.
I due si recarono in un capannone dell’imprenditore il pomeriggio del 13 luglio 2019. Gulino si sarebbe però limitato a fare da autista al cognato. Proprio quest’ultimo venne ripreso da una telecamera mentre prendeva in mano una busta, con dentro cinquemila euro in contanti. Montagno Bozzone era stato arrestato due mesi prima, dopo essere stato condannato, insieme al fratello capomafia Francesco, nel processo d’appello per l’omicidio di Giuseppe Gullotti. a 22 anni. Trascorsi appena 15 giorni dietro le sbarre l’uomo era tornato libero, come stabilito dai giudici del tribunale del Riesame.