La conferma è arrivata dai risultati del Dna che hanno mostrato una compatibilità del 99,9 per cento. Due esperte della procura, intanto, hanno confermato la totale incapacità della vittima a prestare un consenso. Verifiche in corso su altre ospiti della struttura
Stupro Oasi Troina, l’operatore è il padre del bambino «Escluso che ci sia stata una sola violenza sessuale»
Una compatibilità pari al 99,9 per cento tra il Dna del bambino che porta in grembo la ragazza di 26 anni con gravi disabilità psichiche e quello del 39enne operatore sanitario L.A., accusato di averla stuprata all’interno dell’Oasi di Troina. Questo risultato conferma che l’indagato è il padre del bambino e «rafforza l’ipotesi che abbia reiterato nel tempo il reato di violenza sessuale», spiegano dalla procura dopo che gli investigatori della polizia hanno interpellato diversi ginecologi che hanno escluso possa essersi trattato di un unico rapporto sessuale. «Seppur possibile – sottolineano – è altamente improbabile che l’indagato abbia consumato, contro la volontà della vittima, un solo atto sessuale».
L’uomo, fermato lo scorso 7 ottobre per il reato di violenza sessuale aggravata dall’aver commesso il fatto ai danni di una donna disabile e nel momento in cui la stessa era a lui affidata, durante l’interrogatorio aveva provato a difendersi: «Non è stato uno stupro, mi ha provocato ed è accaduto solo una volta». Dichiarazioni che non collimano con i dati raccolti. Dopo l’arresto, il 39enne è stato sottoposto al prelievo salivare durante il quale ha manifestato segni di insofferenza e agitazione. Da lì a poco ha confessato prima agli investigatori e poi anche ai pubblici ministeri della procura della Repubblica di Enna Stefania Leonte e Orazio Longo. L’uomo si trova ancora in carcere.
L’episodio risale ad aprile quando la struttura era diventata uno dei principali focolai di contagi da Covid della Sicilia, tanto da essere dichiarato zona rossa. Positivi al coronavirus erano risultati prima la ragazza e poi anche l’operatore. «Non so se stupro sia la parola giusta – aveva detto Eliana Maccarrone, la legale che difende l’operatore – Il mio assistito non ha usato violenza fisica nei confronti di questa disabile che come tutti i disabili ricerca continuo affetto, anche con pulsioni sessuali». L’avvocata, oltre a mettere in dubbio che il fatto sia realmente accaduto, sembra lasciare intendere che la giovane fosse consenziente. Una ipotesi smentita categoricamente dal direttore sanitario dell’Oasi di Troina, Michelangelo Condorelli. «La ragazza è affetta da una grave disabilità psichica che non le permette di avere coscienza di sé e nemmeno di elaborare un discorso, non ha nemmeno percezione del suo stato di gravidanza».
Intanto, la procura ha incaricato due esperte – una neuropsichiatra e una psicologa – per accertare la capacità cognitiva della vittima. Le due consulenti, dopo un’accurata visita della vittima, hanno confermato la totale incapacità della ragazza a prestare qualsivoglia consenso nel consumare un rapporto sessuale, poiché la vittima riesce, con difficoltà, a rispondere ai bisogni primari. Adesso sono in corso accertamenti per verificare se l’operatore sanitario – sposato e padre di due figli – abbia avuto in affidamento altre donne della struttura, poi la procura valuterà se disporre accertamenti sanitari per verificare l’esistenza di segni di violenza sessuale ai danni di altre ospiti.